La stampa quotidiana di Roma nel 1945

 

All’inizio del 1945 venivano pubblicati a Roma dodici quotidiani politici e d’informazione, “L’Osservatore romano” e un quotidiano sportivo “Il corriere dello sport”.

Alla vigilia della liberazione del nord Italia i quattordici quotidiani erano diventati ventidue, prova evidente dell’enorme vitalità della stampa romana che, superando difficoltà di ogni tipo, rispondeva così alla sete d’informazione di un popolo che ne era stato privato per anni.

Basti dire che a Roma prima della guerra venivano pubblicati solo dieci quotidiani e molti di questi giornali ebbero una vita breve.

In quel periodo infatti partiti politici,sindacati, qualsiasi gruppo di pressione potevano disporre facilmente di un organo di stampa.

 

Il problema della carta

 

Sebbene gli alleati a Roma non avessero più competenza in materia di stampa, mantenevano una notevole influenza da vari punti di vista.

Esistono numerose lettere rivolte all’AC e ad altre organizzazioni alleate che richiedevano il loro appoggio affinché la Commissione Stampa, di cui faceva parte un rappresentante alleato, autorizzasse questa o quella pubblicazione.

Gli alleati inoltre controllavano in tutta l’Italia la carta di stampa.

Nell’Italia liberata, le partite di carta venivano distribuite ai giornali dalla Commissione Stampa, ma questa la riceveva dagli alleati.

La carta in quel periodo aveva almeno quattro prezzi e quattro provenienze diverse. Non mancavano quindi gli imbrogli : si ricorreva al mercato nero per ottenere tirature superiori a quelle autorizzate e per usare parte della quota concessa ad una pubblicazione per altre affini – volantini, opuscoli, ed altro – di quest’ultimo fatto veniva accusata “l’Unità”.

 

La pubblicità e la stampa romana

 

Benché in questo campo l’intervanto alleato sia stato molto limitato, pensiamo che non si possa capire l’espansione della stampa in quei primi momenti di libertà senza far riferimento alla sua maggior fonte di risorse.

Nel Regno del Sud c’era già stata una certa attività pubblicitaria, ma solamente dopo la liberazione di Roma questo settore iniziò a riorganizzarsi su larga scala.

Generalmente i quotidiani italiani erano vincolati ad un’agenzia pubblicitaria mediante un contratto con una clausola di “esclusiva”,  del tipo “canone chiuso” o di “partecipazione”; nel secondo caso spesso i quotidiani ricevevano un minimo garantito in anticipo e nei momenti di crisi finanziaria in cui non potevano ricorrere alle banche, questo sistema rappresentava quasi l’unica fonte di finanziamento.

Nei primi mesi del 1945 a Roma operavano sei agenzie pubblicitarie, due delle quali, fondate da poco, agivano solo nell’Italia liberata che nell’Italia occupata, ma senza contatti tra i due settori.

Società di Pubblicità in Italia (SPI). Era senz’altro l’agenzia più importante, erede dell’UPI (Unione Pubblicità Italiana) che si era distinta per la sua convivenza con il fascismo, tanto che occultamente Mussolini stesso ne era azionista. L’UPI continuò l’attività nel nord occupato, mentre a Roma riorganizzarono il lavoro Cremaschi e Carlo Momigliano.

 

Altre pubblicazioni non quotidiane

 

Anche se fino ad ora abbiamo fatto riferimento solo alla stampa quotidiana, dopo la liberazione naturalmente uscirono a Roma numerose pubblicazioni con periodicità varia. Il 15 Agosto 1944 il PWB, oltre ai dodici quotidiani, enumera diciassette settimanali e quarantasette pubblicazioni con periodicità differente. Pochi mesi dopo, il 31 dicembre 1944, secondo il sottosegretariato alla stampa italiano i settimanali romani erano passati niente meno che a ottantuno, mentre le altre pubblicazioni erano arrivate a centoventisette.

Tali pubblicazioni appartenevano ai generi più svariati : erano politiche, culturali , teniche, legali, professionali.

Escludendo le pubblicazioni specializzate, i settimanali politici o d’informazione generale non differivano come formato dai quotidiani. Molti erano organi di partiti come “la Rinascita” (PCI) e “Il commento”(DC). Altri erano umoristici come “Cantachiaro” o “Il Pasquino”.

Poco prima del trasferimento di competenze in materia di stampa alle autorità italiane, il 27 dicembre 1944, con l’autorizzazione dell’APB, iniziò le pubblicazioni a Roma il settimanale di Guglielmo Giannini che in seguito divenne quotidiano,riunendo intorno a sé un curioso movimento politico,l’ “Uomo qualunque”.