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La macchina a vapore, come è stata inventata alla fine del 1600 durante il periodo della manifattura e come ha continuato a esistere fino al principio del decennio 1780-1790, non ha provocato nessuna rivoluzione industriale.
E'stato piuttosto il fenomeno inverso, la creazione delle macchine utensili che ha reso necessario rivoluzionare la macchina a vapore.
Soltanto con la seconda macchina di Watt, quella detta a "doppio effetto", era stato trovato un primo motore che generasse da sè la propria forza motrice alimentandosi di acqua e carbone, la cui potenzialità fosse completamente sotto controllo umano, che fosse insieme mobile e mezzo di locomozione, urbano e non rurale come la ruota ad acqua, che permettesse quindi di concentrare la produzione nelle città, invece di disseminarla per le campagne come avviene con la ruota ad acqua; universale nella sua applicazione tecnologica e relativamente poco vincolata da circostanze locali nella scelta della sede.
Il gran genio del Watt si rivela nella specificazione della patente che prese nell'aprile del 1784, dove la sua macchina a vapore non viene descritta come un'invenzione a scopi particolari, ma come "agente della grande industria".
Egli accenna a molte applicazioni, parecchie delle quali, come per esempio il maglio a vapore, furono introdotte più di mezzo secolo dopo.
Quando gli strumenti, fino ad allora, mossi dall'organismo umano, si trasformarono in strumenti di un congegno meccanico, cioè diventarono "macchine utensili", anche la macchina motrice ricevette una forma indipendente, completamente emancipata dai limiti della forza umana.
Ormai una sola macchina motrice può far muovere contemporaneamente molte macchine operatrici.
Col crescere del numero delle macchine operatrici, cresce la potenza della macchina a vapore che fa crescere anche il meccanismo di trasmissione.
Proprio come molti strumenti costituiscono gli organi di una sola macchina operatrice, ormai molte macchine operatrici costituiscono soltanto organi omogenei dello stesso meccanismo motore. In una officina dove l'oggetto del lavoro percorre una serie continua di processi graduali differenti, eseguiti da una catena di macchine utensili eterogenee si ripresenta la divisione del lavoro, peculiare della manifattura: ma ora si presenta come una combinazione di macchine operatrici parziali.
Nella manifattura sono gli operai che eseguono col loro strumento ogni processo parziale. L'officina mossa dalla forza del vapore diventa un solo grande automa dove l'operaio ha compiti di sorveglianza o poco più.
La filatrice è stata dotata di un apparecchio che blocca le operazioni non appena si spezza un solo filo e il telaio a vapore si blocca non appena alla spola viene a mancare il filo della trama.
L'aumento del numero di invenzioni e la crescente richiesta di nuove macchine fece nascere l'industria meccanica.
La singola macchina è rimasta minuscola fino a quando è stata mossa solo da uomini; il sistema delle macchine non si è potuto sviluppare liberamente prima che la macchina a vapore subentrasse alle forze motrici presenti in natura: animali, acqua e vento.
Anche la grande industria è rimasta paralizzata fino a quando il suo caratteristico mezzo di produzione (la macchina) è rimasta debitrice della propria esistenza a forze personali, ad abilità personali, all'acutezza dell'occhio o al virtuosismo dell'operaio manifatturiero. |