MONSELICE. Quando l'arbitro fischia la fine, al Comunale cala il gelo. Non un fischio, una protesta, un coro: nulla di tutto questo. Solo un silenzio assordante, che probabilmente è ancora peggio. Quasi nessuno ci crede più, la retrocessione è uno spettro che prende sempre più corpo. Il Monselice non batte il Torri, resta a 7 punti dalla zona salvezza a 11 giornate dalla fine: insomma i biancorossi sono sull'orlo del baratro o forse ci sono già dentro, appesi ad un filo esilissimo prima di cadere in Promozione. Se quindici giorni fa si diceva che per salvare il Monselice serviva un miracolo, adesso ne servono... due. La partita dell'ultima spiaggia, quella che poteva portare a 4 i punti dalla salvezza, è passata senza che i biancorossi potessero far saltare il bunker difensivo allestito dal Torri. La situazione è grave non tanto per la classifica (che pure mette i brividi al solo guardarla) ma per il senso di impotenza che si ricava dal Monselice di questo periodo. Cioè: sette punti da recuperare a 11 giornate dalla fine sono tanti, in qualsiasi modo si guardino. Però una squadra carica, brillante ed in rimonta ci può anche riuscire. Il problema è che il Monselice di questi ultimi tempi non dà di sé un'immagine di convinzione o di forza. Non sembra una squadra con l'argento vivo addosso, che sente di poter compiere un'impresa: tutt'altro. La partita di ieri è stata emblematica: il primo tempo ha visto i monselicensi attanagliati dalla paura, incapaci di farsi vedere dalle parti di De Bernardi e soprattutto di schiacciare gli avversari nella loro metà campo. Nell'intervallo Vegro scuote i suoi e la differenza si vede: il Monselice, almeno, ci mette l'anima. Solo che nella sostanza le cose non cambiano: gli uomini di Vegro producono un paio di occasioni che però hanno il difetto di non essere mai dei tiri nello specchio della porta. Mascotto dà più vivacità, ma non basta. L'estremo difensore ospite non deve mai fare nemmeno una parata. Al 13' una bella combinazione in velocità tra Bertan e Ferrarese mette il numero sette in condizione di battere a rete da buona posizione, anche se il suo tiro termina alto. Al 22' un clamoroso errore di Simonetto spalanca una voragine per Bertipaglia. Il centravanti si invola verso la porta ma la sua conclusione termina alta. Poi tanta voglia, tanta corsa, ma poca sostanza e soprattutto poca qualità. L'argentino Cuffa, giunto sotto la Rocca per affiancare Bertipaglia e Ferrarese alla ricerca dei gol, ha mostrato un gran temperamento ma non si è mai reso pericoloso, né come finalizzatore né come uomo assist. Non sembra il «salvatore».

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