CAPITOLO I

VALUTAZIONE D'IMPATTO AMBIENTALE

 

 

 

 

1. Analisi del sito

L’analisi del sito deriva dalla cultura anglosassone del site planning e può essere assunta come una serie di elementi conoscitivi dei luoghi a cui si debbano portare modificazioni fisiche e ambientali a seguito di un operazione di attuazione indiretta del P.R.G. vigente.

Si presuppone ovviamente che le prescrizioni e le norme urbanistiche ed edilizie vigenti vengano rispettate e che l’attenzione venga posta, nella progettazione dell’intervento, su alcuni elementi dell’ambiente, che rispondano a indirizzi o normative di livello regionale o nazionale.

La non rispondenza alle norme ambientali costituisce un elemento di rigetto del progetto stesso da un punto di vista ambientale; ma anche nell’ambito del rispetto della legislazione vigente si possono comunque introdurre alterazioni peggiorative del sistema territoriale interessato dal progetto. L’analisi approfondita del sistema ambientale esistente costituisce l’elaborazione base, con finalità prevalentemente conoscitive: conoscere meglio per progettare meglio.

Tali analisi sono raggruppate entro tre categorie fondamentali che corrispondono ai seguenti sub-sistemi del sistema ambientale complessivo:

· analisi ecologico ambientale:

- analisi dell’aria;

- analisi delle acque superficiali e sotterranee;

- analisi del suolo e del sottosuolo;

- analisi dell’ambiente naturale e degli ecosistemi;

- analisi del paesaggio.

· analisi insediativo infrastrutturale:

- carta della visibilità attiva e passiva dell’area (emergenze, coni ottici, ecc.);

- carta della morfologia insediativa all’intorno (tipologie, dimensioni, limiti e ostacoli);

- carta delle emergenze storiche, artistiche, culturali e paesaggistiche;

- carta strutturale della viabilità.

· analisi socio economiche.

Questo elenco risulta molto esteso e adatto ad interventi di ogni tipo e a qualunque scala. Per interventi di piccole e medie dimensioni sarà compito del progettista valutare quali analisi sono effettivamente opportune riducendo il campo di indagine.

1.2. Analisi Ecologico Ambientale

1.2.1. Analisi dell’aria

Dall’esperienza maturata fino ad oggi si riscontra che l’incremento di inquinamento atmosferico dovuto agli interventi di urbanizzazione proposti in ambito urbano risulta in genere trascurabile, rispetto alla criticità complessiva di tutta l’area urbana derivante dalla sommatoria di moltissime sorgenti, diffuse o concentrate.

1.2.1.1. Quadro di riferimento normativo

A livello nazionale la materia riguardante l’inquinamento atmosferico è disciplinata dal "Testo Unico delle Leggi Sanitarie", con indicazioni generali, e con validità specifica dal DPCM 28/3/1983 e dal DPR 203/88 che definiscono gli Standard di Qualità dell’Aria: SQA. Il DM 10/11/1992 fissa i limiti di attenzione e di guardia dell’inquinamento atmosferico, il cui superamento è ritenuto fonte di rischio per effetti acuti sulla salute.

1.2.1.2. Schema tecnico per lo studio

· Caratterizzazione della componente in termini di stato dell’ambiente e di azioni di progetto:

a)Individuazione e quantificazione delle nuove emissioni prodotte dall’intervento in progetto, riconducendosi alla suddivisione in: sorgenti lineari, puntuali ed areali ed impostando lo studio in previsione della verifica delle possibili ricadute sia sulla stessa area di intervento, che sull’intorno.

b)Individuazione e quantificazione delle altre fonti di emissioni esistenti nella zona ed impostando lo studio in previsione della verifica delle possibili ricadute nella stessa area di intervento.

c)Stato della qualità dell’aria al suolo nei siti potenzialmente vulnerabili: esso dovrà essere riferito ai parametri che maggiormente possono provocare problemi alla salute della popolazione e, in determinati casi, allo stato di conservazione delle vegetazione.

d)Caratteristiche meteoclimatiche che condizionano la circolazione di masse d’aria (analisi del microclima locale): la caratterizzazione dello stato fisico dell’atmosfera richiede chiaramente anche la definizione di un certo numero di parametri meteoclimatici: per esempio il regime anemometrico, le condizioni di stabilità atmosferiche, le situazioni di inversione termica, la temperatura, l’umidità relativa, ecc.

Il clima di una data area è legato principalmente alla posizione geografica della stessa, alla sua altitudine, alle sue caratteristiche orografiche. Su vasta area il clima è fondamentalmente influenzato dall’effetto congiunto dei fenomeni meteorologici che determinano lo stato medio del tempo, mentre in ambito locale si possono a volte evidenziare delle caratteristiche microclimatiche particolari che discendono dai fattori più diversi: vegetazione, idrologia superficiale, geomorfologia, ecc. Ai fini degli studi di impatto il clima interessa in quanto fattore di modificazione dell’inquinamento atmosferico ed in quanto bersaglio esso stesso di possibili impatti. Si tratterà in primo luogo di verificare l’esistenza nell’area di intervento di zone di elevata sensibilità alle variazioni microclimatiche o di situazioni critiche dello stesso punto di vista microclimatico. Ai fini della previsione degli impatti è importante verificare l’eventuale presenza di alcune tipologie di interventi potenzialmente climalteranti, per esempio la realizzazione di ampie aree edificate o comunque cementificate con possibili modifiche dell’irradiazione solare e del bilancio termico locale, per le quali si rendono appunto necessari degli approfondimenti in termini analitici e previsionali della componente clima.

· Individuazione degli indicatori di controllo della qualità dell’aria.

Generalmente è più pratico, dal punto di vista operativo, fare riferimento agli stessi indicatori per cui sono stabiliti i limiti di accettabilità dalla normativa, questo ai fini di eventuali verifiche di conformità alle stesse leggi o per via dell’esistenza dei dati storici forniti dalle centraline di monitoraggio, a cui poter fare riferimento.

I parametri che potrebbero essere opportuno considerare, qualora non si verifichi la presenza di altre fonti specifiche, possono essere i seguenti:

- ossidi di zolfo e di azoto;

- polveri;

- metalli pesanti;

- idrocarburi policiclici aromatici (IPA);

- microinquinanti cloro-organici;

- ossidi di carbonio;

- pesticidi.

La selezione ed il livello di approfondimento degli stessi od eventualmente l’introduzione di indicatori aggiuntivi dipenderà fortemente dalla natura dell’intervento previsto ed andrà valutato volta per volta.

Quanto ai parametri meteoclimatici può essere sufficiente il riferimento a quelli ordinari, se non si evidenziano particolari necessità di approfondimento in relazione alla tipologia specifica dell’intervento:

- temperatura e precipitazioni;

- livelli di umidità;

- regime dei venti.

- previsione degli impatti ed individuazione dei punti di attenzione.

Per l’individuazione dello scenario post-opera andrà valutata l’incidenza di intervento in termini di impatti significativi. Tra i punti di attenzione che sarebbe possibile segnalare si evidenziano i seguenti:

- inserimento dell’opera in zone sensibili a vario titolo all’inquinamento atmosferico;

- inserimento dell’opera in aree già ad elevato livello di criticità;

- produzione da parte dell’intervento di flussi inquinanti particolarmente cospicui;

- definizione dello stato futuro dell’aria.

1.2.1.3. Sistemi di mitigazione

Gli interventi che si possono proporre sono molteplici ed agiscono a diversi livelli:

- interventi che agiscono sulle sorgenti attraverso la riduzione delle emissioni;

- interventi progettuali mirati alla riduzione delle esposizioni del progetto alle emissioni esterne;

- interventi che agiscono attraverso la rimozione degli inquinanti immessi.

In generale gli interventi attuabili possono essere puntuali in quanto legati al caso specifico o azioni a più vasta scala quali le politiche, i piani urbani, ecc. In questa sede ci si limita alla valutazione degli interventi attivabili alla scala dell’intervento.

Per quanto riguarda il primo tipo di riduzioni legate alle sorgenti saranno opportune scelte indirizzate verso impianti di riscaldamento e condizionamento ad alto rendimento e a ridotto livello di emissioni. I percorsi veicolari e i parcheggi dovranno minimizzare gli spostamenti e ridurre quindi le emissioni legate agli stessi, la velocità di marcia dovrà essere rallentata in modo da ridurre i consumi e le emissioni.

1.2.2. Analisi delle acque superficiali e sotterranee

La protezione complessiva delle risorse idriche per un’estensione territoriale che abbia come riferimento il bacino idrografico comporta da un lato il controllo dei consumi globali e dall’altro il mantenimento o il ristabilimento di una qualità delle acque che ne permetta un uso multifunzionale. Si intende sottolineare che poiché tutte le risorse idriche sono strettamente connesse in un ciclo naturale, il consumo di acqua ha effetti diretti sulla qualità, ogni uso ne determina infatti uno scadimento di qualità.

Le caratteristiche delle acque sotterranee sono strettamente interconnesse con quelle del suolo, vi è uno scambio costante di materia che comprende anche gli elementi della contaminazione. In questo senso divengono necessarie le analisi e le verifiche richieste per la componente suolo e sottosuolo per determinare i rischi reali della contaminazione delle falde.

Le caratteristiche biochimiche delle acque superficiali sono determinate, oltre che dalle caratteristiche dell’ambiente naturale attraversato dai corsi d’acqua, dalla somma del carico contaminante che vi viene riversato sia da fonti puntuali che diffuse. Le analisi dell’impatto sulle acque superficiali generato dal progetto in esame dovrà inserirsi in questa prospettiva permettendo un’esatta valutazione del carico contaminante prodotto e riversato nell’ambiente in seguito alla realizzazione e gestione del progetto.

Dovranno essere definiti nel dettaglio gli aspetti quantitativi e qualitativi delle modificazioni apportate dal progetto al sistema delle acque superficiali e agli acquiferi direttamente o indirettamente interessati. Gli elementi su cui fondare l’analisi dell’impatto ambientale di un progetto sulle risorse idriche sono:

- la possibilità di realizzare le pratiche del risparmio idrico;

- la definizione delle caratteristiche fisico-chimiche di ogni scarico idrico generato;

- le interrelazioni tra la superficie e l’insieme del profilo del suolo interessato dall’intervento.

I progetti dovranno inoltre avere i seguenti obiettivi:

- ridurre il livello di artificialità apportato dall’opera di urbanizzazione al regime idraulico;

- differenziare gli approvvigionamenti in relazione agli usi;

- differenziare le reti di deflusso secondo le caratteristiche delle acque.

1.2.2.1. Quadro di riferimento normativo

Il Testo Unico delle Leggi Sanitarie (R.D. n. 1265, 1936) definisce gli aspetti generali sull’igiene del suolo e dell’abitato. La Legge 10/5/76 n. 319 (integrata e modificata dalla L. n. 650, 1979) definisce la qualità degli scarichi in acque superficiali e fognature. Il D.P.R. 8/6/82 in attuazione della direttiva CEE definisce la qualità delle acque per la balneazione. Il D.P.C.M. 8/2/85 n. 164 definisce le caratteristiche di qualità delle acque destinate al consumo umano. La Legge n. 183/89 sulla difesa del suolo ha riorganizzato a livello territoriale le diverse competenze idrauliche, definendo come ambito territoriale base il bacino idrografico ed istituendo a questo fine l’Autorità di Bacino. La Legge 4/1/94 n. 5 definisce come prioritari gli usi indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse e stabilisce che l’uso per il consumo umano è prioritario rispetto ad altri usi del medesimo corpo idrico.

1.2.2.2. Schema tecnico per lo studio

Le indagini dovranno essere estese a tutta l’area influenzata, direttamente o indirettamente, dalla realizzazione dell’intervento, nonché ad un adeguato intorno in funzione delle dimensioni, tipo, caratteristiche strutturali e importanza dell’opera precisata, della complessità dal punto di vista idrogeologico e idraulico dell’area in esame, nonché della tipologia e frequenza delle informazioni e dei dati di carattere idrografico di cui già si dispone. Per la cartografia di analisi si dovrà fare riferimento agli elaborati richiesti nella sezione riguardante la componente suolo e sottosuolo. Si dovrà inoltre allegare:

- la rete del sistema fognario;

- la rete del sistema di fornitura di acqua idropotabile o i punti di derivazione.

Lo studio di impatto ambientale dovrà inoltre fornire la definizione precisa dei consumi di acqua annui per le diverse tipologie presenti nell’insediamento, sulla base dei dati di letteratura eventualmente integrati da dati statistici disponibili o rilevati in apposite campagne. Si richiede di definire un piano annuale di consumi e scarichi, in particolare:

- richiesta per uso idropotabile;

- consumi per riscaldamento e raffrescamento;

- richiesta per usi ricreativi.

Ogni tipo di scarico andrà definito in termine di volume scaricato e delle caratteristiche chimico-fisiche previste sulla base degli usi a cui è sottoposta la risorsa, per ottenere una valutazione del carico inquinante complessivo annuale dello scarico. Inoltre dovrà essere valutata la possibilità di adottare soluzioni alternative, che permettano l’impiego delle tecnologie del risparmio idrico, sia per i consumi interni agli edifici, che per quanto riguarda l’insieme del progetto urbanistico.

Si indica come elemento fondamentale per la valorizzazione del territorio la protezione del ciclo naturale delle acque. In questa direzione si dovranno valutare gli effetti delle costruzioni sulla distribuzione delle acque nel reticolo superficiale e nel sottosuolo; in particolare:

- rapporto tra aree impermeabili e aree permeabili;

- adozione di soluzioni che riducono la superficie impermeabilizzata;

- recupero di acque mediante invasi di ridotte dimensioni e impiego locale di sistemi per la fitodepurazione.

1.2.2.3. Elementi per la valutazione

I risultati prodotti nella fase conoscitiva dovranno essere valutati nel loro complesso in relazione alle interazioni tra le opere previste e l’ambiente idrogeologico e idrografico al fine di individuare le conseguenti modificazioni indotte.

Con particolare attenzione dovranno essere valutati gli effetti del consumo idrico previsto delle risorse disponibili a livello territoriale e il carico inquinante generato sia in fase di costruzione dell’opera che in fase gestionale.

1.2.2.4. Sistemi di mitigazione

In fase progettuale dovrà essere fornita la più dettagliata analisi e valutazione delle tecniche che garantiscono l’uso efficiente delle risorse idriche. Si può indicare come standard quantitativo per gli usi domestici un consumo pro capite inferiore ai 190 L/giorno.

Soluzioni che appaiono già adottabili sono:

- installazione di apparecchiature per il risparmio idrico nei consumi civili;

- raccolta e riutilizzo delle acque piovane;

- riduzione richiesta per raffrescamento;

- misura dei consumi;

- differenziazione dei sistemi fognari.

1.2.3. Analisi del suolo e del sottosuolo.

Il contributo delle geologia costituisce un elemento fondamentale per poter definire scelte compatibili con le vocazioni e potenzialità del territorio, verificando non solo che le variazioni indotte non costituiscono pericolo per gli interventi di progetto ma soprattutto che non si arrechino danni irreversibili alle risorse naturali e, nello specifico, al suolo e all’acquifero. Uno degli elementi fondamentali per valutare la compatibilità territoriale del progetto in esame è la definizione del grado di vulnerabilità idrogeologica dell’area. Si intende con ciò la suscettibilità sia del primo acquifero che di quelli più profondi ad essere soggetti a fenomeni di inquinamento sia per percolazione dalla superficie che per trasporto idraulico entro lo stesso acquifero. L’elemento da intrecciare con il precedente consiste nell’accertamento di eventuali contaminazioni in atto, causate sia da precedenti attività, che hanno insistito sull’area, sia da fattori tuttora presenti.

Potrebbe apparire rilevante definire la classe e la concentrazione degli inquinanti eventualmente presenti, al fine di valutare la reversibilità del fenomeno di contaminazione e di determinare l’esistenza di vincoli permanenti per usi particolare del territorio. Questi elementi di rischio di contaminazione, valutati nello specifico dell’area in esame relativamente al grado di vulnerabilità, permettono di definire gli usi ottimali dei suoli e la conseguente compatibilità del progetto di massima con gli stessi, relativamente alla capacità dei suoli e degli acquiferi a sostenere le modificazioni indotte. Nelle aree collinari a tali elementi dovrà aggiungersi l’analisi dettagliata della stabilità dei suoli interessati direttamente o indirettamente dal progetto, mentre per le aree prossime ai corsi d’acqua dovrà essere valutato attentamente il rischio idraulico.

1.2.3.1. Quadro di riferimento normativo

A livello nazionale la materia riguardante le problematiche geologiche è disciplinata dal D.M. 11/3/88 n. 47 e dalla Circolare del Ministero dei Lavori Pubblici n. 30483 del 24/9/88; inoltre va considerata, per i notevoli riflessi sul territorio che comporta, la Legge del 18/5/89 n. 183 e il successivo D.P.R. 7/1/92 contenente gli Atti di indirizzo. A livello regionale si dovrà tenere conto del piano territoriale paesistico e della relativa cartografia, in particolare "Utilizzazione reale del suolo" e "Carta del dissesto".

1.2.3.2. Schema tecnico dello studio

Lo studio dovrà essere articolato in due fasi principali: una prima fase di analisi ed una successiva fase valutativa e propositiva. La relazione così come tutte le cartografie, i certificati e gli elaborati tecnici, anche se inseriti nello studio complessivo dovranno essere redatte da un libero professionista qualificato.

· Descrizione dello stato iniziale dell’ambiente geologico.

Per la fase iniziale di analisi, lo studio dovrà essere basato, oltre che su dati disponibili della letteratura tecnica e scientifica o presso enti o persone, anche su indagini in sito e di laboratorio, appositamente eseguite sull’area oggetto dell’intervento e su un adeguato intorno. I risultati dello studio dovranno essere esposti in una relazione, corredata da allegati cartografici.

Le indagini dovranno essere estese a tutta l’area influenzata, direttamente e indirettamente, dalla realizzazione dell’intervento, nonché ad un adeguato intorno in funzione delle dimensioni, tipo, caratteristiche strutturali e importanza dell’opera prevista, della complessità dal punto di vista geologico dell’area in esame, nonché della tipologia e frequenza delle informazioni e dei dati di carattere geologico di cui già si dispone. La lista degli aspetti da affrontare in generale è la seguente:

- inquadramento geografico e topografico esteso a tutte le aree direttamente e/o indirettamente influenzate dall’intervento;

- pubblicazione dell’intervento proposto e aspetti progettuali di massima;

- uso reale del suolo e vocazioni prevalenti dello stesso;

- inquadramento geologico generale, con specifico riferimento alle caratteristiche pedologiche, litologiche, stratigrafiche e tettoniche ed ai rischi connessi col fenomeno della subsidenza del territorio;

- analisi geomorfologica con particolare riferimento ai fenomeni di dissesto in atto o potenziali;

- caratteri idraulici relativi ai principali corsi d’acqua;

- caratteri idrologici;

- caratteri idrogeologici;

- caratterizzazione geotecnica di massima;

- caratteri meteoclimatici di massima;

- verifica di stabilità dei versanti.

· Relazione.

Dovrà illustrare gli aspetti metodologici seguiti per la realizzazione dello studio, le informazioni e i dati di cui si dispone, le indagini e gli studi svolti appositamente, nonché i risultati degli stessi relativamente a tutti gli aspetti sopra riportati. Nel caso si ritenesse di non affrontare alcuni temi di analisi proposti, tale scelta dovrà essere motivata. Andranno inoltre puntualmente descritte, analizzate e commentate le cartografie allegate ed alla fine si dovranno proporre conclusioni coerenti con quanto emerso dalle ricerche e dalle indagini effettuate. La relazione dovrà contenere anche:

- i certificati originali delle prove geotecniche di laboratorio;

- le colonne litostratigrafiche di dettaglio dei sondaggi eseguiti;

- i grafici delle prove penetrometriche eseguite;

- i dati tecnici della strumentazione piezometrica realizzata;

- i dati dei rilievi piezometrici;

- ogni altro dato tecnico utilizzato per la caratterizzazione dell’area di studio.

· Cartografia di analisi.

Alla relazione tecnica dovranno essere allegate le seguenti cartografie tematiche, realizzate, anche eventualmente, sulla base di dati tratti dalla letteratura scientifica e tecnica che in ogni caso dovranno sempre essere aggiornati, verificati, ed integrati da rilievi diretti sul terreno, dalle indagini in sito appositamente eseguite ed eventualmente da analisi aereofotogrammetrica:

a)Inquadramento dell’area in esame (1:25000 su base C.T.R.) che dovrà inquadrare l’area di studio in un contesto territoriale più ampio al fine di definire in termini generali il contesto urbanistico ed ambientale nel quale l’intervento in progetto andrà ad inserirsi.

b)Ubicazione dell’intervento di progetto (1:10000 su base C.T.R.) che dovrà indicare l’ubicazione dell’intervento di progetto nell’area di studio nonché la destinazione d’uso degli stessi, le opere di urbanizzazione primarie e secondarie, l’ubicazione delle indagini geognostiche.

c)Carta geontologica (1:10000 su base C.T.R.) che dovrà inquadrare dal punto di vista geologico, pedologico, litologico e tettonico-strutturale l’area di studio, comprendendo anche un significativo intorno.

La carta dovrà contenere in linea di massima:

- le unità litologiche e/o litostratigrafiche;

- lo schema dei rapporti stratigrafici;

- lo schema tettonico dell’area;

- gli elementi strutturali più significativi (giaciture, pieghe, faglie);

- alcune sezioni geologiche significative;

- ubicazione delle indagini geognostiche.

d)Carta geomorfologica (1:10000 su base C.T.R.)che dovrà indicare i caratteri geomorfologici generali dell’area di studio e di un adeguato intorno, nonché ubicare in dettaglio per l’area di studio tutti i processi geomorfologici attuali e passati.

La carta dovrà contenere:

- dati strutturali;

- depositi e processi dovuti alla gravità;

- depositi e processi dovuti alle acque correnti superficiali;

- forme carsiche;

- forme antropiche;

- ubicazione delle indagini geognostiche;

e)Carta idrologica ed idrogeologica (1:10000 su base C.T.R.) che dovrà contenere indicazioni per tutta l’area di studio nonché di un adeguato intorno, relativamente al sistema idrografico, idraulico ed idrogeologico. Le eventuali fonti bibliografiche utilizzate nonché i dati idrologici, idraulici, e idrogeologici dovranno essere indicate dettagliatamente in relazione.

La carta dovrà contenere:

- la rete idrografica principale e secondaria;

- le aree di pertinenza idraulica;

- le aree di esondazione dei corsi d’acqua;

- le opere di regimentazione e difesa idraulica;

- le opera di derivazione nonché le reti fognarie, gli impianti di depurazione e le reti principali degli acquedotti;

- gli scarichi di acque superficiali o sul suolo;

- le discariche;

- le sorgenti e i pozzi di prelievo idrico;

- le zone a difficoltoso drenaggio;

- i bacini lacustri;

- i paleoalvei;

- le zone di protezione delle opere di captazione e delle sorgenti (D.P.R. n. 236/88);

- i punti di rilevamento piezometrici;

- le direzioni del deflusso sotterraneo e i principali assi drenanti;

f)Carta di analisi delle possibili contaminazioni dei suoli (1:10000 su base C.T.R.) che dovrà individuare tutte le attività potenzialmente inquinanti che hanno insistito sull’area in esame.

1.2.3.3. Elementi per la valutazione

I risultati, prodotti nelle precedente fase conoscitiva, dovranno essere valutati nel loro complesso in relazione alle interazioni tra le opere previste e l’ambiente geologico al fine di individuare le conseguenti modificazioni indotte. Dovranno quindi essere individuati, caratterizzati e possibilmente quantificati gli impatti prodotti dall’intervento sull’ambiente geologico, fornendo, sulla base di accordi preliminari con gli uffici comunali competenti, una cartografia di sintesi delle analisi precedentemente richieste, che permetta di individuare per l’area specificamente oggetto di valutazione il grado di vulnerabilità.

1.2.3.4. Definizione dei sistemi di mitigazione degli impatti

Dovranno essere indicate le misure di mitigazione atte a ridurre gli impatti individuati nella fase precedente. Tali misure possono consistere sia in varianti o modifiche al progetto originario che in dispositivi o manufatti aggiuntivi ad esso, oppure in modalità di gestione dell’intervento previsto. Gli interventi di mitigazione proposti dovranno essere descritti in dettaglio e ubicati in un apposita cartografia a scala adeguata.

1.2.4. Analisi dell’ambiente naturale e degli ecosistemi.

Mentre l’habitat rappresenta l’ambiente riferito ad un dato organismo, il termine biocenosi indica il complesso delle specie vegetali e animali che vivono in un dato ambiente. L’ecosistema rappresenta invece l’insieme degli organismi e dei fattori abiotici che sono presenti in uno spazio fisico, nonché l’insieme delle relazioni che li legano e dei processi dinamici a cui sono soggetti. Ai fini della valutazione di impatto ambientale gli ecosistemi costituiscono la matrice entro cui le altre componenti si collocano e mostrano le reciproche relazioni. Questo significa che l’intervento in progetto non solo produrrà effetti sulle singole componenti, ma, modificando l’assetto originario, produrrà un nuovo sistema ambientale.

Gli interventi non possono prescindere da questo riconoscimento, né dalle valenze ambientali, climatiche ed ecologiche, in quanto il verde:

- possiede un potere di riequilibrio e rigenerazione ambientale ed atmosferico per produzione di ossigeno, abbattimento di polveri e di elementi inquinanti;

- consente la realizzazione di elementi di schermo contro l’inquinamento acustico;

- consente il controllo e l’ottimizzazione del microclima, grazie alla produzione di vapore acqueo ed all’ombreggiamento;

- favorisce l’insediamento e la diffusione della microfauna, elemento indispensabile al riequilibrio del sistema ambientale urbano.

La corretta progettazione pertanto deve partire da questi presupposti e comporre in essi le funzioni più attinenti. La progettazione in questo modo non risponderà solamente a standard urbanistici di tipo numerico, ma a criteri qualitativi. Lo svolgimento di queste funzioni può essere consentito solo attraverso una adeguata conservazione della vegetazione degli ambiti naturali esistenti e una corretta progettazione delle aree adibite a parchi e giardini o a semplice verde di arredo, con una conseguente corretta manutenzione delle stesse aree.

 

1.2.4.1. Quadro di riferimento normativo

Le leggi nazionali che interessano in misura diversa e a diverse scale il verde sono la Legge del 1939 sulle "Bellezze naturali e panoramiche", e la Legge 431/85, detta "Legge Galasso", che hanno una rilevanza soprattutto in quanto determinano vincoli specifici di tutela sul territorio interessato dal P.P. Per quanto attiene la distanza tra alberatura e fra alberatura e siepi in rapporto ai confini valgono gli Articoli dall’892 all’899 del Codice Civile. Per quanto attiene infine il dimensionamento quantitativo del verde nell’ambito urbano valgono le Norme del D.I. 2/4/68 n. 1444 che istituisce gli standard minimi inderogabili dei servizi. A livello regionale vige la Legge 24/1/77 n. 2 "Provvedimenti per la salvaguardia della flora regionale", la Legge 7/12/78 n. 47 "Tutela e uso del territorio", nonché il piano territoriale paesistico.

1.2.4.2. Schema tecnico per lo studio

La lista delle analisi di base da effettuare è la seguente:

a)Valutazioni preliminari, analisi del sito e della vocazionalità:

- inquadramento dell’area di intervento in uno spazio indicativamente rappresentativo di emergenze paesaggistiche e di ecosistema;

- valutazione dei fattori climatici dell’area di studio;

- individuazione della matrice pedologica;

- individuazione delle preesistenze vegetali e architettoniche;

- individuazione delle risorse idriche superficiali e sotterranee e delle possibilità di approvvigionamento idrico;

- individuazione delle reti infrastrutturali esistenti;

- individuazione degli eventuali fattori inquinanti esistenti nell’area;

- individuazione delle tipologie del verde esistente.

b)Valutazioni in merito alle aree verdi di nuova realizzazione:

- previsione sulla popolazione insediabile e individuazione delle possibili tipologie di aree verdi;

- localizzazione delle nuove aree verdi; collegamenti tra queste e le circostanti in modo da assicurare barriere verdi, masse vegetali compatte, viabilità alternativa;

- individuazione dei coni d’ombra e dei canali d’aria determinati dalle nuove edificazioni ai fini di una corretta progettazione del verde di pertinenza del costruito;

- introduzione di specie vegetali autoctone;

- conservazione della vegetazione preesistente;

- ricostruzione di aree verdi storiche presenti senza snaturarne l’identità;

- conservazione e creazione di biotopi anche artificiali o di piccole dimensioni, per garantire una diversificazione biologica in ambito urbano;

- impiego di specie vegetali più resistenti agli inquinanti atmosferici nella formazione di barriere verdi e del verde stradale;

- largo impiego di specie produttrici di bacche, semi o comunque gradite all’avifauna.

1.2.4.3. Elementi per la valutazione

Si ritiene elemento assai positivo una scelta progettuale di collocazione del verde che privilegi, per certe porzioni delle aree, l’associazione tra piante di alto fusto e arbustive compatibili, in modo da formare habitat naturalistici a forte carico di biomassa. Tali aree consentono la creazione di microhabitat di valore paesaggistico e di notevole capacità mitigative del clima, dei rumori, delle polveri e delle sostanze aeree inquinanti.

1.2.4.4. Sistemi di mitigazione

La sistemazione del terreno e l’organizzazione del verde, possono essere utilizzati efficacemente per schermare la viabilità principale, concentrando l’azione rigenerativa laddove maggiore è l’emissione di sostanze inquinanti.

1.2.5. Analisi del paesaggio.

Esistono numerose interpretazioni e definizioni di paesaggio:

- interpretazione del territorio in senso culturale, figurativo e percettivo;

- la struttura morfologica del territorio;

- la stratificazione del lavoro delle società umane succedutesi sul territorio;

- qualità o valore delle forme percepibili all’interno di un dato territorio;

- sistema dei segni e dei significati di un territorio;

- sistema generale di relazione tra gli elementi dell’ambiente;

- aspetto dell’ecosistema e del territorio, percepito dai soggetti culturali che lo fruiscono.

In ogni caso il paesaggio è sicuramente un sistema dinamico e instabile, un luogo sensibile agli inserimenti di atti progettuali. L’esistenza di un paesaggio presuppone un soggetto che percepisce una realtà esterna; in altre parole, richiede un soggetto che attraverso un filtro percettivo modella un sistema esterno, costituito da un insieme di oggetti abiotici, biotici e costruiti. Il paesaggio è un punto di incontro tra ambienti oggettivi e ambienti soggettivi: non è solo una quantità di territorio percepito, è soprattutto un insieme di significati e di valori che vi possono essere letti.

1.2.5.1. Metodologia di analisi

Non si tratta di preferire una definizione o una caratterizzazione ad un’altra; si tratta di procedere analiticamente, sezionando il paesaggio e riconoscendone gli elementi costitutivi ricorrenti. Limitare l’analisi ad uno o ad alcuni degli aspetti richiamati, significa incrementare i livelli di interpretazione soggettiva della qualità paesaggistica, e penalizzare di conseguenza gli altri aspetti, non meno rilevanti (storico, culturale, morfologico).

Per esempio in un paesaggio urbano cinque sono gli elementi che lo caratterizzano:

- sentieri, assicurano il collegamento tra punti diversi;

- limiti, delimitano zone distinte della città;

- punti di riferimento, luoghi identificabili su cui si costruisce il sistema di orientamento di una città;

- nodi, punti di intersezione da un attività ad un’altra;

- quartieri, zone abbastanza vaste con caratteristiche omogenee.

Il modo in cui queste categorie entrano in rapporto fra di loro determinano la capacità di provocare una suggestione nello spettatore e quindi di radicarsi nella sua memoria. Valutare la qualità di un paesaggio significa apprezzarne i significati leggibili, analizzarne la rappresentatività rispetto a canoni interpretativi, ma anche riuscire a rendere conto del come può essere fruito da parte dei diversi soggetti culturali coinvolti.

1.2.5.2. Quadro di riferimento normativo

L’unico riferimento normativo che si spinge alla caratterizzazione delle componenti ambientali è il DPCM 27/12/88.

1.2.5.3. Schema tecnico per lo studio

Il paesaggio deve essere analizzato come sintesi di differenti aspetti:

- aspetti fisici come morfologia, topografia, localizzazione dei corsi d’acqua, ecc.;

- aspetti visuali cioè l’immagine e la visibilità di particolari caratteri;

- aspetti storici e culturali ed in particolare la localizzazione di caratteri artificiali di importanza storica e culturale.

· Previsione degli effetti di disturbo fisico sulle caratteristiche del paesaggio.

Per caratteristica si intende un elemento singolo all’interno del paesaggio (alberi, edifici, rilievi, ecc.), un insieme di elementi (pattern agricoli, reti stradali, ecc.) o di caratteri (pendenza, uso del suolo, materiali, colori, età, diversità, ecc.). Per prevenire gli effetti del disturbo sul paesaggio dall’intervento in esame sono necessarie le seguenti informazioni:

- numero o estensione delle caratteristiche rimosse, o distrutte o aggiunte;

- localizzazione delle caratteristiche rimosse, distrutte o aggiunte.

Gli effetti del disturbo fisico sulle caratteristiche del paesaggio possono essere predetti definendo l’area e analizzando la distribuzione delle caratteristiche all’interno dell’area. Ciò che conta sono le linee forti, gli elementi emergenti, le emozioni che procurano indifferentemente le grandi forme naturali, oppure le superfici organizzate a colture, i centri edificati, i manufatti e in genere tutti i segni della presenza umana sul territorio.

· Previsione degli effetti sulle caratteristiche del paesaggio per quanta riguarda gli aspetti visuali e storico culturali.

Tale analisi può essere basata sulla realizzazione di immagini prospettiche dell’intervento dai punti di vista più significativi dell’intorno. Si comprende quindi la necessità di definire i luoghi privilegiati da cui il fruitore ha la possibilità di percepirne la visione in relazione all’ubicazione plano-altimetrica, alla distanza e alla fruizione che ha il luogo da cui si ha la percezione.

Nelle fasi di individuazione dei punti di vista si deve prestare attenzione anche alla visibilità degli elementi del territorio che, in quanto riferimento fisico/culturale per la comunità, ne caratterizzano l’assetto. In linea generale, si può affermare che quanto più un paesaggio è riconoscibile nei suoi caratteri fisici e storici tanto più è sensibile alle trasformazioni e quindi richiederà maggiore attenzione alle scelte progettuali.

L’immagine visuale del paesaggio deve essere analizzata utilizzando immagini dirette quali:

- simulazioni e fotografie;

- video;

- modelli in scala tridimensionali;

- rendering;

I metodi ad immagine sono utili solo se i dati sono accurati. La flessibilità dei metodi computerizzati consente di produrre una immagine da ogni punto di vista, e quindi di comparare rapidamente gli effetti sul paesaggio di ogni differente localizzazione. La tecnica che sembra dare maggiore affidabilità nella produzione delle immagini dell’intervento è quella del fotomontaggio, che consente una simulazione sufficientemente realistica dell’oggetto sull’ambiente. La realizzazione delle viste prospettiche, al fine di procedere ad una adeguata analisi della situazione percettiva esistente nell’area di intervento, può essere impostata secondo l’approccio seguente:

- Individuazione delle emergenze paesaggistiche presenti in assoluto o visibili dall’area di intervento. Questa operazione richiede l’elaborazione di una cartografia di analisi adeguata basata su elaborazioni a tavolino e sul campo, mediante osservazioni e riproduzioni fotografiche dirette.

- Individuazione dei punti e/o assi di osservazione privilegiati. Anche per questa operazione sono necessarie letture del sito sviluppate sia a tavolino che sul luogo. E’ opportuno differenziare i punti di vista secondo diverse distanze sceniche, in modo da poter valutare l’intervento entro un intorno significativo.

- Scelta delle viste più significative. Sulla base delle elaborazioni precedenti è possibile individuare le viste più significative per ampiezza di fruizione e per valore visivo; di quelle individuate, che verranno utilizzate per la realizzazione dei fotomontaggi, è necessario fornire la localizzazione spaziale, le informazioni relative agli strumenti fotografici utilizzati, nonché le informazioni relative alla data, ora e condizioni meteorologiche.

- Elenco degli elaborati di progetto da cui verranno estratte tutte le informazioni per la realizzazione del manufatto da inserire nell’operazione di simulazione visiva.

- Modello numerico tridimensionale dell’oggetto da inserire.

- Sovrapposizione del modello numerico tridimensionale con finitura fotorealistica (rendering) alle immagini dell’ambiente allo stato di fatto mediante collimazione degli elementi di appoggio della foto e del modello numerico.

· Raffronto fra stato di fatto e simulazione, costituita da immagini omogenee, con le due situazioni messe a confronto in formato adeguato.

I concetti di qualità visuale e culturale dipendono dalla soggettività del fruitore e possono quindi essere solamente stimati usando metodi di valutazione. Tale valutazione prenderà in considerazione alcuni parametri scelti come descrittori sintetici delle relazioni percettive instaurate tra paesaggio e progetto, quali:

- la preminenza/dominanza visuale, intesa come contrasto percettivo che si realizza tra la configurazione visuale del paesaggio preesistente e il nuovo intervento;

- l’ostruzione visuale intesa come livello secondo il quale il progetto, rispetto ad un determinano punto di vista dell’osservatore, consente o nega la percezione visiva di elementi di paesaggio esistente;

- l’identità architettonica del progetto in rapporto al luogo, intesa come capacità del progetto di concorrere all’identità e/o riconoscibilità del luogo;

- l’orientamento inteso come la capacità di un progetto di costituirsi a simbolo di un luogo e la capacità di fornire all’osservatore un preciso orientamento geografico.

1.2.5.4. Sistemi di mitigazione

Le mitigazioni sono interventi finalizzati a ripristinare i rapporti percettivi caratteristici dei punti di vista principali. L’azione mitigativa può esplicarsi attraverso azioni di compensazione operando benefici ambientali compensativi rispetto all’impatto visivo prodotto, oppure attraverso azioni di minimizzazione cioè mediante attenuazione degli stessi impatti. La principale mitigazione dell’impatto visivo è quella che trova origine in una progettazione attenta al contorno e alle significative preesistenze visive. Il progetto deve quindi rapportarsi attentamente con il contesto del paesaggio in cui si colloca. Non sempre la sola progettazione è in grado di definire adeguati livelli di compatibilità. In questi casi diventa importante operare particolari sistemazioni del terreno e/o introdurre schermi visivi vegetali da interporre fra i punti di vista principali e l’intervento.

Le quinte vegetali devono essere realizzate privilegiando le essenze autoctone in modo tale da inserirsi senza creare discontinuità paesaggistiche. Per garantire adeguate schermature nei periodi freddi, fra le essenze scelte devono essere introdotti anche piante sempreverdi. In tutti i casi, anche laddove non esistano particolari problemi percettivi, la vegetazione introdotta rappresenta un elemento di qualificazione paesaggistica dell’intervento.

1.3. Analisi Insediativo Infrastrutturale:

1. Carta della visibilità attiva e passiva dell’area (emergenze, coni ottici, ecc.).

2. Carta della morfologia insediativa all’intorno (tipologie, dimensioni, limiti e ostacoli).

3. Carta delle emergenze storiche, artistiche, culturali e paesaggistiche.

4. Carta strutturale della viabilità (morfologia e funzionalità delle strade).

1.4. Analisi socio economiche:

L’obbiettivo di questa parte dello studio è di stimare gli effetti di un intervento urbanistico sul contesto sociale e sul contesto economico della porzione di città interessata dallo stesso. In funzione delle caratteristiche dell’ambiente antropizzato, delle caratteristiche socio/demografiche della popolazione residente, del suo livello di benessere e delle funzioni dell’abitare, del consumare, e dello spostarsi sul territorio, più in generale delle condizioni di vita, si tratta di stimare come potrebbe evolvere la situazione esistente in presenza di un nuovo intervento e quindi della nuova situazione che si verrebbe a determinare.

1.4.1. Schema di analisi

Le condizioni di vita di una popolazione possono essere considerate come la combinazione di tre elementi:

- Assetto del territorio: può essere considerato come l’insieme delle condizioni insediative del territorio nel quale l’intervento esercita la sua influenza, attualmente e nelle sue tendenze evolutive. Queste possono essere descritte esaminando le caratteristiche materiali e le prestazioni delle strutture fisico/funzionali dell’insediamento.

- Benessere psico/fisico/sociale dei cittadini coinvolti: ciò deve essere affrontato considerando anche possibili cause di malessere quali il rumore, il sovraffollamento, i tempi di utilizzo dei mezzi di trasporto, ecc.. E’ necessario individuare tra i parametri ambientali che subiscono perturbazioni conseguenti all’intervento, i fattori igienico ambientali significativi dal punto di vista sanitario.

In ambito urbano la valutazione degli impatti, comporta la determinazione del livello di qualità urbana esistente e dei fattori di sensibilità e criticità delle aree interessate dall’intervento. Per avere un quadro definitivo dello studio si procede quindi alle seguenti analisi:

- Caratteristiche e dinamica della popolazione: distribuzione territoriale, caratteristiche strutturali, atteggiamento nei confronti dell’intervento.

- Qualità della salute umana: individuazione e quantificazione dei fattori di disturbo della salute umana come: fattori antropici (affollamento degli spazi collettivi, andamento della produzione dei rifiuti, ecc.), caratteristiche intrinseche dell’area (faglie e fratture geologiche, falde acquifere in pressione, emissioni telluriche, radon, ecc.), caratteristiche estrinseche dell’area (elettrodotto, ferrovia, metropolitana, impianto produttivo, ecc.).

- Funzionamento della struttura insediativa: analisi dell’ambiente edificato e non, nel quale si svolge la vita sociale della comunità potenzialmente interessata dall’intervento, evidenziando: la consistenza fisica degli usi del territorio, le tipologie morfologiche delle superficie urbanizzata, i livelli esterni ed interni di accessibilità alla superficie edificata.

- Qualità e disponibilità dei servizi: i tipi di servizi da prendere in considerazione sono i seguenti: quelli rivolti alla popolazione, alle attività produttive, turistiche e per la fruizione dei beni ambientali e culturali, di trasporto, del tempo libero.

- Modificazioni del prezzo di mercato: un intervento, soprattutto se complesso o articolato, o che interessa una zona agricola, può produrre effetti anche rilevanti sul mercato dei suoli o degli immobili, con ripercussioni economiche e sociali.

 

 

1.5. Analisi del progetto di piano

L’analisi del progetto è finalizzata alla determinazione delle ricadute ambientali e richiede una lettura attenta del progetto ai molteplici contenuti da analizzare a livello descrittivo, numerico e grafico. Per qualunque progetto i contenuti dovranno fare riferimento a:

- dati tecnici del progetto: sono i parametri forniti abitualmente dai progettisti agli uffici tecnici comunali (superfici, volumi, standard, ecc.);

- soggetti in gioco e loro obbiettivi: è necessario puntualizzare la loro determinazione, poiché ad essi ed ai loro obiettivi è rapportato il carico urbanistico, e quindi ambientale, che si andrà a determinare. Dal numero di residenti, utenti, addetti, caratterizzati ciascuno da specifici obbiettivi, dipendono i volumi veicolari attratti, il consumo energetico, il consumo idrico e la produzione di rifiuti;

- scenario principale di riferimento del progetto: occorre prima precisare che ciascun progettista rapporta le sue scelte all’assetto che riesce a prevedere e/o imporre per l’area di intervento. Questo scenario previsto dal progetto per l’area d’intervento, deve confrontarsi prioritariamente con le programmazioni previste alle diverse scale degli strumenti urbanistici.

Principali contenuti da analizzare nel progetto di piano:

1) dati qualitativi:

- scelte di base e loro scansioni temporali;

- possibili alternative di usi e destinazioni;

- condizione di integrazione e complementarietà con il contesto;

- distribuzione dell’uso del suolo per funzioni;

- distribuzione e uso degli edifici;

- distribuzione e configurazione delle infrastrutture;

2) dati quantitativi:

- usi del suolo e parametri di edificabilità distinti per funzioni;

- caratteristiche geometriche degli edifici, usi, tipologie e tecnologie costruttive impiegate;

- spazi non edificati: aree verdi, attrezzate per lo sport, superfici impermeabili e non;

- infrastrutture, viabilità e parcheggi;

- scenari di variabilità previsti: individuazione di soglie critiche e limiti d’uso.

1.6. Infrastrutture di trasporto

In ambito urbano ciascuna area è caratterizzata da una rete più o meno articolata e complessa ma sempre correlata a impatti ambientali significativi. Al traffico sono riconducibili i principali fattori di inquinamento acustico, atmosferico, paesaggistico, soprattutto nelle aree più densamente edificate. Gli aspetti fondamentali che definiscono l’espressione di mobilità sono riconducibili al sistema insediativo, al sistema dei trasporti ed al sistema socioeconomico, fra di loro correlati entro il più complessivo sistema urbano metropolitano. L’intervento su ciascuno dei sistemi evidenziati porta inevitabilmente a variazioni della mobilità espressa.

La variazione della mobilità provoca variazioni di impatto acustico, atmosferico e paesaggistico. Partendo da queste considerazioni di fondo si possono specificare alcune operazioni occorrenti per una corretta quantificazione dei flussi veicolari da prendere in considerazione:

- individuazione della viabilità principale;

- rilevamento caratteristiche geometriche e strutturali della viabilità considerata;

- quantificazione dei volumi di traffico nella situazione attuale;

- quantificazione degli spostamenti generati dall’intervento;

- individuazione degli scenari di riferimento futuri;

- ripartizione modale dei volumi del traffico;

- quantificazione dei volumi di traffico negli scenari futuri;

- composizione dei volumi di traffico;

- caratterizzazione del deflusso.

Per minimizzare le conseguenze ambientali legate alla mobilità veicolare è importante già nella progettazione preliminare prestare particolare attenzione ad alcuni elementi tecnici della pianificazione urbanistica, quali:

- definizione degli assi principali in modo da operare un allontanamento e/o protezione delle aree residenziali dagli stessi;

- organizzazione degli interventi in modo da destinare le aree prospicienti gli assi principali a usi che prevedono tempi di permanenza ridotti;

- organizzazione degli ambienti edilizi mirata a destinare alle zone più esposte un uso a minor permanenza: corpi scale, servizi, garage, ecc.;

- inserimento e organizzazione della viabilità di accesso all’intervento in una posizione e con un organizzazione tale da minimizzare le modificazioni alla viabilità esistente;

- creazione di aree a limitato accesso veicolare con velocità di scorrimento ridotta;

- individuazione dei poli attrattori presenti nell’area dell’intervento in modo da creare un adeguata rete di collegamenti ciclo/pedonali per tutti i percorsi, tra le residenze, i poli stessi e le fermate dei mezzi pubblici;

- ottimizzazione delle dotazioni di parcheggi per i residenti, che devono essere calcolati in funzione delle esigenze specifiche dell’area in cui si interviene, e non semplicemente sulla base degli standard regionali o di P.R.G.

7. Rumore

Dall'esperienza maturata fino ad oggi si riscontra una generale situazione problematica legata al superamento delle soglie imposte dal DPCM 1/3/1991; il problema risulta fortemente accentuato quando si prendono in considerazione gli scenari di riferimento futuri legati anche all'attuazione degli interventi. Il rumore conseguente a insediamenti artigianali o industriali rappresenta, oggi, un contributo generalmente poco significativo rispetto a quelli generati dal traffico veicolare sia terrestre che aereo.

1.7.1. Quadro di riferimento normativo

A livello nazionale la materia riguardante la difesa dal rumore è disciplinata dal DPCM 1/3/1991, recante i "Limiti massimi di esposizione al rumore negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno".

1.7.2. Schema tecnico per lo studio

· Caratterizzazione della componente in termini di stato dell'ambiente e di azioni di progetto.

La caratterizzazione ideale della componente riguarderà principalmente i seguenti punti:

- individuazione e quantificazione delle nuove emissioni sonore prodotte dall'intervento in progetto, riconducendosi alla suddivisione in sorgenti lineari, puntuali ed areali. Andranno verificate le ricadute sull'intorno, verificando quindi sia l'impatto dell'intervento su se stesso che sull'esistente, in termini di disturbo ed indotto;

- localizzazione e dimensionamento delle altre fonti di emissioni esistenti nella zona: in questo caso l'area di indagine supererà di poco quella relativa all'intervento;

- stato del clima acustico ed individuazione delle aree potenzialmente più vulnerabili.

· Individuazione degli indicatori di controllo per il rumore.

I parametri che sarebbe opportuno considerare, chiaramente in relazione all'entità dell'intervento e delle ricadute ambientali ad esso connesso sono i seguenti:

- spettro di emissione della sorgente;

- livelli statistici;

- livello minimo;

- livello massimo.

La selezione ed il livello di approfondimento degli stessi od eventualmente l'introduzione di indicatori aggiuntivi dipenderà fortemente dalla natura dell'intervento previsto ed andrà valutato volta per volta.

· Previsione degli impatti ed individuazione dei punti di attenzione.

La previsione degli impatti possibili discende dal tipo di intervento previsto: vi sarà una criticità intrinseca dei singoli interventi, data dalla quantità e qualità delle emissioni sonore che la tipologia stessa dell'intervento presuppone e vi sarà una criticità cumulativa generata dal sovrapporsi di interventi puntuali che presi singolarmente non si dimostrano significativi, ma che complessivamente vengono ad alterare il clima acustico esistente. A livello operativo:

- individuazione degli indicatori di controllo ritenuti utili alla descrizione di ambienti e sorgenti;

- definizione delle modalità di simulazione;

- calibrazione del modello;

- denuncia dei limiti di affidabilità del modello;

- definizione della situazione acustica futura.

1.7.3. Elementi per la valutazione

I risultati prodotti devono essere confrontati con i limiti di legge, il cui superamento comporta necessariamente una valutazione negativa.

1.7.4. Sistemi di mitigazione

Laddove non è possibile intervenire significatamente sulle sorgenti è necessario agire a livello di mitigazioni sugli edifici. In generale gli interventi che si possono proporre sono molteplici e agiscono a diversi livelli:

- interventi che agiscono sulle sorgenti attraverso la riduzione delle emissioni;

- interventi sui bersagli attraverso la minimizzazione delle esposizioni dei bersagli.

In generale gli interventi attuabili possono essere puntuali in quanto legati al caso specifico o azioni a più vasta scala quali le politiche, i piani urbani, ecc..

Per quanto riguarda il primo tipo di riduzioni legate alle sorgenti, saranno opportune le scelte indirizzate a ottimizzare i percorsi veicolari e i parcheggi in modo da minimizzare gli spostamenti e ridurre quindi le emissioni acustiche legate agli stessi; anche la velocità di marcia dovrà essere rallentata in modo da ridurre significatamente le emissioni prodotte dai veicoli.

Per quanto riguarda le esposizioni a livelli acustici più alti, saranno opportune le scelte progettuali, guidate dalla distribuzione plano-altimetrica delle isofoniche, localizzare negli ambiti più critici funzioni a bassa fruizione con tempi di permanenza ridotti.

Un adeguato uso del verde accompagnato da una opportuna sistemazione del terreno può contribuire a limitare le problematiche acustiche riscontrabili nel sito d'intervento.

Laddove questi interventi non sono sufficienti è possibile ricorrere a barriere fonoisolanti che comunque vanno utilizzate assieme ad altri interventi di mitigazione in modo da limitare gli effetti maggiormente problematici del loro notevole impatto sul paesaggio.

1.8. Energia

1.8.1. Quadro di riferimento normativo

Alle Amministrazioni Comunali sono assegnate competenze in base alla L. n° 10 9/1/91 e dei decreti attuativi, tra cui il più importante è il DPR 412 26/8/93, che attribuisce ai comuni un ruolo di primaria importanza, con compiti sia propositivi che di controllo e coordinamento.

La legge detta le norme per l'attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di:

- uso razionale dell'energia;

- risparmio energetico;

- sviluppo ed impiego di fonti rinnovabili di energia.

La legge n° 10, art. 27, prevede l'emanazione di norme che limitino i consumi di energia elettrica degli edifici.

Di interesse specifico è il DM 22/6/83 "Definizione dei criteri generali tecnico e costruttivi e tipologie per l'edilizia" che facilita l'impiego di fonti di energia rinnovabili o il risparmio e/o il recupero di energia.

In particolare bisognerebbe:

- incrementare l'uso delle fonti di energia rinnovabili;

- ridurre la produzione di rifiuti;

- incrementare le biomasse vegetali;

- incrementare la mobilità pubblica e diminuire quella privata;

- utilizzare l'energia in modo efficiente in ogni settore.

1.8.2. Schema tecnico per lo studio

Definizione precisa dei consumi energetici annuali dell'insediamento: sulla base degli standard noti o presenti in letteratura per le diverse tipologie costruttive. Si richiede la ripartizione dei consumi nel progetto per fonti energetiche impiegate e per gli usi finali.

La procedura di calcolo dovrà coprire i seguenti aspetti:

- caratteristiche termiche dei materiali impiegati;

- dati climatici;

- dati sull'edificio (orientamento, forma, dimensioni, ecc.);

- caratteristiche operazionali (temperatura, umidità, ecc.);

- carichi termici dell'edificio.

La procedura di calcolo dovrà identificare separatamente i consumi energetici per ogni diverso tipo di tipologia abitativa e per i seguenti usi:

- illuminazione degli interni;

- illuminazione esterna e dei parcheggi;

- riscaldamento e raffrescamento degli interni;

- ventilazione degli interni;

- ventole per i gas di scarico;

- riscaldamento dell'acqua;

- ascensori;

- apparecchiature elettriche.

Per il Comune sarà possibile valutare in base alla stima dettagliata dei consumi, le emissioni in termini di gas climalteranti e valutare la congruità dei consumi proposti con gli obiettivi contenuti nelle strategie di riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

1.8.3 Sistemi di mitigazione

Considerazione prioritaria dovrà essere fornita nella fase di progettazione a metodi di analisi e alla attuazione di misure che assicurino il raggiungimento della massima efficienza nell'uso dell'energia.

Dovrà valutarsi la possibilità di impiegare, nella conduzione dei processi energetici a supporto dell'edificio, energie rinnovabili.

E' importante considerare il consumo di energia sotto due aspetti:

- durante l'uso dell'edificio;

- durante il processo produttivo sia dell'edificio che dei materiali che lo costituiscono.

Quando si sviluppano soluzioni a basso consumo energetico occorre comunque prestare una particolare attenzione al consumo energetico del processo costruttivo e della produzione dei materiali, poiché dalle soluzioni adottate in questa fase dipendono i consumi futuri dell'edificio.

Elementi fondamentali per il raggiungimento dell'efficienza energetica sono:

- forma e orientamento dell'edificio;

- isolamento termico;

- sistemi di illuminazione interna ed esterna: progettazione che consideri per gli interni un uso efficiente della luce naturale e preveda l'installazione di lampade fluorescenti compatte a basso consumo energetico, negli uffici presenza di sensori per l'adattamento della potenza di illuminazione ai bisogni reali. I massimi standard di efficienza energetica dovranno essere perseguiti anche nella progettazione e realizzazione dell'illuminazione pubblica a servizio degli insediamenti;

- efficienza nella produzione di energia: impiego degli impianti per produzione combinata di calore ed energia su piccola e media scala, come la cogenerazione;

- distribuzione del calore e impiego dell'energia solare: architettura passiva, termostati collegati ad ogni elemento di riscaldamento e raffrescamento, massima efficienza nei sistemi di distribuzione del calore;

- utilizzazione di apparecchiature ed elettrodomestici con le migliori caratteristiche di efficienza energetica;

- ventilazione: recupero energia mediante scambiatori di calore;

- utilizzo di materiali e tecnologie a basso contenuto energetico ed ecosotenibili.

 

 

BIBLIOGRAFIA

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Regolamento edilizio del Comune di Alfonsine.

 

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