Vivara
Si è sempre discusso
circa l'origine del termine Vivara. Una tesi vorrebbe che questo derivi dal
latino vivarium, cioè "luogo in cui vivono animali", ma tale ipotesi
viene spesso contestata. Molti documenti antichi, infatti, chiamano l'isolotto
Bivaro. Questo termine presenta origini etimologiche celtico-sassoni, e
significa castoro. È infatti accertato che a Vivara fosse un tempo diffusa
enormemente una razza di roditori simili a castori. Supportando la teoria
dell'etimologia da Bivaro, alcuni linguisti al giorno d'oggi preferiscono la
dicitura "Vivaro", più corretta ma anche più antica e desueta.
L'isola misura circa 0.4 Kmq e ha un perimetro di circa 3 km; il rilievo più
elevato misura 110 metri sul livello del mare ed è situato nel centro
dell'isola. Vivara è sottoposta alla giurisdizione amministrativa del Comune di
Procida, cui è collegata da un sottile ponte. È attualmente disabitata ed è
una riserva naturale statale, parte del parco regionale dei Campi Flegrei.
L'isola è di origine vulcanica: rappresenta null'altro che il margine
occidentale di un cratere oggi sommerso delimitato sul lato orientale dalla
collina di Santa Margherita nell'isola di Procida. Sicuramente ancora in epoca
romana Vivara era collegata all'isola di Procida da una stretta falesia,
oggi scomparsa, sul lato settentrionale del cratere.
Tra le due isole oggi vi è uno specchio d'acqua denominato golfo di Genito.
Recenti campagne di scavi archeologici a cura dell'Università Suor Orsola
Benincasa di Napoli hanno rilevato l'esistenza di un intenso popolamento
databile tra il XVI e il XV secolo a.C., probabilmente di coloni Micenei o
pre-micenei (cultura Appenninica). Ulteriori campagne sottomarine hanno inoltre
permesso di scoprire tracce di popolamento fino a 6 - 9 metri di profondità,
indice di un abbassamento del suolo databile intorno alla fine dello stesso
periodo e riconducibile, molto probabilmente, a dinamiche di bradisismo simili a
quelle di altre aree dei Campi Flegrei
L'isola doveva dunque essere molto più estesa di quanto è oggi.
L'importanza degli scavi di Vivara, iniziati nel 1976 dopo le prime esplorazioni negli anni 30 dall'archeologo tedesco Giorgio Buchner, risiede nell'aver fornito un anello mancante nella ricostruzione delle dinamiche marinare nel Mediterraneo occidentale in epoca premicenea e protomicenea, innescando un processo di revisione globale delle possibili navigazioni egee.
Probabilmente in quell'epoca (periodo definito dagli archeologi di passaggio dal Bronzo Antico al Bronzo Medio), l'isola di Vivara costituiva un nodo di collegamento e di commercio in una 'rete' di comunicazioni marittime che collegava le regioni dell'alto Tirreno, sede di importanti affioramenti di minerali metallici (fra i quali il rame), con il Mediterraneo orientale.
Dal XIV secolo a.C. ogni
traccia di vita stabile su Vivara scompare per circa due millenni, per
riprendere soltanto in epoca moderna con la costruzione, nel 1681, di una villa
colonica sul pianoro sommitale.
Verso la metà del XVIII secolo, il re Carlo III di Napoli, fece di Vivara una
sua riserva di caccia, popolandola, tra l'altro di fagiani, daini e lepri.
La proprietà dell'isola passò in seguito a privati e quindi all'ospedale di
Procida, che introdussero le coltivazioni della vite e dell'ulivo.
Nel 1957 fu costruito uno
stretto ponte di collegamento con Procida e, finalmente, nel 1972 l'isola fu
assegnata in fitto alla Regione Campania, che le riconobbe lo status di oasi di
protezione naturale.
Nel 2002, con decreto ministeriale 24/06/2002 (pubblicato in G.U. n. 225 del
25/09/2002), l'isola è diventata una riserva naturale statale nonché sito di
importanza comunitaria, il cui presidente designato è attualmente Amedeo di
Savoia, duca d'Aosta. Al giorno d'oggi è proibito l'ingresso all'isola di
Vivara in quanto è riserva naturale ed anche perché il ponte che la collega a
Procida è stato recentemente dichiarato pericolante.
Esiste tuttavia un dibattito riguardo il "futuro" dell'isola. Molte
persone ritengono che l'isolotto potrebbe diventare un'importante attrattiva
turistica per Procida dal punto di vista storico e ambientale. Tuttavia, in
questo modo, si avrebbe necessariamente un certo degrado per quanto riguarda
"l'intoccabilità" e la purezza naturalistica dell'isola. Nel 2001
Vivara è entrata nel Guinness dei primati grazie al ponte tibetano più lungo
del mondo, costruito tra il promontorio di Santa Margherita a Procida e
l’isolotto di Vivara.