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Tivoli

Collocata ad est di Roma, sulle pendici occidentali dei monti Tiburtini e lungo il fiume Aniene, la città di Tivoli si affaccia come un magnifico terrazzo sulla Campagna Romana. È raggiungibile da Roma in treno, in automobile o con le autolinee COTRAL percorrendo la Via Tiburtina o l’A24. Andiamo a conoscere i suoi tesori:

Villa d’Este e le sue fontane
La sua fama è dovuta alle tante meraviglie artistiche che racchiude, in particolare ai numerosi giochi d’acqua, che insieme all’impronta mitologica che le caratterizza hanno il potere di trasportare il visitatore in una reggia d’altri tempi.
Voluta dal Cardinale Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia ed Alfonso I d’Este, fu costruita nel 1550, su progetto di Pirro Logorio, al posto di un quartiere medioevale denominato Valle Gaudente. Alla morte del fondatore la Villa rimase in possesso di Casa d'Este, passando successivamente agli Asburgo e nel 1918 allo Stato Italiano.
Superato il cortile d’ingresso, in origine chiostro del monastero benedettino inglobato nel palazzo monumentale della Villa, si aprono alla vista magici esempi di giardini rinascimentali all’italiana. Il tutto è impreziosito da splendide fontane, alimentate dalle acque del fiume Aniene mediante una condotta passante sotto il centro storico. Tra le più belle figurano la fontana dell’Organo, contenente un organo idraulico perfettamente funzionante; la fontana del Nettuno, che presenta un torso incompiuto del dio posto in un nicchione parzialmente coperto da una ampia cascata d’acqua; la fontana "scoppiettante" dei Draghi; le tre Peschiere, utilizzate per l’itticoltura. Molto particolari il viale delle 100 fontane, che si distende per cento metri con obelischi fiordalisi e zampilli, e la Grotta di Diana, ambiente riccamente decorato da stucchi, mosaici ed altorilievi con scene mitologiche. Anche il Palazzo presenta raffinati ed affrescati ambienti, come la sala dei Cardinali, la sala della Caccia o la sala del Trono che affaccia proprio sul terrazzo panoramico.


Villa Gregoriana e la sua cascata

Recentemente data in concessione dallo Stato al FAI, dovrebbe riaprire nel 2004 al termine dei lavori di sistemazione.
La villa prende il nome da Gregorio XVI che nel 1832-35 fece eseguire all'architetto Clemente Folchi i "Canali Gregoriani" per incanalare e rendere così meno pericoloso il fiume Aniene. Nel 1826 si era infatti verificata una disastrosa piena. Dallo sbocco di questi cunicoli il fiume Aniene precipita con un salto di 120 metri formando una grande e rumorosa cascata. Si giunge allo sbocco attraversando un folto bosco di alberi giganteschi, caratterizzato da scoscesi dirupi e sentieri rupestri, passando accanto ai ruderi della villa, di epoca romana, appartenuta a Manlio Vopisco. La turbinosa massa d'acqua, incorniciata da queste bellezze naturali è superba ed affascinante. Nella parte centrale della Villa si trova il canale della Stipa, utilizzato in passato durante le alluvioni come uno dei bracci di sfogo dell'Aniene. Il fiume, giunto alla Grotta di Nettuno e alla Grotta delle Sirene, ricca di stalattiti, viene inghiottito dalla roccia, per ricomparire magicamente più a valle.

 


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