L'INDIVIDUALISMO STOICO E PURITANO DEL PERSONAGGIO JOHNNY

 

“ Il partigiano Johnny” Di Giuseppe Fenoglio fu pubblicato postumo nel 1968 a cura di Lorenzo Mondo che cucì insieme due diverse redazioni rinvenute nel fondo albese, uniformando nomi di luoghi e personaggi.

Anche se “Il partigiano Johnny” come opera di Fenoglio non esiste, è indubitabile che la letteratura novecentesca non può fare a meno, ormai, di questo incompiuto monumentale abbozzo di romanzo.

Calvino definì “ Il partigiano Johnny” come un materiale semilavorato, una specie di linguaggio mentale che Fenoglio buttava sulla carta ma che non avrebbe mai fatto leggere a nessuno. Da questa prima stesura lui cercava di ricavare ,attraverso laboriose stesure successive, una prosa che, pur con una forte coloritura, non si staccasse troppo dal tono della prosa narrativa italiana contemporanea: e solo allora la giudicava idonea alla pubblicazione.

Il “romanzo” di Fenoglio sarebbe quindi il grande brogliaccio accantonato e usato come serbatoio per altre opere, non potendo realizzare il progetto unitario cui lo scrittore tendeva, quel “libro dei libri”, il libro di una vita che abbracciasse vasti e grandiosi avvenimenti storici.

Dopo lo sfascio dell’esercito e la fortunosa risalita dell’italia, Johnny ritorna alle sue colline.

Rifugiatosi in una villetta sopra Alba per sfuggire al bando Graziani, verifica presto l’impossibilità di una fuga dalle proprie responsabilità civili nella letteratura e nell’amore, come sperava , scende in città e incontra i suoi ex professori Chiodi e Cocito (Monti e Corradi nel romanzo), entrambi antifascisti anche se di diversa formazione politica e diversi da Johnny che,mancando ogni ideologia, intende la lotta al fascismo come un novello Robin Hood , romantico e individualista.

Così egli prende la decisione di diventare partigiano e di prendere la via delle colline in una sorta di investitura cavalleresca.

Inizia così il viaggio di Johnny verso l’avventura e l’esplorazione del mondo, una partenza da crociato, armato di << a deep distrust and yet a profounder faith>> (<< una profonda sfiducia e una fede tuttavia più profonda>>), che è il sentimento di chi al senso dolente della realtà sa unire anche la speranza e l’utopia.

Il primo approccio ai partigiani garibaldini di stanza a Mombarcaro è traumatico poiché alla differenza di classe e cultura s’aggiunge il peso fastidioso dell’ideologia. Johhny rifiuta inoltre i corsi di marxismo che il commissario Nemega vorrebbe impartire  e passa all’uso delle armi : è il tempo del fucile.

Per lui, solo condividendo il pericolo e la morte si attenua il contrasto tra uomini di diversa estrazione sociale.

Anche nei partigiani azzurri, a cui si aggrega dopo la prima deludente esperienza , affiora prepotente il suo individualismo, il suo carattere di eroe senza ideologia, tutto teso e concentrato in una lotta intrisa di religiosità, non cattolica ma laica, contro il <<nemico che la storia, nel suo corso accidentato ma sempre ostile all’uomo, ha assegnato alla sua generazione>>, laddove la resistenza <<è una forma ugualmente storica di lotta di liberazione e affrancamento dal destino>>.

Tuttavia Johnny trascorrerà tutta la resistenza con gli azzurri, pur non condividendone mai l’ossequio alla regolarità e l’impostazione della lotta secondo i dettami di una guerra tradizionale di posizione che invece per lui doveva essere in tutto e per tutto una guerriglia di bande che velocemente colpiscono e altrettanto velocemente spariscono nel nulla.

Durante la conquista della città di Alba da parte delle forze nazifasciste, Johnny rimane isolato dal resto dei partigiani , e si deve rifugiare su di una collina per sfuggire alla spietata caccia all’uomo messa in atto dalle forze militari nemiche.

Ed è proprio in questo momento che Johnny vive la sua resistenza individuale , tormentato dalla fame,dal freddo e dalla mancanza di sigarette a cui riesce a sopravvivere grazie alla sua caratteristica di guerriero solitario , ancorato ad un codice di fedeltà cavalleresca.

Anche quando tutto sembra perso, non c’è posto nella logica di Johnny per il buon senso comune .

Tuttavia anche la tremenda prova s’avvia alla conclusione e arriva l’atteso giorno dell’appuntamento con gli altri partigiani superstiti per il reimbandamento.

Ma i mesi di “rigenerazione puritana” vissuti nella “stregata solitudine dell’alta collina”, nell’”immenso abbraccio della solitudine” hanno cambiato Johnny, rendendolo diverso dai compagni.

Johnny infine, disobbedendo ai superiori e in un empito di fedeltà ai vecchi compagni, va incontro alla morte in una imboscata contro un reparto fascista in ritirata, episodio realmente avvenuto a Valdivilla il 24 Febbraio 1945 e in cui perse la vita il padre del comandante Nord.

Alla vigilia della liberazione finisce il libro.

La bellezza di questo incompiuto romanzo s’imprime profondamente nella mente del lettore, affascinato dalla forza visionaria del racconto e dai significati universali.

La Resistenza , pur reale anche se spesso Johnny si allontana dalla biografia di Fenoglio e dalla verità storica, è un pretesto per un’avventura alla ricerca del segreto dell’esistenza in cui l’apprendistato alla vita diventa l’apprendistato alla morte, momento eccezionale ove, nella stagione irripetibile della giovinezza, si fondono l’avventuroso e il quotidiano.

E’ anche il romanzo della ricerca della maturità , infatti dall’instancabile andare e camminare attraverso un paesaggio a volta a volta amico od ostile, si precisa sempre meglio il senso del personaggio fenogliano, teso ad una conoscenza del mondo che conduce alla presa d’atto del male, della violenza e della morte, pur tenacemente contrastati, ma ineludibili  nel tragico svolgimento della storia umana.