Om cjasandrin (Ta ostarie al è l'om chel ch'al
comande a cjase sô. Spes
a cjase las roubas a no son propit cussì, anzit) |
Uomo di casa |
Bepi di Tumieç al ere un om dut cjasandrin Taiut di presse e vie di corse a cjase. Une sere la cunbricule da ostarie a è rivade a incjiocâlu e a tignilu in gjangje fint a miegenot. Dut euforic al è partît par lâ a cjase cu l'idee fisse di incuadrâ la femine une volte par dutas.Tal doman lu cjatin di nûf ta l'ostarie. "E alore Bepi...cemut ese lade nossere?""Apene rivât a cjase, il prin lavôr j ài seât un toc di porton cu la motosega""E la femine ce ti àe dit?" "Tâs!...Subit dopo i sei lât tal salot e j ài spacât la television""E la femine ce ti àe dit?""Se tu vens a cjase mê tu cjatis immò la manarie inpirade ta lavatrice..." "Sì, ma la femine ce ti àe dit?""Ma...par cumò a è a Lignan cun sô fie!!!" |
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Giuseppe di Tolmezzo era un uomo tutto lavoro e casa: Un bicchiere di vino in premura e via di corsa a casa. Una sera la combriccola dell'osteria è riuscita ad ubriacarlo e a trattenerlo fino a mezzanotte. Tutto euforico è partito verso casa con l'idea fissa di sistemare una volta per tutte la moglie. L'Indomani lo trovano di nuovo nell'osteria. "E allora Giuseppe...come è andata ieri sera?". "Appena arrivato a casa, come primo lavoro, ho segato un pezzo del portone con la motosega". "E tua moglie cosa ti ha detto?""Taci... subito dopo sono andato in salotto e ho spaccato la televisione". "E tua moglie cosa ha detto?" "Se vieni a casa mia trovi ancora la scure conficcata nella lavatrice...". "Sì, ma tua moglie cosa ha detto?""Ma...per il momento è a Lignano con sua figlia!!!" |
(La cjace pal cjargnel a è un mût di jessi, pal triestin dut un'âte roube) Prime
zornade di cjace. Apene fat il patentin al partis cui libri sot il braç e a si
invie su pas monz da Cjargne. Rivât difûr di une malghe al jout une bestie. Al controle sul libri par jodi ce ch'a è. "Beco
giallo, piume nere... s'è merlo!" Al tire fûr la sclope e al
cope une gjaline. |
Cacciatore triestino (La caccia per il carnico è un modo di essere, per i triestini tutt'altra cosa) Prima giornata di caccia. Appena fatto il patentino, parte col libro sotto il braccio e si avvia verso le montagne della Carnia. Arrivato vicino ad una malga, vede uscire una bestia. Controlla sul libro per vedere cos'è: "Beco giallo, piume nere...s'è merlo!" Prende il fucile e ammazza la gallina. Va un pò avanti e vede uscire un'altra bestia dal cortile della malga. Controlla sul regolamento, "Recce longhe, pelo grigio...s'è lepre!". Prende il fucile e in quel mentre, un pò più in là, si sente una voce: "Senti zio...porta dentro l'asino altrimenti quello te lo ammazza!!" |
10 di
avril dal 1994 a Paluce
Fieste
grande pa Di Centa, tornade plene di medais dal olimpiades. |
10 aprile 1994 a Paluzza Festa per Manuela Di Centa (Le vittorie di Manuela Di Centa, hanno toccato il cuore anche del carnico più duro. Per i cittadini "de Trieste" invece solo tanta invidia) Festa grande per Manuela Di Centa, tornata carica di medaglie dalle olimpiadi. Chioschi fornitissimi, non manca proprio niente. Arrivano due triestini: "Ciò, Furio te ga vedudo sti cjargnei i ga fatto le robe in grande! Adeso li ciapemo un po in giro!" Si avvicina al chiosco e dice al padrone, un uomo carnico di quelli di una volta: "Ghe la senta bon omo, i saria così gentil de prepararme do panini col caviale?". Il carnico senza preoccuparsi più di tanto dopo un pò arriva coi panini. Il triestino non ancora contento insiste; "I saria così gentil de prepararme do panini col salmon?". Nemmeno ordinati i panini sono già pronti. Il triestino non si arrende: "Ghe la senta bon omo, i saria così gentil de prepararme do panini col dinosauro?". Il nostro carnico, un pò seccato: "Senta signore, io, per due panini non inizio a tagliare la bestia!!!" |
I nostis vecjos a ti seguissin, piç par minut, las indicazions dal lôr miedi, ma ferâju dal dut, cuan ch'a son malâz, nol è fazil. Une vecje
di novant'agn a va dal miedi. "Dotôr al è un pouc di timp ch'a mi fâs
mâl da bande dal cûr, ch'a mi deti une controlade, no vores ch'a mi vegnis un
infart". Il miedi a la visite e al dîs: "Nonute, i veis il cûr
a remengo". "E cumò dotôr?". " Ma...cumò par quindis dîs
tolei chestas pirulas e po dopo i viodarin. Tal fratimp no stait a fâ fadias e
mi racomandi no stait a fâ las scjalas".
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Le scale
posso farle? I nostri anziani seguono alla lettera le indicazioni del medico di base, ma fermarli completamente, quando sono ammalati, non è facile. Una vecchietta di novant'anni va dal dottore: "Dottore da un pò di tempo a questa parte mi fa male il cuore, mi dia una controllata, non vorrei che mi venisse un infarto". Il dottore la visita e dice: "Nonnetta, avete il cuore malato". "E adesso dottore?" "Ma...per adesso, per quindici giorni prenda queste pastiglie e, mi raccomando, stia molto calma e soprattutto non faccia le scale". Passano quindici giorni e la vecchietta torna dal medico: "Dottore, con quelle pastiglie che mi ha dato sto proprio bene". Il dottore la visita: "Certo nonnetta, siete proprio guarita... con questo cuore vivrete senz'altro sino a cento anni, potete andare..." La vecchia: "Mi scusi dottore, ma adesso posso fare le scale?" "Certo...siete guarita". "Dottore, sono proprio contenta, perchè in questi giorni mi era così scomodo andare su e giù per la grondaia!" |
Talò mont dal lavôr no simpri il sindacât al rive a dâ rispuestis as esigenzas dal operai, anzit. La rane e
il crot a stavin mateânt in tun poç. |
La rana e
il ranocchio Nel mondo del lavoro non sempre il sindacato riesce a dare risposte alle esigenze dell'operaio, anzi. La rana e il ranocchio stavano giocando in una pozzanghera. Dopo un pò la rana dice: "Guarda che io non sono una rana, in realtà sono una bella ragazza che ha ricevuto una maledizione e si è trasformata. Adesso aspetto il principe azzurro che mi baci per tornare come prima". Il ranocchio: "Confidenza per confidenza, neanche io sono un ranocchio...a dire la verità sono un povero operaio che lavora alla Seima". "Come mai sei ridotto così?" "E che ne so io...han fatto tutto i sindacati!!!" |
Il taramot das tangenz nol à sparagnade nancje la "biade" Cjargne. Un
parlamentâr meridionâl al invide jû in Sicilie un nosti parlamentâr cjargnel
par ch'al leti a cjatâlu. Chest apene rivât jû, a ti viout une vile spetacolâr
cun tant di pissine e campo di tenis e al dîs: "Dipo copari, i sei
parlamentâr ancje jo, ma tu cemût âtu potût fâti une cjase dal gjenar?" |
Sulle
tangenti Il terremoto delle tangenti non ha risparmiato neppure la "povera" Carnia. Un parlamentare meridionale invita in Sicilia un nostro parlamentare carnico. Questo, appena arrivato, vede una villa maestosa con piscina e campo di tennis e dice: "Senti compare, sono un parlamentare anch'io, ma tu come hai potuto fare una cosa del genere?" "E' ora che ti svegli anche tu...hai visto l'autostrada che passa qui vicino?Beh, doveva essere larga 18 metri e invece è solo 17 metri. Quel metro che manca son tutti i soldi in tangenti che sono arrivati a me...svegliati anche tu, lassù". A Natale il parlamentare meridionale ricambia la visita: "Compare, qualche mese fa se non sbaglio, ti lamentavi per la casa, ma mi sembra che ti sei ingrandito anche tu in poco tempo, ti sei fatto la piscina e il campo di tennis...come hai fatto?", "Cosa vuoi che ti dica...hai visto il traforo di Monte Croce Carnico tu?". "No". "Eeeee....appunto!!!" |
La tradizionâl praticitât dal cjargnel si scuintre di brut cul lengaç dal fisco. "Meni,
ce esal il "sette e cuaranta"?" |
L'importante
è capirsi: il modello 740 La tradizionale praticità del carnico si scontra brutalmente con il linguaggio del fisco. "Domenico, cos'è il sette e quaranta?" "Stai attento:...in Carnia è il modulo per la dichiarazione dei redditi. A Roma corrisponde a un modello di automobile svedese. Da Napoli in giù, sono solo le otto meno venti" |
Il cjargnel al à simpri vût un rapuart cui Sanz unevore "diret" Il 13 di
jungn al è Sant Antoni a Glemone. In stazion Vigj al spiete il treno. La solite
Mariute curiose a si svizine: |
San
Antonio Il carnico ha sempre avuto un rapporto con i Santi molto "diretto" Il 13 giugno si festeggia San Antonio a Gemona. In stazione Luigi aspetta il treno, la solita Maria curiosa si avvicina: "Luigi dove vai oggi?". "vado a San Antonio a Padova" "Come mai, se ce l'abbiamo qui a Gemona?" "E...cara Maria, se aspetti un favore da un compaesano!" |
Une femine grasse LA REALTÂT. I gras a son consideraz cuasi simpri dai pacjocons. Sa si inrabiin però, miôr scjampâ. BUTADE IN RIDI Une femine di un cuintal e vinc', a monte sù pa
coriere. Un trop di giovins a tachin a ridile fûr. "Cjale li ce grasse
ch'a è. A samee un armaron!". "Si ... a e propit come un armaron". Le
femine , un pouc ofindude, si gire a colp e ai sune une sberle, al prin
ch'a i rive pas mans, ch'a lu scaravente fin dapît da
coriere. |
Una donna grassa
LA REALTA' I grassi sono sempre considerati paciocconi. Se pero' si arrabbiano meglio scappare. BUTTIAMOLA SUL RIDERE Una
donna di un quintale e venti, sale sulla corriera. Un gruppo di giovani
cominciano a ridere su di lei. Guarda com'e' grassa. Sebra un
armadio. Si ... e' proprio un armadio. La donna, un po' offesa, si gira
di colpo e rifila un ceffone al primo che gli capita a ... mano e lo
scaraventa in fondo alla corriera.
"Scusatemi, giovanotti, ... mi si e' aperta una porta involontariamente. |
La belance ch'a no perdone LA REALTÂT. In Friul, poucjas fameas a no àn conossut l'emigrazion. Il rientro a cjase, dopo agn tal forest, un moment tant spietât e plen di sorpresas. BUTADE IN RIDI Chel Butean, emigrant, ch'a erin vinc' angn ch'a nol
tornave a cjase da Svizare. Ne biele di al decît di tornà. Al cjape il
treno e come ch'al rive a Milan, in spiete da coincidenze par Udin, al
gire un pouc pa stazion. |
La bilancia che non perdona LA REALTA' In
Friuli, poche famiglie non hanno conosciute l'emigrazione.. Il rientro
in patria (casa) dopo anni passati all'estero, un momento tanto atteso
e e pieno di sorprese.
BUTTIAMOLA SUL RIDERE Quel Butean, emigrante, erano venti anni che non tornava a casa dalla Svizzera. Un bel giorno decide di ritornare. Prende il treno e come arriva a Milano, in attesa della coincidenza per Udine, gira un po' per la stazione. "Oh com'e' modernizzata la stazione di Milano, dopo venti anni che non la vedevo". Gli "cade l'occhio" su un cartello che dice: "Bilancia parlante" [un cartello con la scritta "Bilancia parlante" attira la sua attenzione]. Si avvicina, pulisce gli occhiali, e legge: "Inserire mille lire e la bilancia vi dirà chi siete e dove siete diretti". "impossibile!! ... dopo tanto tempo non mi conosce neppure mia madre!". Passa davanti alla bilancia, inserisce mille lire, preme il pulsante e la bilancia: "Lei e' Luigi, sta andando a Buia con il treno dell 11 e 45". "Perbacco! ha indovinato ... ma adesso la "frego" ...". Apre la valigia, indossa il vestito che ha acquistato per portare sua madre. Passa davanti alla bilancia e inserisce mille lire e preme il pulsante: "Lei e' sempre Luigi, sta andando a Buia con il treno dell 11 e 45". "Perbacco! ha indovinato ancora ... ma non mi do' per vinto ...". Esce dalla stazione, incontra un prete, si fa prestare la tunica e con il breviario in mano, tutto devoto va davanti alla bilancia. Gira un po' su e giu' inserisce le mille lire, preme il pulsante e la bilancia: "Lei e' sempre Luigi, sta andando a Buia ... purtoppo, per fare il "mauc", ha perso il treno!!!" |
Il decano, impietosito dalla richiesta, gli svela il segreto: DECANO: Alora teron, vala' sula riva dal Tilimint, butiti dentri e tra'¨silu nodant; quant chi tu rivis da che altra banda tu ti sintaras belgia' furlan, atu capit? PADRE: Minchia! La famigliola di corsa si reca a Vidulis sulle rive del Tagliamento e ad uno ad uno tentano il gesto. Il padre si tuffa nelle acque del fiume nuota ed arriva sulla riva opposta e dice: PADRE: Dio boe ce ben! I mi sint proprit un furlan da cima a peis, ven ca' Pina, dai, moviti! La donna segue le indicazioni e si tuffa. MADRE: O Signour... Pino tu as proprit reson, a mi somea da jessi una vera femina cjargnela, i soi cussi contenta. Ce gust!! Manca solo il figlio
TANO, il padre e la madre lo incitano a fare lo stesso.
PADRE: Tano, ven ca' , dai butiti dentri. FIGLIO: Papa' che minchia dici! E' fridda, me bagnu a capa e mi si slega u ciuffo cu ggell! PADRE: Dai no sta fa il cojon, ven ca' dai balota! FIGLIO: Minchia ciaiu friddu comu minchia te lai addiri, nun me capisci ahh? PADRE: Atu finit da fa il mona? Cjala chi si ven par di la i ti crevi i zenolis FIGLIO: Miiinchia che palle vafancuuulo a ttia e lu fiumi. Il padre sconsolato si rivolge alla moglie: PADRE: Dio bescul Pina, a no l'e'¨ nencja dis minus chi soi furlan e a l'e'¨ belgia' un teronatt c'al mi fai sira' i cojons! |
Una famiglia di MERIDIONALI, Padre Madre & Figlio, da
anni residenti a Udine, si recano dal decano del Friuli e gli chiedono, ormai
stufi di essere sbeffeggiati, cosa devono fare per diventare friulani fino in
fondo. Il decano, impietosito dalla richiesta, gli svela il segreto: DECANO: allora terrone, vai sulla riva del Tagliamento, tuffati e nuotando quando raggiungi l'altra sponda ti sentirai gia' friulano, hai capito ? PADRE: Minchia! La famigliola di corsa si reca a Vidulis sulle rive del Tagliamento e ad uno ad uno tentano il gesto. Il padre si tuffa nelle acque del fiume nuota ed arriva sulla riva opposta e dice: PADRE: Dio *** ! che bene! MI sento prorpio un friulano dalla testa ai piedi, vieni qui Pina, dai muoviti! La donna segue le indicazioni e si tuffa. MADRE: O Signore ... Pino hai prorpio ragione, mi sembre di essere una vera donna carnica, sono cosi' contenta. Che piacere!! Manca solo il figlio TANO, il padre e la madre lo incitano a fare lo stesso . PADRE: Tano, vieni qua, dai tuffati. FIGLIO: Papa' che minchia dici! E' fridda, me bagnu a capa e mi si slega u ciuffo cu ggell! PADRE: Dai non fare il c*******, vieni qua, dai "salame"! FIGLIO: Minchia ciaiu friddu comu minchia te lai addiri, nun me capisci ahh? PADRE: Hai finito di fare lo stupido? Guarda che se vengo la' ti spezzo le ginocchia FIGLIO: Miiinchia che palle vafancuuulo a ttia e lu fiumi. Il padre sconsolato si rivolge alla moglie: PADRE: Dio *** Pina, non sono neanche ciedi minuti che sono friulano e c'e' gia' un terronaccio che mi fa girere le palle Nota Bene: Dio *** = espressione tipica friulana semiblasfema localmente Non considerata tale! |
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Una vecchia friulana va all'ospedale perché ha preso una botta in testa. Dopo la medicazione il medico le domanda: - Signora ma come si è fatta male? L'anziana donna, un po' intimidita fa: - Ho sbattuto contro un pene pulito... - Come??? Un pene pulito? - Si, si... contro un pene pulito! Il dottore pensa che la signora sia sotto shock... quindi non da molto peso alle sue parole. Arriva la figlia della signora alla quale il dottore domanda: - Scusi, ma sua madre mi ha detto che si è fatta male contro un pene pulito... mi sembra senza senso... forse è ancora sotto shock! - No dottore, è che mia madre si è messa in testa di parlare in italiano perfetto... in realtà ha sbattutto contro un casso-netto!
Giuseppe di Tolmezzo era un uomo tutto lavoro e casa: Un
bicchiere di vino in premura e via di corsa a casa. Una sera la combriccola
dell'osteria è riuscita ad ubriacarlo e a trattenerlo fino a mezzanotte. Tutto
euforico è partito verso casa con l'idea fissa di sistemare una volta per tutte
la moglie. L'Indomani lo trovano di nuovo nell'osteria. "E allora
Giuseppe...come è andata ieri sera?". "Appena arrivato a casa, come primo
lavoro, ho segato un pezzo del portone con la motosega". "E tua moglie cosa ti
ha detto?"
"Taci... subito dopo sono andato in salotto e ho spaccato la
televisione". "E tua moglie cosa ha detto?" "Se vieni a casa mia trovi ancora la
scure conficcata nella lavatrice...". "Sì, ma tua moglie cosa ha
detto?"
"Ma...per il momento è a Lignano con sua figlia!!!"