Orte

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Città Con cattedrale di Civita Castellana, Governo , Distretto e Delegazione di Viterbo anime 1962.

Nell’Etruria Suburbicaria  essa viene considerata, che è quanto a dire nel patrimonio di S,Pietro nel Fontanini nelle sue Antiquitatis Hortane pag DX si legge il seguente capitolo. Nel grande  inondazione rovinò nel 1514 in parte si legge  il seguente capitolo Posterioris aevi scriptores hortam locant in Etruria suber…………. Patrimonium S. Petri nunc dicta, et quidam in ipso decatu Romano An astasius in Zacheria , estoque in colle transtiberim Sita ubi recipit. Novem fluvium in limite Umbrie ad quadragesimum ab urbe Capitem, ut agit idem Anastasius in Benedicto3° non vero a vigesimum quartum, ut putavit Daniel Papabrochius in domo altero Maij Bollandini pag . 154 neque  id ad trigesimum quaestum ut scriptis Michael Antonius Baudandus in Geographia ordine literarium disposita.

Nel luglio del 1559 per le replicate e continue inondazioni fu fatto costruire un ponte di legno onde far passar tremila  Svizzeri.

E’ Orta città di Toscana nei Falisi posta appunto dove giunge alla metà del suo viaggio il Tevere, ed incomincia, in poca distanza dalla riva del fiume istesso, ad elevarsi sopra un colle di tufo di una figura ovale.  Il colle è di mediocre altezza, vago, e da ogni lato fecondo di grano , uva, olivi, ed altri frutti. Lo rendono adorno molti orti, che irrigati da molte fontane, che in esso colle graziosamente sorgono. Le sue radici sono dal lato di tramontana bagnate dal Tevere ove era il Ponte famoso che per grande inondazione rovinò nel 1514 in parte nel resto di cui le vestigia (sedente Clemente VII°) appaiono, e verso mezzo giorno da un rio detto il Mincio, che rende atte molte mole in su di esso erette con quattro ponti. IL colle su cui è posta Orte costituisce un isola, talchè ad ogni assalto pare inespugnabile, come in molte occorrenze ella fu

 

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passaggio di Borbone a Roma fu chiaramente provato in alcune guerre d’Italia. Si riempie tutta di molte famiglie romane straniere e circonvicine massime Tudertine. Al tempo di S. Silvestro Papa abbracciò la fede santa di Cristo, ed ebbe Vescovi di vita santissima. Vicino alla Cattedrale eravi anticamente la Chiesa Battesimale, è come si accostumava né primi tempi della Chiesa secondo l’autorità di Panvinio. Nell’Ughellio si ha la seguente descrizione “Horta antiqua Etruriae Civitas est prope fluvium Tiberim atque navem in antiquis faliscis situata. Hanc Hortum appellat Plinius ignoratur que eius exordium, tametzi Apud omnes conveniat antiquis vim.. illam fui…. Fundatoris quam……….   Qui illius auctorem indagare conati sunt in fabulas inciderunt, Ianum aut filios ejus jactantes Hortane Civitatis fundamenta jecisse nonulli narrant ab Ortano Moeniorum Duce fortissimo duxisse origine. Alii Hortam Meonitorum Deam illam apseruerunt fundasse , quod ipsum ex ipsa nominum similitudine  videri volunt probabile. Nam qui Janum huius Civitatis auctorem fecerunt inde  conjecture sue presidium  que viene quod in divis Iutelanibus quas olim vanissime coluit ,….    ….    ……..   Ianus fuit. Hec inquam tabula vimillima  arbi…..    Potius ut credam

 

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Hortam ex illisFaliscoum Coloniis unam epse que munitissimo olim……(latino)..

 

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…………………………..(latino)…………………………………………

 

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………………..(latino)  Hortus , et Orta, Ortum quore urbs hac dicitur una. Hec tria cum vera senium redigunt in unum hortus qui cultum constructis menibus Orta. Actum quod faxum corruppe dicitur ortum.

Il lago Vadimone nelle famose istorie celebrato, e rammentato da Plinio per le sue acque solfuree, ed isolette rotanti trovasi men di tre miglia distante dalla città nella sottoposta pianura, reso angusto nel suo cratere dagli sterpi, e dalla moltitudinr dei giunchi, che divenuti sono il nido di spessissime serpi, e di altri dannevoli animali. In quest’acque solfuree non aligna alcun pesce ed una volta a sontuosi bagni di …… personaggi somministrava li acque. Abbiamo già detto che ivi ebbe fine l’etrusca indipendenza imperciocché presso d’esso i Romani dierno battaglia ai Galli Boi, ed agli Etruschi stessi, quali ultimi non in questa ……in altra ragione di guerra interamente rimasero sconfitti . S. Lando presso questo lago colse la palma del martirio regnando il tremendo Diocleziano. Le di lui mortali reliquie sono venerate in una edicola vicino a Bassanello.

Vani furono le opinioni sulla origine di questa antichissima città e sul di lei nome, ed alcuni trassero la etimologia dal vocabolo Orta che in lingua aramea significava sasso o colle sacro. Andrea Longo Vescovo di essa così scrisse sul proposto.

A piè della collina su cui giace e verso il levante furono edificati altari a Giano Bifronte ed il suo tempio in custodia rimaneva de suoi sacerdoti e dei principali abitatori Ortani dai quali facevansi  a lui dei sacrifici.Che Giano vi fosse venerato

da non porsi in dubbio, avegnacchè in alcuni scavi a San Vitale fu trovato quel nume  espresso in marmo , e se all’istorie crediamo da tutti i Fallisci veniva egli venerato, ed i Turseni coll’epiteto at Vadimone insieme a Vesta gli prestavano devoto culto. Anche questo era un vulcano spento. Nelle Manoscritte Memorie Ortane si ha che nell’anno 1590 li 8 de aprile facesse un grande scoppio, salendo l’acqua oltre il naturale a pari di una picca e nel tornare come prima lasciò bagnate le terre circonvicine lasciandovi sopra un sedimento curioso somigliante alla cenere . In esso v’entra l’acqua di fossi …….che porta cementi,foglie, legna e terra.

Iurseni, come ognun ravvisa, detti vennero da Iurseno che vuolsi capo degli Ortani perché siccome attesta Servio sopra il 1° dell’Eneide, i vinti pigliavano il loro nome dai vincitori, ed i forestieri

 

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da quelli del paese essendo essi nativi d’Italia e posti tra Perugini ed i Falisci ove edificarono la principal città di Dursena che per antichissima ricordanza si volle nel territorio ortano ove ora esiste la cosiddetta Torricella la quale nell’anno 1348 era di casa Nerei. Raccontasi da Diodoro che Cibale raccogliesse tirreno in questi paesi e che come sacerdotessa creata da Tardano celebrasse castamente li sacrifici  con certi campanelli .Il fatto sta che per molti secoli si era pensato di vendere  in Orta una sorta di campanelli  di terra cotta nella festa di Sant’Egidio  protettore della città ma io non attribuisco questo costume al gentilsesso  ma sebbene ai primi secoli della Chiesa  essendo cosa più per ragazzi che per uomini onde infervorarli con le sacre immagini e con i campanelli nelle cose della chiesa. Per tutti i Falisci si facevano sacrifici  a Giano.

Negli antri scavati nel tufo trovaronsi l’asilo i primi abitatori di Orta .

Ma il territorio ortano però estendevasi per quindici miglia.Siccome dice Balbo agrimensore d’Augusto.

Antonio Massa di Gallese che scrisse” De Origine et rebus Faliscorum”, alludendo a quello che scrisse Virgilio  nel X dell’Eneide descrive le dodici città, e popoli di Toscana:Toscana gens illa triplex populi vulgenti quaterni. Ipsa caput populis viros de sanguine  I…….. Tiberina regione.

In questa regione ebbe residenza il Purseno Meone, ove edificò l’ansidetta sua Pursena un miglio lungi da Orte  ed altro oppido col nome pur di Meone miglia quattro già lungi da Orte e giaceva vicina al Castello di Cambiano che da Cambo si dice edificato fosse non lungi dal Tevere, ove gli Etruschi Regi solevano aver residenza, Cambiano ed Aliano erano in piedi nell’anno 1348. Certo si è che Purseno  ampliò la città di Orte di case, e di portici, ancora scorgendovene gli avanzi. I portici dei Purseni furono invenzione.

La edificazione di questa città si attribuisce a Purseno, ed a Palasgo, pretendendosi poi che Oliba, o Olita succeduto al re Tiberino dividesse gli ortani in tante squadre fecendoli nell’arte della guerra esercitare. Conosciutasi la loro costanza furon resi padroni di molti luoghi vicini, che come paghi si venivano fondando, e dopoche Romolo ebbe la vittoria su i Latini fu per publico decreto stabilito che non si facesse niuna espedizione coritiale senza gli squadroni Ortani stando essi

 

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Applicati indefessamente alle militari manovre. Vi fu per chi ametese che il nome di Orta le derivasse da Orta sorella del dio Fauno e moglie di Pelasgo Prisco, quale signoreggiò questi luoghi 690 anni avanti la fondazione di Roma. L’opinione del Mazzola è la seguente “ Orta ideo verbo sor..ta et nomen ab hortos, quod habet hortetur allici at que viros vel toluene deam, que nomine dicitur Orta .Ad res hortatur quod deam quenque suas. Unde igitur nomea patrie tribune vetustate. Sine fuit grecus, sine latinus habes”.

E Gabinio Leto pensò che da Ortano condottier de Meoni ricavasse un tal nome cosi dicendo « Hortanum civitas nobilis et magnifica anno 176 ante fundatam urbem ab hortano meoni horum duce non procula a Tiberi in axe scopuloso condita ut ait Septimius Florius lib.1° de urbis italiane = agri fertiles sunt in quorum planitiae lacus…..Vadimonis ab que piscibus scatet, cuius aqua sulphurea ad abolendos morbos, et ad fidei promissionem militum contribuendam sacersima est, apud quem templa Jovis, et martis, at que sacella Neptuni, et Nynfidarum inspectantur. Sub quibus Jo tehis et anelicis pompis ipsi sacra fiant Falisci, et incolae viri e gregii, et strenuas sunt, sed invidi, Aexonici, qui sub misificis structuris ad solamen, ut plusimum commorantum.”

Alessio Elandro di Orte ugualmente parlando disse “Horte oppidum tiberinu apud Faliscos nobile est Meoniorum colonia”. Panunzio Campana nel suo trattato dell’Italiche famiglie cap. 58 loda gli ortani col dire

 

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“Hortenses fuisse nobiles, et priscos populos hetrurie. » In una Cronica del 1574 di Cristoforo Cieco di Forlì si hanno le seguenti notizie « vedasi poi l’antichissima città di Orta chiamata Rottulanum edificata da Rutoli quali passarono con Turno contro di Enea, e crebbe in tanta bellezza ai tempi antichi che fu chiamata Orta, cioè città aurea per lamenità del luogo, qui finisce il termine della Toscana con l’Umbria, fu rovinata questa città nei tempi antichi dai Goti, et ristaurata dai Longobardi. Sembrami una spiritosa invenzione quella di dire che Rottulanum fosse chiamata nei suoi primordi, ed il Cieco è stato sicuramente cieco se ha prestato fede alle favole, avvegnache sempre col nome di Orta venne chiamata da vecchi, ed accreditati scrittori, e molto tempo prima dei Rutoli, di Enea essa esisteva.

Ercole col titolo o distintivo di Sannialis vi fu eziando venerato. I soldati di Orte vengono degnamente memorati da Virgilio nella militare spedizione in soccorso di Turno, contro d’Enea. “Hortines  classes” Augusto dedusse una colonia militare in Orta che fu poi ascritta alla tribu Quirina ad Arniense, e vi edificò un tempio a Marte Ultore. Dall’anno 330 dell’era volgare incominciò ad avere i suoi Vescovi.

I primi abitanti di Orte volsero erigere un ara a Tebo, che veneravano col nome di dio Tiberino, e ciò dovette avvenire allorquando si mutò il vecchio nome di Albula in quello di Tevere per l’annegamento del re Tiberino.

Nobile, ed una delle prime città etrusche fu senza dubbio anzi fra le dodici metropoli delle etrusche Lucumonie volle il Fontanini che appartenesse escludendo Veio che da Larte Tolunnio venne governata, e pensò quel dotto che dall’Etruria fosse indipendente, sebbene cogli Etruschi confinante.

Athen lib. XXI de dig. Urbium totius in faliscis

Templi di profane antichità senza fallo in Orte, e ne suoi contorni esistevano, leggendosi (Chrisantes de egregis structuris tolius orbis . tom 3 lib.4 cap.45)Apud Ortam faliscorum dalubra arae metae templa etrusco more conspiciunt,” ed altrove “Quemad modim apud Ortenses sunt delubra, ac vasa propulsidiaria et phicephona.” Trovansi vasi antichi non solo nel Castello di Castiglione ove era la villa di G. Trebazio (ma ancora presso il tempio di S. Lorenzo)                            in Vejano, dove pur si trovò una statua del bifronte Giano. In Orta fu scoperta un urna sepolcrale lunga palmi 9, ed un quarto, alta due, oncie 7 profonda

 

 

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circa 3 di marmo greco duro nel 1723 nel rifabbricarsi la Cattedrale presso il campanile insieme con altro sarcofago. Fontanini “Antiquitates Hortanae” Cap. 1° pag.7 il monumento è alquanto corroso, ma generalmente bene conservato. Esprime Bacco in Nasso cò suoi seguaci, ed Arianna giacente che rappresenta forse una femmina discinta con gruppo di baccanti, e due Fauni, e varie faci colla figura del sonno che tiene l’abbandonata donzella versandole in seno il suo liquor sonnifero dal corno, e scuotendo nella sinistra un altro ramo di papaveri, Cupido mostra Arianna.

Sulla cima del colle piu volte enunciato siede il maggior suo tempio con la qualifica di Concattedrale e con le dignità Capitolari del Priore, da undici canonici ufficiati cappellani, e chierici, facero alla Vergine SS.ma Assunta, con eleganti cappelle, e marmoree statue essendovene qualcuna di buona maniera. Altri dieci tempi con titoli di Prepositura, e Priorati formavano decoro alla città e sono da annoverarsi. S. Biagio Prepositura notato fatto l’anno 1380.Sant Iago del Borgo col titolo di Priorato, la chiesa di S. Leonardo che diede il nome ad un Borgo che ancor si dice di San Leonardo, e la chiesa di S. Maria Maddalena che era in piedi nell’anno 1344 in cui eransi anche Conventi maestosi. Quello degli Eremitani di S. Agostino fu soppresso, ed ora è ridotto a Caserma de Carabinieri. (In questo convento di S. Agostino pernottò il Pontefice Clemente VIII° cò suoi familiari nell’anno 1549 alli 9 di Ottobre venuto in Orte con i Cardinali Rodolfo Legato e Latene della

 

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provincia del Patrimonio, il cardinale Cesarini, il Cardinale Ravenna ed il cardinal Cepi. L’illustre famiglia Roberteschi alloggiò il Legato e Cesarini; Ravenna andò in S. Francesco, e Cepi a Santa Maria .

S. Bernardino da Siena, è un convento di Zoccolanti molto nominato perche l’istesso Santo personalmente prese possesso di quel locale, e la comunità generosa secondò il tutto le pie intenzioni di un tal fondatore.

Conservano qui RR.PP. un celicco di S. Francesco, ed il cappuccio di S. Bernardino. (vi fu tenuto un Capitolo nell’anno 1478).

L’Ospedale di Santa Croce nell’anno 1453 era de Frati di S. Francesco. In luogo ameno risiedono li conventuali, ed i cappuccini hanno il loro convento sul monte detto S. Angelo meritando particolarmente di essere ristorata la loro chiesa con molta decenza tenuta, e dove son quadri di merito.

Anche i padri Girolamini vi avevano Convento, ma venne soppresso rimanendo però la chiesa da preti ufficiata sotto il titolo della Madonna delle Grazie. Esiste in Orte nella contrada di S. Gionevale il Monastero di S. Antonio che anticamente da monaci Benedettini veniva stanziato dicendosi che Belisario il famoso generale di Giustiniano imperatore lo facesse eriggere ed fondi notabilmente lo dotasse, essendo ora in dominio, e domicio delle monache sotto la regola del Patriarca San Benedetto. Il monastero di S. Giorgio registrato in antiche scritture l’anno 1380, viene pur ricordato altrove, ed ancora esiste, ma soppresso, e le sue entrate furono date ai Francescani perdendo eziamdio la giurisdizione che aveva sopra un castello de S. Liberato vicino a detta città. Il tempio di S. Lorenzo annesso al vescovato nella pubblica piazza maggiore

 

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Avrà sempre fama per essere stato edificato da S. Cassiano al tempo di Gioviano imperatore come leggesi nella sua vita descritta da S. Antonino.

Il Campanile di questa chiesa è bellissimo. Il palazzo detto della pietà, e l’altro della Comunità abbelliscono la piazza grande enunciata.

Orte venne chiusa da mura castellane con tre porte, una delle quali detta Mola ora resta chiusa, e le altre due appellansi della Rocca verso occidente, e di S. Cesareo a Levante anticamente detta Cesarea per un tempio che vi era sacro all’imperatore Cesare Ottavio.

La Rocca era sicuramente fortissima, ma scaricata venne dagli ortani al tempo del quinto Martino mentre suo nipote se ne era fatto padrone, ora restandone il solo nome, e licevasi anche il Castel di S. Pietro al quale Santo era sacra una chiesa essa pure demolita. Le mura della Rocca erano alte, e merlate e si legge nell’archivio della città che nell’anno 1474 alcuni esiliati ortani, e tre militari vennero per decreto della giustizia appiccati ai merli incontro la porta della Rocca per evere tentato una popolare sollevazione.

Vi era come in tutti gli altri luoghi il suo Castellano, e leggesi in archivio che nell’anno 1378 si dava stipendio al suo Castellano. Demolita che fu laRocca venne la Comunità a Consiglio nell’anno 1587 per eriggervi un monastero e fra i primi che diedero fù ciò un sentimento saggio vi fù Angelo Antonio degli Alberti.

Famiglia antica, e distinta  fu questa degli ALberti il di cui casato provenne da un antenato potente per nome Alberto trovando nelle vecchie scritture un Paolo Alberto nell’anno 1380. Che molti beni

 

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possedeva in Lucignano.Albenio fratello di Giovanni X° per qualche tempo risiedè in questa Rocca ancor datagli con tutta la città da romani in premio del valore addimostrato contro i Saraceni.

Sull’area di tale Rocca fu eretto il palazzo degli Alberti, che tuttora fra le ortane fabbriche primeggia, ed alcune antiche mura della medesima costituiscono una parte dell’istesso palagio.

Veniva Orte guarentito da molti torri, che demolite furono nel tempo de Guelfi, e Ghibellini, e molto forse al tempo di Ladislao re di Napoli.

Paolo Porcio Romano ne dipinse cantando la topografica sua posizione con li seguenti versi

“Urbs Ortina patet saxo sublimis aperto

Priscorim quondam, quam posuewre manus

Labitur hac perlucidas Juscas Tiberinus in undas

Et pariter vitreis……furibundus acquis

Quam, et pinguis cingunt clara oppida compos

Bacchus, et annifurg Palladis arbor adest

Terra antiqua nitet, coelo manifesta salubri

Numina cui dotes cunetta dedere suas

Sunt sacri fontes, sunt hie, et amena vireta

Quae Diana colit, cornigerique Dei

Hac ratione patres, Ortum dixere vetusti

Qui rebus semper nomina vera dabant

Quare agite hane Urbem, vates celebrare

Latini Meonio certe carmina digna foret”

                                                                                                                                  

Simone Feo del pari la sua patria lodando ne carmi che seguono si espresse

“Orta mihi Patria est, tofo sublimis aperto

Condita quam greci jam collere Patres

Nomen ab ortis erit, primum nam recta vidatur

In latis, vel quod in vallibus orta patet.

Argivus fate profugres, quam strux il Alesus.”

Il Mazzola circa il suo nome è della seguente opinione “ Orta ideo verbo fortita nomen ab hortor quod travet hortetus alliciat que viros. Velcoluere deam queae nomine dicitur Orta ad res hortetur quod deam quemque suas.Unde igitur nomen patriae tribune vetuste sine fuit grecus sine latinus habes.”

Orta la chiana Flavio scrivendo le città d’Italia che negli antichi tempi furono 1066 che dalle barbare genti fossero rovinate e distrutte.

Sulla topografia di Orte troviamo registrata in antico libro MSS la seguente Poesia

Tra due vallette apriche

S’erge, et si stende in lungo un piccol colle

Nella cui cima estolle

Horte città le sue muraglie antiche

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Ove fresco aere e sano

Vi porge il ciel benigno, e grato albergo

Che da fronte, e da tergo

Scopre con lieta vista el monte, el piano.

Delle due valli l’una

Che per mezzo un torrente fende e parte

Onde per uman arte

A macinar molini fassi opportuno

Ha piene ambe le rive

D’arboscelli fruttiferi, e fecondi

Terren colti, e giocondi

D’ottime viti, e sempre verdi olive

Quivi le copie getta

E vota il corno alle stagion non poco

Talchè più chi altro loco

E da Bacco, e da Cerere diletta

Vasi ruscelli ancora

Di chiare, e lucid’onde

Tra picciol sassi, e fronde

S’odono mormorando scorrer fuora

Vri boschetti intorno

D’odoriferi mirti, e di ginepri

D’olmi di lauri di vepri

Fanno di spesso ombrelle il sito adorno

Mira come natura

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Distinta l’ave in loco curvo, e basso

E di nativo sasso

Quinci, e quindi gli ha fatte sponde, e mura,

acciò che oltraggio, e danno

ella non abbia mai da parte alcuna

d’horribile, e importuna

rabbia di venti che fremendo vanno

volgete a l’altra valle

di più capace seno, e largo piano

ove con lento, e piano

corso il famoso Tebro parte il colle,

che con l’acque sue flave

cinto le chiome d’arundineen fronde

adorna ambe le sponde

del letto suo con fresc’ombra, e soave

ove sovente all’aura

nel tempo estivo con le bianche ninfe

da le sue proprie linfe

uscendo il padre Tebro si restaura

d’olmi, di viti, accinti

sta parimenti pieno il colle, e il piano

colti da dotta mano

e in maestrevol ordine distnti;

talchè si bella, e vaga

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Contrada rimirando, e tale obietto

Sentè al cuor tal diletto,

che d’ogni altro desio l’anima appaga;

a te dunque sereno

sia sempre il ciel gentil paese adorno,

e da forore, e scorno

di tempesta ti scampi, e di baleno

ne contraria fortuna

abbi giammai nemica ai frutti all’erbe

e alle stagioni acerbe

ti siano benigni e sole, e luna.

 

Diversi furono i Pontefici propensi alla città di Orte, e le notizie che ricavansi dalle istorie ci rendono chiari su questo rapporto. Bonifacio IX° nell’anno 1396 spedì una bolla al Vescovo ortano, con la quale assolse da ogni interdetto, ed ecclesiastica censura gli abitanti di questa città, i quali si eran dichiarati contro l’Apostolica Sede per eccitamento di quel clero nel tempo di Giovanni XXII° di Benedetto X°, di Clemente VI°, e d’Innocenzo VI°.

Conservasi una tal bolla fra le altre de romani Pontefici, ed in fine è contestata col Datum apud S. Petrum anno 1396 XIII Kal Junii post sui anno septimo.

Colla bolla del suddetto Pontefice entrarono nuovamente nel perduto patrocinio  (Eugenio IV° fece rilasciare alla comunità di Orte i tributi dovuti alla E.G. per un’anno, onde gli ortani rifacessero le porte urbane, la torre del ponte, e risarcissero le mura ch’erano state rovinate, inducendosi d’accordar ciò per la fedeltà e devozione addimostrate verso di esso, e Santa Chiesa, e ciò ordinò “vive vocis oracolo”).

Nell’anno 1475 dal Cardinale Giulio di S. Pietro in Vincula vennero richiesti molti uomini armati per difesa della S. Sde, ed Orte propensa ai voleri del Papa, ed alle domande di quel porporato, glie né mandò una lunga nota coi rispettivi nomi, e cognomi. Si mantennero però poco nella obbedienza all’Apostolica fede, pressoché di nuovo mostrarono il loro carattere facinoroso quando regnante Innocenzo VIII° non vollero svernare gli uomini d’armamento costi mandati per la qual cosa fu costretto il Papa di scrivere ai 4 gombre dal…..al Legato del Patrimonio che ne reprimesse l’audacia, e che i militari

 

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non venissero dagli ortani molestati.

Fra Orte, e la città d’Amelia regnò negli antichi tempi una certa antagonia ma gli ortani in diversi incontri ne soffrirono.

Si è rilevato dalle scritture che Orte istessa riguardano che essendo l’anno 1499 e precisamente  nel di 4 di Marzo gli ortani andarono armati contro il Castello del Monte Castrumo, Montis Campanae, in gran numero di cavalieri, e fanti per liberare alcuni loro concittadini che costì ritenevasi incarcerati dagli Amerini, lacchè molto disturbo il Pontefice sentì dal quale fu spedito in Orte in qualità di Apostolico Commissario il nobil uomo Adriano  da Corneto uomo colto, ed erudito affine di rimediare ai guasti, e scandali, che maggiormente avvenir potevano, e nel palazzo Apostolico, ed in presenzq dei Vescovi ortano ed Urbinate fu chiusa la pace fra le due città enunciate, decretandosi una pena di sei mila ducati d’oro pagabili ipso facto da quella parte che avesse infranto il trattato della bolla medesima ad un tale atto solenne furono presenti Bartolomeo degli Omerici, e………

Quanto però fossero gli Ortani coraggiosi costantemente lo dimostra il fatto che stò per narrare.

Volgeva l’anno 1527 quando l’esercito imperiale si collocò intorno ad Orte, usando per entrarvi tre giorni intieri di stratagemmi onde inalberarsi contro le bandiere ma la Comunità si oppose alle mire inimiche con tutti gli sforzi.

……..per la resistenza degli Ortani le truppe imperiali si tentavano i mezzi di assalto e si giurò di espugnarla venticinque mila tra spagnoli, italiani, ed austriaci essendo gli armati che da ogni lato la circondavano. Il solo numero di questi ……..appena bastevole per atterrire gli Ortani ma invece con astuzia tirati su dalle mura tre di essi ritornarono calati ed in faccia agli altri commilitoni ……., e per il collo legati.

Nell’anno poi  1564  diede il Papa il governo

 

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di  Orte, e di Amelia, al cardinal Gesualdo Napoletano, che per molti anni lo sostenne, ed anche nel suo tempo nacquero gravi inimicizie, ed uccisioni, ma poi nel 1588 regnando………..si spedirono cavalcate, venne repressa l’abbazia di Orte, ed a pene pecuniarie fu anche assoggettata.

Diverse furono le castella soggette alla giurisdizione di questa città di Orte come rilevasi dalle scritture del comunale archivio.

Circa il 1304 esisteva il castello di Palazzolo, e si ha un documento di Egidio di  Palazzolo che depone che gli Ortani vivevano Signori, e che il Prefetto di Vico Francesco et Lodovico Colonna, et Ulisse Ersino lo rubavano furtivamente et lo tenevano due o tre anni.

Il Pontefice Giovanni XXIII° per breve dato in Bologna Kal: Augusti anno V, cioè dell’anno 1471, come si legge nel lib. 7 delle sue bolle fog.194  Diretto al nobil uomo Giacomo di Marco nato Domicallo dona il contado e la terra di Palazzolo luogo della diocesi di Orte, ed ai suoi successori e figli in linea mascolina per i servigi prestati nella milizia.

Baucca era un castello che esisteva nella contrada detta Cammelli, nell’anno 1333 era ancora in piedi, giacendo per la via romana, lontano da Orte circa le sette miglia.

Bassanello del pari che a Orte anticamente appartenne (in um MSS memorie di Orte presso il Sig. Conte Alberti leggesi anno 1567,1769 e 1384. Li frutti delle Rocche e fortezze di Vassano e Vassanello (invece di Bassano e Bassanello) per conto della ……..si affittavano.)

Nell’anno però 1452 venne accordato da Nicolò V° a Gosuro e Lodovico Orsini domecelli ortani, narrando nel Tevere ha la felice memoria di Eugenio IV° ch’è a Gentile Meliovali Domicilio di Sulmona il Vicariato di Orte ed col reggimento di Bassanello diocesi di Ortte con il territorio, e distretto, ragioni pertinenze di esso che spettavano alla S.R.C. via sua durante e dopo di lui successe Elena Orsini sua moglie, e morta essa succedesse nel Vicariato Giovanni del titolo di S. Lorenzo in Lucino cardinal Legato della provincia del Patrimonio, ed i figli di Gentile e di Elena suddetti.

Leone X° assolvette tutti i fuorusciti e banditi per omicidi, incendi, ed altri delitti commessi nel territorio di Viterbo e Canapina, purchè si prestassero alla rifrazione del Ponte di Orte.

 

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Orte

Varie sono le opinioni sull’edificazione d’Orte ed sul di lei nome alcuni trassero la etimologia della voce Orta di lingua aromea dicendo ….fiore Sasso o colle sasso tale denotando il vocabolo ….In fatti Or Beth nell’istessa lingua significava casa d’……( di Giano leggasi Niccolò Leonino da Varie historie lib. 7 cap.7 car.85)

Alto più del sasso verso levante furono edificati altari a Giani Bifronte ed in custodia diversi……… lasciate, e gli si facevano sacrifici.

Purseno e Palasgo furono edificatori di tale città, ad Olita ( al re Tiberino ….dento o Oliba Ortino) divise gli ortani in questa faccenda esercitare alle guerra. Pisco funesta a Nilo che succedette a Pipino ed avendo visto la costanza degli Ortani li fece oadroni ed tutti li castelli del vicino paese che avevano fondati Pur seno e Pelago.

Dopo questo avendo Mondo avuto la vittoria sui latini fu stabilito per publico decreto che non si facesse niuna espedizione coritiale? Senza li squadroni ortani, e cosi essi ritornarono al loro esercizio militare, vedi Cronica del Mazzola (un Giano bifronte trovato a S. Vitale, e riferisce Dragone Corcireo? Riferito da Ateneo. Vedi Tito Livio nella prima deca lib.7 car.74 col nome d’Orta (vedi Foscellino, epistologia fu chiamata la sorella del dio Fureno e moglie di Pelago ……quale signoreggiò questi paesi 691 anni avanti Roma. Vedi Filasco Epidarevo? Nel libro dell’illustri famiglie d’Europa . Fureno fu adorato poi da Romolo. Vedi Biondo di Roma trionfante, Prio Tiberio, ed altri. Virgilio d’essa Eneid consulti Albenca ec. …..l’oracolo di Fauno gli antichi lo veneravano nel territorio di Tivoli al fonte Albana dell’acqua Ambula. Vedi Marrone nel 3° de lingua latina pag. X . Vedi Gabrio Leto Epadigrafia Italiane in hetruria in Faliscos “inquit Hortanum civitas nobili set magnifica anno 176 ante fundatam urbem ab Portano Meonidonem duce non procul a Tiberi in axe scopuloso condita ut bit Septimius Iloridus lib. 4 de ut bilus italiane, vedi

 

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Ogni festiles sunt  in quorum planitie lacus Vadimonis absque piscibus scatet, enjus aqua sulphurea ad abolendos morte set ad fidei promissionem militum consibuendam recervi ma est aqua quem templa Jovis et Martis atque sorella Neptuni, at Nimphidarium imspectantum. Sub quibus Tolchis et Anelius Pompis ispis faera font falisci et isole ………et strenues sunt, sed incidi et Aexonini qui sub sacrificis santuaris ad solamen ut plunimum comovantr.

Alesius Selandius ? Athen lib. XXI de dig urbium tothis nobis in faliscis fie meminit Ortani.

Horte oppidum Tiberinum acqa faliscos nobile est meonidum coloniae. ……….impera de familis italicis cap. 58 inquit hortenses fuisse nobiles et priscos populos hetruriae.

 

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Ribellione

Nella cancelleria di Orte sta la copia della bolla di Bonifazio IX° commessa al Vescovo di Orte per conto della ribellione fra del clero ortano ed i cittadini ammazzamenti ed altri simili cose contro la chiesa apostolica e suoi ministri, al tempo di Papa Giovanni XXII°, Benedetto X°, Clemente VI° ed Innocenzo VI° e dopo Bonifazio IX° ordina al Vescovo di Orte che riunisca il clero et populo, et lo restituisca, et facci cessare ogni processo, et lui? interdetto, et ogni altra…….come appare in questa Bolla sotto la data di Roma apud presso Petrus XIV calend Junii pontificatus ……anno 7° e detta bolla sta registrata in cancelleria apostolica nel registro della camera Apostolica al 4° libro delle bolle di Bonifazio IX° l’anno 1396 quale bolla sta in cancelleria.

 

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