GRUPPO DI PREGHIERA
"BEATA VERGINE MARIA DI FATIMA"
TEMPO DI AVVENTO
2. Chiamati ad essere santi.
3. Santificati in Cristo Gesù.
4. Santi nella carità.
2.
CHIAMATI AD ESSERE SANTI
"
Risveglia la tua potenza, o Signore, e vieni a salvarci, vieni a santificarci" (Sl 80,3)
1.
Con la caduta di Adamo, il peccato ha infranto il piano divino per la
santificazione dell'uomo. I progenitori dell'umanità, creati ad immagine e
somiglianza di Dio in uno stato di grazia e di giustizia che li costituisce
figli dell'Altissimo, precipitano in un abisso di miseria trascinando con se
tutto il genere umano. Per secoli e secoli l'uomo geme nel suo peccato; esso ha
scavato un abisso insormontabile tra l'umanità e Dio e l'uomo giace al di là
dell'abisso assolutamente incapace di risollevarsi.
Per
fare ciò che l'uomo non può fare, per distruggere in lui il peccato e
restituirgli la grazia, Dio promette un Salvatore. La promessa fatta e rinnovata
attraverso i secoli, non si restringe al popolo d'Israele; interessa l'umanità
intera. Già Isaia lo aveva intravisto: " Verranno tanti popoli dicendo:
"Venite, saliamo al monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché
ci ammaestri sulle sue vie"" (2,3). E Gesù l'ha dichiarato
espressamente: " Vi dico che molti verranno dall'oriente e
dall'occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno
dei cieli " (Mt 8, 11). Il Signore Gesù è venuto a salvare tutti i
popoli, ad invitare tutti alla mensa del Padre suo, nel regno dei cieli.
Dio " vuole salvi tutti gli uomini e che vengano tutti a conoscenza
della verità " (1 Tm 2, 4); e perché tutti siano salvati, Dio ha
dato " il suo Figlio unigenito, affinchè chiunque crede in lui non muoia,
ma abbia la vita eterna " (Gv 3, 16). Così Dio ha amato il mondo. Se
Israele è stato il depositario della divina promessa ed ha avuto la
missione di tramandarla di generazione in generazione, non ne è però
l'unico beneficiario. Fin dall'antichità, nel piano di Dio, la
promessa è destinata all'intera famiglia umana: nessuno ne è escluso. Gesù
Salvatore è venuto per ogni uomo, e ad ogni uomo offre i mezzi necessari
alla sua salvezza.
2.
Scrivendo ai cristiani di Corinto S. Paolo indirizza
così la sua lettera: " ai santificati in Cristo Gesù, chiamati
ad essere santi con tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del
Signore nostro Gesù Cristo " (1Cr 1, 2). Tutti
coloro che credono in Cristo, a qualsiasi popolo appartengano sono
effettivamente " chiamati ad essere santi ", il che nel linguaggio
dell'Apostolo significa anzitutto appartenere, essere consacrati a Dio mediante
il battesimo e quindi, in forza di questa consacrazione, divenire personalmente
santi. Come la salvezza, così la santità è offerta a tutti gli uomini.
"Siate santi perché io sono santo " (Lv 11, 44),
aveva detto Dio al popolo di Israele; e Gesù ha specificato: "
Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste" (Mt 5,48). Queste
parole il Signore non le ha rivolte a un gruppo scelto, non le ha riservate ai
suoi Apostoli, ai suoi intimi, ma le ha pronunciate davanti alla
moltitudine che lo seguiva. Egli, il Santo per eccellenza, è
venuto a santificare tutti gli uomini e a tutti offre i mezzi
necessari non solo per la salvezza, ma anche per la santificazione:
" Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza " (Gv
10, 10).
La
Chiesa non si stanca di ripetere e di inculcare questo insegnamento del Signore:
" Nessuno creda che... [la santità] spetti a pochi uomini scelti fra
molti, mentre gli altri possono confinarsi in un grado inferiore di virtù...
Assolutamente tutti... sono compresi in questa legge, nessuno eccettuato "
(Pio XI, AAS. 1923, p 50). In modo particolare il Concilio Vaticano II ha
riaffermato l'universale vocazione alla santità: " tutti nella Chiesa, sia
che appartengano alla Gerarchia sia che da essa siano diretti, sono chiamati
alla santità... Il Signore Gesù, Maestro e Modello divino di ogni perfezione,
a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato la
santità della vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore " (LG
39.40). L'uomo non può trovare in sé risorse e forze che lo santifichino; Dio
solo è santo e Dio solo può santificarlo. Ma Dio stesso vuole essere il
santificatore delle sue creature e in Gesù benedetto offre ad ogni uomo, e a
piene mani, i mezzi perché si faccia santo.
•
O mio Dio, come sai far vedere che sei onnipotente! No, non c'è bisogno di
cercar ragioni per convincerci di quello che vuoi! Contrariamente a ogni umana
ragione, mostri ad evidenza che tutto è possibile, e che per trovar facile ogni
cosa basta amarti sinceramente e abbandonare tutto per te.
È proprio il caso di dire che fingi di renderci gravosa la legge, perché
tale io non la vedo, ne so come sia stretto il sentiero che conduce a tè. Non
è un sentiero, ma una strada reale, sulla quale chi si mette a camminare
coraggiosamente va innanzi con sicurezza, perché sgombra di passi pericolosi e
di pietre d'inciampo, voglio dire di occasioni di offenderti. Chiamo invece
sentiero, sentiero stretto e pericoloso, quello che da una parte ha valli
profonde in cui è facile cadere, e
abissi dall'altra: basta una minima inavvertenza per precipitare in fondo e ridursi in brani.
Chi ti ama veramente, o mio Bene, cammina con sicurezza per una strada
larga e reale, lontano dai precipizi. Per poco
che inciampi, ti affretti a stendergli la mano; e se il suo cuore batte non per
il mondo ma solo per te, non riescono a rovinarlo non dico una caduta
ma neanche molte, perché
cammina nella valle dell'umiltà.
Non so comprendere di che cosa si abbia paura a mettersi sulla strada
della perfezione. Degnati, o Signore, nella
tua misericordia " di farci conoscere che falsa sicurezza sia
quella di seguire il mondo e vivere in così evidenti pericoli, mentre la
sicurezza è nel progredire costantemente nelle
tue vie: "Si fissino in te i nostri sguardi e non temiamo che tu,
Sole di Giustizia, ti nasconda o ci lasci camminare fra le tenebre in pericolo di perderci, a meno che non siamo
noi i primi ad abbandonarti.
S. TERESA DI GESÙ, Vita (35,13-14)
3.
SANTIFICATI IN CRISTO GESU'
"
Mostraci, o Signore, la tua grazia;
donaci la tua salvezza " (Sl 85,8)
1.
"Ringrazio Dio continuamente per voi, per la grazia di Dio che vi è stata
data in Cristo Gesù " (1 Cr 1, 4), scrive
S. Paolo ai Corinti. È solo la grazia di Dio che giustifica l'uomo, che lo
santifica; questa grazia, giunge all’umanità per i meriti infiniti di Gesù
Signore nostro, e viene elargita a
quanti credono in lui. " I seguaci di Cristo - insegna il Vaticano II -
chiamati da Dio e giustificati in Gesù Cristo non secondo le loro opere ma
secondo il disegno e la grazia di lui, nel battesimo della fede
sono fatti veramente figli di Dio e compartecipi della vita
divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’ aiuto di
Dio, mantenere e perfezionare, vivendola, la santità che hanno ricevuta "
(LG 40).
Il
battesimo ha deposto nel cristiano il germe della santità, la grazia;
germe quanto mai fecondo perché rende l’uomo partecipe della vita divina, e
quindi della santità di Dio, germe capace di sbocciare in frutti preziosi di
vita santa, di vita eterna quando la creatura ne asseconda di buon volere lo
sviluppo. Ogni cristiano ha ricevuto questo dono: ogni cristiano può farsi
santo e lo diverrà non in proporzione di opere più o meno grandi
che potrà compiere, ma nella misura in cui, con l'aiuto di Dio, farà
fruttificare la grazia che il battesimo gli ha conferito. Essendo stato
battezzato è santo di diritto; lo deve essere anche di fatto, conducendo
una vita santa compiendo opere sante degne di un figlio di Dio, di un
salvato e redento da Cristo, di un membro della Chiesa che e il Corpo
mistico di Cristo. Dio che l'ha chiamato e santificato nel Figlio suo, in
lui gli darà tutte le grazie necessarie per condurre a compimento l'opera
incominciata " E’ fedele Dio - scrive l'Apostolo - dal quale siete
stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo Signore nostro!
" (1 Cr 1, 9).
2.
Gesù un giorno rivolgendosi ai discepoli diceva:
" Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete! Vi dico che
molti profeti e re hanno desiderato vedere quello che voi vedete ma non lo
videro, e udire quello che voi udite ma non l'udirono! " (Lc 10, 23-24).
Vedere il Salvatore ascoltare le sue parole di vita eterna, essere da lui
redenti e stato il sospiro del popolo di Israele nei lunghi secoli che hanno
preceduto la nascita di Cristo. E tutto ciò che è stato l'oggetto dei desideri
ardenti di innumerevoli uomini giusti, è diventato realtà per il nuovo
Israele, la Chiesa di Cristo che da due millenni vive e cresce per la grazia
santificante del suo Signore. Ogni cristiano ormai può goderne la pienezza;
beato chi sa trarne profitto.
Ma perché la grazia di Cristo porti frutti di santità, è necessario
che investa e trasformi tutto l'essere e l'agire dell'uomo rendendolo santo in
ogni suo gesto: pensieri, affetti,
intenzioni, opere; in ogni particolare e in tutto il
complesso della sua vita. A misura che la grazia cresce e matura nel
credente, esercita in lui un influsso sempre
più ampio e profondo, e quando il suo influsso santificante si estenderà
effettivamente a tutte le sue attività orientandole
senza eccezione al compimento della volontà
di Dio e alla sua gloria, il cristiano vivrà davvero in comunione con
Cristo, intimamente unito a Dio, compartecipe della sua vita e della sua santità.
Questa è la pienezza della grazia, pienezza di vita cristiana, santità
autentica.
La
santità non consiste nella grandezza delle opere esteriori o nella
ricchezza delle doti di natura, ma nello sviluppo pieno della grazia e
della carità ricevute nel battesimo, sviluppo che si attua quanto più l'uomo
si apre al dono divino, si rende pienamente disponibile a Dio,
pronto e docile ai suoi inviti, alla sua azione santificatrice. Così anche il
più umile fedele che non ricopre posti importanti nella Chiesa, non
possiede grandi doti umane ne ha grandi missioni da assolvere può
giungere a un alto grado di santità. Anzi Gesù ha dichiarato di essere
venuto a salvare, a santificare in modo speciale proprio questi umili, questi
poveri, ignorati da tutti, ed ha esclamato: " Ti rendo lode, o Padre,
Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e
ai sapienti e le hai rivelate ai semplici!" (Lc 10,21).
•
O Padre eterno, quale fu la causa per cui ponesti l'uomo
in tanta dignità? L'amore inestimabile col quale riguardasti in te
stesso la tua creatura e ti innamorasti di lei; e perciò la creasti per amore e
le hai dato l'essere, perché ella gustasse il tuo sommo ed eterno bene. Per il
peccato commesso perdette la dignità nella quale tu la ponesti; per la
sua ribellione a te, cadde in guerra con la
tua clemenza, sicché diventammo tuoi nemici. Tu, mosso da quello stesso fuoco con cui ci creasti, volesti
riconciliarti con il genere umano che era caduto nella grande guerra, perché della guerra si facesse la grande pace; e ci
desti il Verbo dell' Unigenito tuo Figliolo, il quale fu mediatore fra
noi e te. Egli fu nostra giustizia, poiché punì
sopra di sé le nostre ingiustizie e fece l'obbedienza tua,
Padre eterno, che gli desti quando lo vestisti della nostra umanità.
O abisso di carità! Qual cuore si può difendere, che
non scoppi a vedere l'Altezza discesa a tanta bassezza
quant'è la nostra umanità? Noi siamo immagine tua e tu immagine nostra,
per l'unione che hai fatta nell'uomo, velando la deità con la miserabile nuvola
e massa corrotta di Adamo. Chi ne fu la causa? L'amore. Tu, Dio, ti sei fatto
uomo, e l'uomo è fatto Dio.
S. CATERINA DA SIENA, Dialogo 13, p 36-7
•
A te, Signore, innalzo l'anima mia. Dio mio, in te confido; ch'io non resti
deluso... No, non sarà confuso nessuno di quanti sperano in te; resteranno
confusi, invece, gli sleali che ti tradiscono. Signore, fammi conoscere le tue
vie; insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità ed ammaestrami, poiché
tu sei il Dio della mia salvezza ".
Salmo 25,1-5
4.
SANTI NELLA CARITA'
"O
Signore, il tuo amore e la tua grazia mi accompagnino in tutti i giorni della
mia vita" (Sl 23,6)
1.
"Il Signore asciugherà le lacrime su ogni volto" (Is 25,8), dice
Isaia alludendo all'opera di salvezza che un giorno Dio avrebbe compiuto a
favore del suo popolo. È quanto si è realizzato alla venuta di Gesù: " E
si radunò attorno a lui molta
folla - racconta Matteo - recando con
sé zoppi, ciechi, sordi e molti altri malati e li deposero ai suoi piedi, ed
egli li guarì" (15,30). L'opera di
Cristo si è presentata subito come un'opera di bontà,
di carità infinita a sollievo di tutte le miserie umane;
In tal modo Gesù rivelava agli uomini l'intima natura di
Dio: l'amore.
"Dio è amore" (l Gv 4,16), dirà più tardi l’apostolo
Giovanni, traendo questa asserzione non da concezioni teoriche, ma da quanto
egli stesso aveva visto e toccato con mano del Verbo di vita, il Figlio di Dio
(ivi 1): malati guariti, morti
risuscitati, oppressi ed afflitti soccorsi, peccatori assolti e riabilitati.
Inoltre Giovanni aveva ascoltato i
discorsi del Signore sull'amore del Padre celeste, amore che Gesù stesso
incarnava e dal quale era condotto a dare la vita per la salvezza degli uomini.
Tutto questo l'Apostolo, sotto
l'ispirazione dello Spirito Santo, ha
riassunto nella formula " Dio è amore ".
Il
significato di questa breve parola è tanto profondo. Dio è amore, ossia
tutto ciò che è in Dio, tutto l'essere di Dio è amore: Dio è
essenzialmente amore. L'amore, anche l'amore umano, è volontà di bene, è
l'atto della volontà che si porta verso il bene. In Dio, essere infinito,
l'amore è volontà infinita di bene che va verso il bene infinito che è Dio
stesso. L'amore in Dio è dunque una infinita compiacenza del suo Bene
infinito in cui egli trova tutta la sua felicità; e tuttavia Dio non chiude
solo in se stesso il suo amore, ma lo effonde al di fuori di sé chiamando alla
vita innumerevoli creature per comunicare ad esse il suo
bene, la sua felicità. Egli, che è amore, crea gli
uomini in un atto di amore e in un atto di amore li conserva e li
dirige alla loro felicità orientandoli a sé, Bene sommo, e rendendoli capaci
di amarlo.
2.
" Dio è amore; e chi dimora nell'amore dimora in
Dio e Dio in lui " (1 Gv 4, 16). Ora Dio ha largamente
diffuso il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che
ci fu dato; perciò il dono primo e più
necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni
cosa e il prossimo per amore di lui " (LG 42).
A somiglianza di Dio, la vita del cristiano deve essere essenzialmente
amore: anzitutto amore verso Dio bene
infinito e quindi amore verso tutti gli uomini. Ciò è possibile perché
Dio ha infuso nel cuore dei credenti una scintilla del suo amore infinito. Chi
asseconda questo amore divino
e vive in esso " dimora in Dio e Dio in lui ", appunto perché
partecipa della vita di Dio che è amore.
Ma chi col peccato si oppone all'amore spegne in sé la
vita divina e precipita nella morte: " Chi non ama rimane nella morte" (l Gv 3,14). Carità e grazia formano
un tutt'uno inscindibile: è
impossibile vivere in grazia di Dio
se si rifiuta il suo amore, è impossibile essere " partecipi
della natura divina" (2 Pt 1,4) se il cuore si chiude
alla carità, perché Dio è carità. Al contrario, quanto più il
credente cresce nell'amore, tanto più vive in Dio, in intima comunione
con lui, fino al punto di non vivere più per
se stesso, ma per Dio (S.T. 2-2, 16, 6).
La carità rendendo l'uomo partecipe di quell'amore che
Dio è, lo rende simile a Dio, suo vero figlio e a lui lo
unisce; essa è quindi la virtù più grande e non solo in
questa vita, ma anche nell'altra. La carità, infatti, resterà
in eterno e dalla sua intensità dipenderà la beatitudine
eterna di ogni eletto.
Ogni cristiano è santo, ossia partecipa della santità di Dio nella
misura in cui partecipa del suo amore. Ne segue che la carità è veramente
" il primo dono e il più necessario " che Dio abbia fatto all'uomo e
nello stesso tempo è il primo e più grande comandamento che Dio gli abbia
dato: " Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua
anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e il primo comandamento. E
il secondo è simile a questo: Amerai il prossimo tuo come tè stesso " (Mt
22, 37-39). L'amore è l'essenza della santità, è il dinamismo della vita
cristiana, della vita di grazia.
•
Come si fa presto a dire: Dio è amore! Sì, l'espressione è breve: se conti è
una frase sola; ma se pesi, quanto è ponderosa! Dio è amore,... chi sta
nell'amore sta in Dio, e Dio in
lui. Abbi la tua dimora in Dio e sii tu dimora
di Dio; sta in Dio e Dio starà in te. Resta in te
Dio per tenerti in sé; resti tu in Dio per non cadere.
Ecco, Signore, che tu mi ecciti ad amarti. E potrei
io amarti, se tu per il primo non m'avessi amato? Se
fui pigro ad amare, deh! ch'io non sia pigro nel corrispondere al tuo
amore. Tu fosti primo ad amarmi... e neppur
dopo questo sono disposto ad amarti!
Mi amasti benché iniquo, ma distruggendo la mia iniquità; mi amasti
benché iniquo, ma non mi hai chiamato alla
Chiesa perché continuassi a commettere l'iniquità. Mi
amasti infermo, ma venisti a visitarmi per guarirmi. Da
ciò si rese manifesta la tua carità verso di me, perché
venisti in questo mondo, affinchè per te io abbia la vita.
Non voglio essere solo a magnificarti, non voglio essere
solo ad amarti; non voglio essere solo ad abbracciarti: che,
abbracciandoti io, non mancherà ad altri ove porre le sue
braccia...
Vergogna per me, se volessi portarti un amore invidioso!... Trarrò in
amore i miei congiunti e tutti quelli di casa mia... Anzi, trarrò quanti posso,
per via di esortazioni, di preghiere, di discorsi, di ragionamenti, accompagnati
da mansuetudine e amabilità. Sì li trarrò ad amarti,
sicché magnificandoti essi pure, siamo nel magnificarti tutti
uniti.
S. AGOSTINO
• Amore chiama amore: nonostante la mia miseria e l'essere ancora agli
inizi, non voglio trascurare mai di considerare questa verità e di eccitarmi
all'amore. Quando tu, o Signore, mi facessi la grazia di accendermi in cuore questo
fuoco, tutto mi diverrebbe facile e potrei in breve passare alle opere senza
alcuna fatica. Dio mio, per l'amore che ci
hai portato e per quel tuo glorioso Figliolo che per amor
nostro ha sofferto tanto, donami questa fiamma di cui
ho tanto bisogno.
S.
TERESA DI GESÙ, Vita 22,14