Non tutti gli acari sono nocivi e non è necessario usare
veleni sempre più potenti per proteggere le nostre piante. Si presentano in poche parole
le ragioni della pericolosità degli acari fitofagi e alcuni metodi per difenderci dai
loro attacchi. Gli acari sono creature appartenenti
alla Classe degli Aracnidi, dove costituiscono più di 20000 specie. Sono dotati di 4 paia
di zampe, hanno un apparato boccale provvisto di una vera e propria "pinza"
(chelicero), modificato nelle specie fitofaghe in uno stiletto (un tubicino con
all'interno un piccolo canale per il passaggio dei liquidi nutritivi). Il sistema
digerente è provvisto di ghiandole salivari il cui secreto può essere emesso
dall'apertura boccale, per assolvere diverse funzioni tra le quali: effettuare una
pre-digestione del cibo; indurre una alterazione morfologica della pianta (es.: formazione
delle galle, ecc.). Le specie fitofaghe sono ovipare: dall'uovo fuoriesce una larva
(dotata di tre paia di zampe). Avvengono quindi una serie di mute attraverso degli stadi
ninfali dall'ultimo dei quali fuoriesce l'adulto.
Una specie di acaro molto nota anche nel mondo delle piante
grasse è il Tetranychus urticae, noto come ragnetto rosso(1). Negli anni 60 si
è avuta una esplosione delle infestazioni di questo piccolo ma temibilissimo aracnide. Il
danno prodotto consiste nella sottrazione di succo cellulare con conseguente avvizzimento
degli organi colpiti. Dotati di una buona lente (gli adulti non raggiungono il millimetro)
si possono osservare le caratteristiche morfologiche. Le femmine hanno una forma ovoidale,
mentre i maschi sono più piccoli e piriformi (hanno la parte terminale del corpo
affusolata). Il Tetranychus trascorre l'inverno allo stadio di femmina fecondata;
terminata la diapausa sotto l'influenza della temperatura, delle ore di luce e dello
stadio vegetativo della pianta, la femmina riprende l'attività vitale diffondendosi e
deponendo le uova custodite nei mesi freddi. L'infestazione riprende gradualmente con la
massima espressione nel periodo estivo. La natura ha contribuito a rendere l'acaro rosso
una perfetta macchina riproduttiva: se le uova non sono fecondate, la femmina è in grado
di deporre uova vitali che origineranno solo femmine. Qualora avvenisse l'accoppiamento
con il maschio (e quindi la fecondazione), si svilupperanno solo maschi. Ecco spiegato
perché il rapporto femmine-maschi (sex-ratio) è nettamente a favore delle prime (3:1).
La lotta al Tetranychus, ha incontrato molti problemi negli
ultimi anni, in quanto il martellante utilizzo di acaricidi ha selezionato e generato
individui perfettamente indenni a questi presidi chimici. Per questo va sempre più
affermandosi l'impiego dell'acaro predatore Phitoseiulus persimilis nel contenimento del
parassita. Questo ragnetto "buono" viene allevato nelle principali Biofabbriche
mondiali e venduto in flaconi contenenti le femmine. L'adulto del Phytoseiulus è
facilmente riconoscibile dalla preda in quanto di colore arancione brillante; inoltre le
uova sono rosa arancio e di misura doppia rispetto a quelle biancastre e traslucide di T.
urticae. Ma la chiave del successo nell'impiego di questo acaro predatore si basa sulla
velocità di sviluppo, più elevata della sua preda: a 20 °C infatti il Phytoseiulus
raggiunge la maturità in 9 giorni rispetto ai 16-17 dell'acaro rosso.
La lotta ai parassiti vegetali deve quindi essere
amministrata tenendo sempre presente che molti predatori e/o parassitoidi possono dare un
valido contributo al contenimento delle specie dannose, e quindi saper riconoscere tali
creature, può a volte evitare di ricorrere ai trattamenti chimici, letali anche per gli
insetti predatori.
La combinazione utile per coltivare nel migliore dei modi
le nostre piante è quella di tenere sotto osservazione il loro sviluppo in modo da poter
intervenire immediatamente al primo insorgere delle parassitosi e di conoscere la biologia
dei parassiti più comuni. Una infestazione da ragnetto rosso si identifica facilmente per
la presenza di ragnatele, quasi sempre sulla parte superiore della pianta (dove la pianta
cresce), e dal fatto che la pianta perde il suo colore verde poiché gli acari succhiano
il liquido delle cellule e la clorofilla. Quando ci si accorge dell'infestazione di solito
è troppo tardi per isolarla (il ragnetto rosso si lascia trasportare dal vento ed è un
buon camminatore) è comunque utile provare a limitare l'attacco isolando le piante già
piene di parassiti e quelle vicine, ed iniziando su di queste un trattamento di
disinfestazione. Come al solito però è meglio prevenire che combattere le parassitosi,
le caratteristiche fisiche dell'ambiente condizionano la crescita dei parassiti: in un
ambiente sano, con il giusto grado di temperatura e di umidità è più difficile che si
sviluppino. Il ragnetto rosso teme l'eccessiva umidità perciò se, nel periodo estivo,
nebulizzeremo le nostre piante con acqua demineralizzata potremo prevenire attacchi.
Un altro metodo "dolce" di cura prevede di
immergere in acqua a 45°C(massimo 50°C) la pianta infetta che dovrà essere lasciata
nell'acqua per un periodo non superiore al minuto (un tempo più che sufficiente ad
eliminare i parassiti, senza lessare la pianta). Ricordiamo che, di solito, l'uso del
"biologico" è consigliato negli ambienti protetti (serre, tunnel, ecc.) nel
caso del ragnetto rosso però potremo usare con successo la lotta "biologica"
anche sulle piante che teniamo allaperto.
La buona notizia è che i costi degli interventi biologici
(quelli con l'acaro predatore) sono paragonabili, se non inferiori, ai costi di una
"solita" disinfestazione per via chimica, ma non hanno lo stesso impatto
ambientale e la stessa pericolosità per il coltivatore: sono quasi sempre risolutivi e
non contribuiscono a selezionare una nuova specie di super parassita immune al pesticida
usato.
(1) Si rammenta che il temuto ragnetto rosso, nemico delle
piante grasse, non è visibile ad occhio nudo; pertanto non va confuso con il ragnetto
rosso del travertino, quello che in primavera "pascola" al sole sulle superfici
di marmo e quant'altro (NdW). |