Ricordando gli anni della sua infanzia, le sembravano splendidi, è questo il regalo della memoria; rivedendo con gli occhi del tempo che è trascorso, tutto sembra più bello. Veniva da quegli anni in cui la tv non era ancora l’elettrodomestico invasivo che sarebbe diventato nel tempo; esisteva un apparecchio di legno, non grande e assai armonioso che le sembrava magico da cui uscivano voci, musiche, racconti favolosi e giornali radio che si beveva avidamente. Le pareva incredibile poter conoscere ciò che accadeva in luoghi lontani nel mondo. Giulia ascoltava le informazioni che venivano dal resto dell’Europa e ancora di più dall’America; era una ragazzina di otto o nove anni ma aveva il senso del mistero che avveniva intorno a lei.

 A volte stava male; periodicamente perdeva i sensi e doveva starsene a letto per un giorno ed era un’occasione per riflettere su di sè e sugli altri. Non aveva dubbi, era una diversa rispetto ai compagni che giocavano insieme fuori strillando allegri, in strada, nella cittadina in cui abitava.

Era pur sempre rimasta la bimbetta di tre anni che scavalcava il cancello della scuola materna che frequentava, per andarsene a casa...beh, quantomeno ci provava e naturalmente non era possibile riuscirci, ma nella vita avrebbe sempre provato a scavalcarle, queste benedette sbarre che separano un essere dall’altro, pagando con un pizzico di solitudine che peraltro non le dispiaceva e non temeva.

Dunque, ascoltava i fatti di segregazione razziale che venivano dagli Stati Uniti con rabbia e indignazione e avrebbe voluto essere lì per lottare accanto a coloro che venivano emarginati in nome di una presunta superiorità; le pareva ignobile che i bambini  di colore dovesse frequentare scuole diverse da quelle in cui andavano i figli dei bianchi. Si chiedeva quanto sarebbe durata la  capacità di sopportazione della gente di colore e cosa sarebbe accaduto se si fossero veramente ribellati, provava a sua volta una rabbia indicibile; ignorava che tanti anni dopo, nel secolo seguente, avrebbe visto da vicino fatti simili. Un secolo che ai suoi albori le era sembrato l’occasione per un nuovo rinascimento ed era invece diventato un medioevo mediatico. Al signore dei media era tutto permesso, era circondato da valletti supplicanti che gli offrivano tutto, ragazze comprese, in cambio di favori e di poter finire dentro la diabolica scatola che aveva sostituito il piccolo e dolce apparecchio della sua infanzia. Il potere, si sa, ha le sue regole!

Andando su e giù in quel tempo in cui possiamo muoverci liberamente poichè la nostra mente, così come l’universo, lo contiene tutto, ricordava che ogni libro era per lei un’avventura; amava leggere.   Le era rimasta impressa la storia delle “Lettere dal mio mulino” di Alphons Daudet la cui protagonista era Bianchina, la capretta di monsieur Seguin.  Bianchina voleva esplorare il mondo un po’ più lontano del prato recintato su cui brucava, senza ascoltare il padrone che l’avvertiva che lassù in collina avrebbe incontrato il lupo che l’avrebbe sbranata. Lei, incurante del rischio, scavalcando il recinto, saltellando era salita in collina, si era goduta il silenzio, la pace, la libertà senza nessuno intorno finchè, la sera era giunto  il lupo. Non ne aveva avuto paura, sapeva che avrebbe lottato fino alla fine e questo era l’importante; aveva lottato guardando le stelle e, quando l’ultima si era spenta, stremata, si era lasciata finire dal lupo.

Ecco, Giulia aveva deciso che era e sarebbe stata Bianchina, avrebbe vissuto con le stelle e, del resto, con le stelle era nata.

I momenti più belli della sua vita erano legati alla notte, quando guardava lo spicchio di cielo dalla stanza in cui scriveva  e le pareva che le stelle dessero corpo ai suoi ricordi, ai suoi sogni, alle sue rabbie. Forse era stato questo che aveva animato il suo bisogno di cercare quello che era stato definito dai suoi alunni “l’uomo delle stelle” ma anche la necessità di andare avanti, di conoscere sempre di più e di sentire confermato che era una minuscola parte che vibrava insieme al resto dell’universo.

Aveva compreso avanti nel tempo che da bambini sappiamo già tutto. 

  

 

 

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