Agli inizi del Medio Evo si era scoperto che le proprietà dell'ambra erano comuni ad altri materiali, quale la varietà di carbone nero e compatto nota come "giaietto".
Pare che le prime osservazioni scritte su questa proprietà del giaietto siano quelle di Beda il Venerabile (673-735), un monaco inglese che scrisse la grande opera storica Historia ecclesiastica gentis anglorum.
In questo libro Beda scrive che: "il giaietto, come l'ambra, quando viene riscaldato per attrito, si attacca a qualsiasi cosa gli si avvicini". Beda fece confusione circa le cause del fenomeno e bisogna arrivare fino al XVII secolo per vedere un altro passo nella direzione giusta.
William Gilbert (1544-1603) fu il primo uomo a capire che l'attrazione dell'ambra non era dovuta al magnetismo ma a qualcosa di diverso che chiamò elettricità derivando questo nome dal nome greco dell'ambra "electron".
L'osservazione dell'attrazione in sostanze differenti fece capire come l'elettricità non fosse una proprietà delle singole sostanze, ma fosse un "fluido" che poteva essere prodotto con lo strofinamento dei corpi.
Gilbert è famoso per i suoi studi sul magnetismo. (figura in alto)
Egli descrive in modo accurato i suoi esperimenti nel libro "De magnete magneticisque corporibus et de magno Tellure Physiologia", pubblicato a Londra nel 1600.
Gilbert si accorse che non si possono separare i poli di una calamita: il disegno qui a sinistra illustra come tagliando in due una calamita si ottengono due calamite e non due mezze calamite.
Gilbert fu il primo uomo a ipotizzare che la terra fosse una grande calamita e che l'ago della bussola fosse attratto dai poli magnetici della terra, coincidenti con i poli geografici. (fig. in basso).
Prima di lui si pensava che l'ago magnetico fosse guidato da forze celesti. Gilbert era convinto che si potesse arrivare a misurare la latitudine anche con tempo nuvoloso semplicemente impiegando la bussola.
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