Dall’EIAR alla RAI

 

L’11 Maggio 1944 a Napoli, Mario Fano e gli alleati erano giunti ad uno accordo sull’amministrazione dell’EIAR, in base al quale sarebbe stata gestita la radio italiana durante il regime di occupazione alleata.

Nei primi momenti dopo la liberazione di Roma, la mancanza di energia elettrica e il parziale smantellamento delle installazioni radiofoniche da parte dei tedeschi ne impedì un uso immediato. Ma, logicamente, la capitale in breve doveva diventare il più importante centro di programmi radiofonici in Italia.

Nel luglio 1944 gli alleati organizzarono a Roma una commissione per le attività radiofoniche dell’Italia centro-meridionale, che possiamo considerare un primo passo verso la cessione del controllo della radio agli italiani.

L’ACC aveva già invitato il governo italiano a nominare un commissario straordinario a capo dell’EIAR. Da parte sua l’ACC, il 13 agosto 1944, nominò Luigi Rusca amministratore dell’EIAR.

Il 26 Ottobre 1944, il governo italiano pubblicò un decreto sulla riorganizzazione del sistema radiofonico. L’ente italiano Audizioni Radiofoniche fondato durante il fascismo, divenne Radio Audizioni Italia, l’attuale RAI.

Infine, il 20 gennaio 1945, il governo Bonomi , mediante decreto, confermò Luigi Rusca come “Commissario per la gestione straordinario della società RAI”. Rusca mantenne l’incarico fino al 20 Aprile 1945 quando lo lasciò a causa dell’agitazione del personale della RAI che esigeva l’epurazione di elementi fascisti.

Negli stessi giorni, quando era imminente la liberazione dell’Italia del nord, fu costituito anche il primo consiglio di amministrazione della RAI.

Se da una parte  gli alleati consideravano la radio uno strumento fondamentale della loro propaganda e pertanto la controllavano in modo molto più ferreo della stampa, dall’altra, fin dai primi momenti,essi avevano cercato una soluzione per restituire la gestione dei programmi radiofonici agli italiani, pur garantendo i propri interessi.

Nonostante ciò, a quanto pare, ci furono notevoli divergenze tra il PWB e l’ACC sulla questione. Dall’accordo tra Fano e gli alleati, gli italiani erano responsabili soltanto della programmazione musicale, mentre erano esclusi dalla responsabilità della programmazione parlata, interamente sotto il controllo del PWB.

Questo accordo in realtà entrò in vigore a partire dal 1° Ottobre 1944 “con grossi limiti” e senza che il PWB potesse in nessun caso “delegare il controllo senza consultare l’AFHQ”.

L’ACC era dell’opinione che durante lo stato di guerra esistessero le condizioni per la conservazione del controllo su tutti i programmi radio, ma che appena lo permettono le esigenze militari, dovrebbe avvenire un trasferimento completo di competenze.

La responsabilità del PWB rispetto ai programmi parlati non si limitava alle notizie e commenti politici, ma si estendeva anche ad “altre parti parlate, teatro e lettura di prosa”.

Il 18 dicembre 1944 ebbe inizio da Radio Roma un nuovo spazio di 15 minuti al giorno che gli alleati cedevano specificatamente al governo italiano e che fu inaugurato da Bonomi con un discorso rivolto a tutto il popolo italiano il cui tono era più simile a quello degli interventi radiofonici di Roosevelt “accanto al caminetto” che alle esaltate arringhe mussoliniane.

Questo programma, organizzato dall’Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio, nasceva dall’esigenza di mettere a disposizione del governo “uno strumento rapido ed efficace di collegamento col paese”, soprattutto in un momento “in cui le comunicazioni tra il centro e la periferia sono lente e difficili, e i giornali hanno una potenza di irradiazione minima dai centri di pubblicazione”.

Alla fine di dicembre il Ministro delle Comunicazioni si lamentava con gli alleati del contenuto del giornale radio, che non sempre si faceva eco dei desideri del governo.

Oltre al quarto d’ora quotidiano riservato al governo, Radio Roma cedeva anche un altro spazio di quindici minuti ai partiti politici facenti parte del CLN che ne disponeva a rotazione.

Negli ultimi mesi del 1944 gli alleati iniziarono ad elaborare un “Radio plan for Liberated Italy” (=Un piano radio per l’italia liberata).

Il piano fu oggetto di un’elaborazione graduale in documenti successivi fino alla redazione definitva.

Oltre a provocare la abrogazione dello statuto dell’EIAR, l’elaborazione di uno nuovo e democratico e l’epurazione del personale, le raccomandazioni del PWB assunsero una forma concreta essenzialmente con la formazione di un “Consiglio di Governatori” che doveva agire come consigliere nella gestione del sistema radiofonico per un periodo di due anni e che doveva essere composto, secondo gli alleati da un rappresentante del Ministero dell’educazione, un professore universitario, un industriale, un membro dell’Associazione di funzionari dell’EIAR, un musicista, uno scrittore, un giornalista; ogni membro doveva essere eletto dall’organismo appropriato.

Quanto richiesto dagli alleati venne messo in pratica, ma con modifiche sostanziali. Effettivamente fu creato un Board of Governors for RAI, composto da cinque rappresentati della RAI, un rappresentante della Società di Autori, un drammaturgo e un musicista, tutti nominati e non eletti, a cui si aggiunse un sottosegretario per la Stampa.

La radio ebbe un ruolo importante all’interno del processo di trasferimento di competenze e di riorganizzazione del PWB e che avvenne nell’inverno 1944-45.

Nel gennaio 1945, gli alleati riaffermarono che i servizi radiofonici dovevano essere restituiti all’amministrazione italiana “il più presto possibile” e fissarono, come per le agenzie di stampa, la data del 1° marzo per il trasferimento di competenze in materia di radiodiffusione nell’Italia liberata compresa Roma.

Si prevedeva inoltre il mantenimento dell’assistenza tecnica fintanto che gli alleati avessero conservato degli spazi propri all’interno della radio italiana.

In quei primi mesi del 1945, prima dell’offensiva finale che liberò il nord dell’Italia, a Roma cominciava già il vento del nord. Avvennero agitazioni del personale della RAI che reclamava l’epurazione degli elementi fascisti all’interno della nuova società.

Pochi giorni prima della liberazione,il 20 Aprile 1945, venne costituito il primo consiglio di amministrazione della RAI che nominò Armando Rossigni come direttore Generale.