CAPITOLO VI

ANALISI DELL’AREA

DI PROGETTO

 

 

 

 

L’area oggetto dell’analisi si trova in prossimità del centro di Alfonsine (RA), ha una superficie pari a 1,5 ettari ed attualmente viene coltivata a frutteto in tutta la sua estensione. Di seguito verrà analizzata in tutte le sue caratteristiche.

6.1. L’aria

Dalle analisi effettuate in loco sono stati individuati nelle piante e nei fondi confinanti tracce di antigrittogamici organofosforati, dovuti ai trattamenti fitofarmacologici effettuate sulle colture presenti, per la loro protezione agli agenti patogeni.

Per quanto riguarda gli agenti inquinanti tipici delle zone urbanizzate cioè: ossidi di azoto, ossidi di carbonio, ossidi e anidridi solforose, polveri e metalli pesanti, prodotti principalmente dalle autovetture e dalle emissioni degli impianti termici a gas metano, tutti i parametri rientrano nei limiti di legge.

Inoltre dallo studio dei dati climatici a disposizione non si evidenziano particolari fenomeni climatici prolungati (inversioni termiche, nebbie, ecc.) atti a provocare il ristagno dell’aria nell’area in esame.

Le opere di sistemazione esterna previste dal progetto non contribuiscono in maniera significativa ad alterare le caratteristiche microclimatiche dell’area, limitando al minimo la cementificazione del suolo.

L’intervento contribuirà a migliorare la qualità dell’aria dell’isolato, in quanto cesserà la contaminazione da parte degli antigrittogamici dei fondi limitrofi e dell’area stessa; inoltre la realizzazione del parcheggio sotterraneo, la totale pedonabilità degli spazi pubblici e la realizzazione di un area verde attrezzata contribuirà a purificare l’aria dagli agenti inquinanti.

Per quanto riguarda le caratteristiche degli edifici previsti dal progetto, l’adottamento di sistemi naturali sia per il riscaldamento che per il raffrescamento delle diverse unità abitative, dalla scelta di un impianto di riscaldamento a parete radiante a bassa temperatura, limiteranno sia il consumo di gas metano che quello di energia elettrica, riducendo così le immissioni in atmosfera di gas combusti; inoltre posizionando le canne fumarie sottovento agli edifici rispetto alle direzioni dei venti dominanti invernali, si limiterà la possibilità di eventuali ricadute di agenti inquinanti sugli edifici stessi.

6.2. Acque superficiali e sotterranee

L’area soggetta all’intervento è costituita da terreni coesivi, formati principalmente da limi sabbiosi, come si può constatare dalle tavole tematiche riguardanti il suolo e il sottosuolo (cap 6, 6.3). L’area in superficie non è attraversata da nessun corso d’acqua, mentre il sottosuolo è caratterizzato da un primo acquifero relativamente prossimo al piano di campagna.

Il terreno costituente l’area è classificato secondo la formula di Attemberg fra i terreni semipermeabili e quelli permeabili. Ciò implica una particolare attenzione atta, sia nella fase costruttiva che in quella di utilizzo, ad evitare pericolosi sversamenti di agenti inquinanti nel terreno che potrebbero inquinare la falda freatica presente. Di conseguenza una particolare attenzione verrà posta nella realizzazione dei condotti fognari.

Per quanto riguarda gli edifici previsti, per attuare le pratiche di risparmio idrico, ogni unità abitativa verrà munita di proprio contatore per il controllo dei consumi, su tutti i sanitari verranno applicati dei miscelatori dotati di sistema per il risparmio dell’acqua, mentre le cassette per il WC saranno del tipo a doppio scarico.

Sia l’adozione di soluzioni tecnologiche che la scelta dei materiali e di particolari soluzioni formali, contribuiranno, in maniera considerevole, ad ridurre i carichi termici estivi diminuendo sensibilmente il bisogno idrico dovuto al condizionamento estivo. Inoltre per il fabbisogno irriguo dell’area verde è prevista la raccolta dell’acqua piovana in apposite cisterne interrate.

6.3. Suolo e sottosuolo

6.3.1. Relazione geologica

6.3.1.1. Schema Stratigrafico

Il territorio della Provincia di Ravenna è interessato esclusivamente da rocce di età terziaria e quaternaria. Geologicamente e morfologicamente può essere diviso in due parti: a sud della via Emilia si ha la zona montana, con caratteristiche del tutto particolari, in contrapposizione con la zona pianeggiante a nord della via Emilia, in cui l’uomo, con lo sfruttamento agricolo e con la regimazione idraulica, ha alterato profondamente l’assetto paesaggistico originale. Tutti i dati e le informazioni sulle successioni stratigrafiche della pianura provengono dalle prospezioni e dalle perforazioni per gli idrocarburi che forniscano gli elementi per la ricostruzione della cronologia geologica profonda; le indagini geotecniche e le perforazioni per i pozzi d’acqua danno indicazioni solo per gli spessori più superficiali della successione sedimentaria.

Il quadro consolidato che oggi si utilizza come riferimento è il seguente:

· Messiniano: i terreni di questa età, i più antichi noti nella zona, sono stati interessati soltanto da poche perforazioni da parte dell’AGIP. Lo spessore massimo raggiunto è stato di circa 700 metri e non ne ha raggiunto la base. Dal punto di vista litologico per i primi 100 metri si tratta di bancate di sabbia, mentre la parte inferiore è rappresentata da marne con qualche intercalazione sabbiosa.

· Pliocene inferiore: è rappresentato da terreni argillosi con qualche intercalazione sabbiosa che, alla base, passano ad alternanze di sabbia e argilla. I loro spessori variano da circa 500 a 1.500 metri.

· Pliocene medio e superiore: i terreni di questa età occupano l’intervallo compreso tra 1.000/2.300 metri e 1.200/4.400 metri a seconda della zona. Dal punto di vista litologico si passa da bancate di sabbia, intercalate da setti argillosi, con rapidi passaggi laterali di fasce. La successione del pliocene medio superiore risulta concordante e continua con sovrastanti terreni quaternari e anche con quelli sottostanti del pliocene inferiore, mentre è discordante su questi ultimi all’apice dell’anticlinale.

· Quaternario: i terreni di quest’era costituiscono nella loro globalità una successione post-orogenica o post-tettonica rispetto all’ultima fase compressiva che ha interessato la regione tra il pliocene inferiore e medio. I terreni quaternari si spingono dal piano di campagna fino a profondità variabili da 1.000 a 2.300 metri. Da fonti AGIP si tratterrebbe di un quaternario marino caratterizzato da sabbie prevalenti con intercalazioni argillose più o meno accentuate e può essere suddiviso in un complesso inferiore caratterizzato da bancate di sabbia con intercalazioni argillose e in un complesso superiore costituito da bancate di argilla e sabbia. Per i primi 100 metri di profondità dalla superficie del suolo si possono riconoscere i terreni del Wurm III e post-Wurm ed Olocene con sabbie e argille, torbe e ghiaie.

6.3.1.2. Schema strutturale

Lo schema strutturale della pianura è caratterizzato da uno stile a pieghe ad andamento NW-SE, interessato da frequenti ondulazioni assiali e con una immersione generale verso Sud-Est. Tali ondulazioni si presentano di norma asimmetriche con vergenza verso Nord. I terreni neogenici sono stati interessati da vari piegamenti in due fasi distinte avvenute tra Miocene e Pliocene. Tra essi la seconda fase sembra che abbia influito maggiormente nell’area emiliana-romagnola, dove la discordanza tra i terreni del Miocene e quelli del Pliocene inferiore è attenuata, mentre si osserva un più accentuato piegamento ed una maggiore erosione nei termini del Pliocene inferiore.

Secondo il dott. Selli dell’AGIP si possono distinguere le due seguenti unità strutturali:

· Unità profonda: costituita da sedimenti del Messiniano e Pliocene inferiore. Tali terreni sono concordanti tra di loro e sono deformati secondo pieghe e faglie orientate NW-SE. All’inizio del Pliocene medio, le anticlinali emersero dal mare con conseguente erosione del loro apice. Il panorama che caratterizzava il territorio ravennate durante questo periodo doveva essere molto simile ad un arcipelago di isole.

· Unità superiore: costituita da sedimenti del Pliocene medio superiore e dal quaternario in concomitanza tra di loro. Tale successione poggia in trasgressione e discordanza sul Pliocene inferiore all’apice delle anticlinali, mentre nelle sinclinali è ancora concordante e continua con i sedimenti sottostanti.

Le strutture Plioceniche sepolte sembrano influenzare, anche se in modo decrescente col diminuire della profondità, l’assetto dei sedimenti pleistocenici, che si presentano abbastanza ondulati con una generale pendenza verso Sud-Est, seguendo l’immersione degli assi strutturali Pliocenici. I sedimenti alluvionali recenti, hanno un assetto irregolare e più complesso. Pur presentandosi in stratificazione generalmente subparallela, presentano a volte notevoli variazioni di potenza, che sembrano dovute ad ondulazioni del letto con depressioni ad andamento appenninico e probabilmente influenzate dalla presenza di paleoalvei. Nella parte più superficiale sono stati del resto riconosciuti numerosi paleoalvei talora sovrapposti e variamente orientati, che complicano la già complessa situazione idrogeologica della pianura ed in particolare della rete idrica sotterranea.

6.3.1.3. Conclusioni

Dalla valutazione effettuata dall’analisi della cartografia si può costatare che non esistono nell’area particolari impedimenti atti a non rendere edificabile l’intero lotto.

Bisogna però sottolineare la presenza di una forte subsidenza interessante tutto il capoluogo, causata principalmente dall’estrazione, da parte di industrie alimentari presenti sul territorio comunale, di grossi quantitativi di acque sotterranee.

Per evitare quindi pericolosi cedimenti differenziati del terreno, si è deciso di implementare le basi di appoggio delle fondamenta in modo da garantire una migliore è più graduale pressione sul terreno sottostante.

Inoltre la presenza del primo acquifero relativamente prossimo al piano di campagna, obbliga per quanto riguarda il parcheggio sotterraneo la costruzione di una doppia parete di contenimento delle acque del sottosuolo, prevedendo un sistema di allontanamento forzato, tramite pompa meccanica, delle eventuali acque di infiltrazione.

Particolare cura verrà posta nella realizzazione delle fondamenta e dei muri interrati, impermeabilizzandoli, per prevenire il fenomeno dell’umidità di risalita, generatore di numerosi fenomeni patologici.

6.4 Clima della località in esame

Il clima di Alfonsine in base alle analisi dei dati relativi al periodo 1958-1995 registrati presso la locale stazione di rilevamento termopluviometrica denominata C.A.M.S.E. situata alla periferia della frazione di Longastrino, si può classificare di tipo temperato. Le precipitazioni presentano un massimo principale in autunno e un massimo secondario in inverno. Specie nella stagione invernale compaiono nebbie intense con conseguente riduzione della radiazione solare e delle temperature massime giornaliere.

6.4.1. Temperatura

Possiamo constatare dall’esame dei dati a disposizione che la località in esame è caratterizzata da un inverno relativamente mite e da un periodo estivo molto caldo con temperature maggiori ai 25°C per la maggior parte della giornata.

Fig. 1. Temperatura media oraria mensile in °C.

6.4.2. Precipitazioni

Analizzando i dati climatici a disposizione si può constatare che le precipitazioni presentano un massimo principale in autunno e uno secondario in inverno.

Fig. 2. Precipitazioni medie mensili.

Mentre nel periodo invernale le precipitazioni, di bassa intensità, provvedono a reintegrare la riserva idrica del suolo, in estate invece sono in genere insufficienti per soddisfare i fabbisogni idrici delle colture più comuni.

Le precipitazioni estive, a carattere prevalentemente temporalesco, presentano un intensità maggiore della velocità di infiltrazione dell’acqua nel terreno, dando origine a fenomeni di scorrimento superficiale.

 

Fig. 3. Precipitazioni minime, medie e massime mensili in mm.

 

6.4.3. Umidità relativa

Da un’analisi dei dati climatici si può costatare che la località in esame è caratterizzata da notti molto umide per tutto il periodo dell’anno, e soprattutto nel periodo estivo. Quindi per garantire il comfort alle persone è necessario aver a disposizione un certo movimento d’aria che favorisca la traspirazione del corpo e quindi il suo raffrescamento.

Nella stagione estiva, anche durante il giorno nonostante l’umidità sia relativamente bassa, a causa delle alte temperature è necessario comunque garantire una ventilazione adeguata.

Fig. 4. Umidità relativa media oraria mensile.

 

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