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Alcuni ricordi di nove anni di parrocchia, trascorsi a Casticciano, di cui uno e mezzo assieme al mio predecessore don Sebastiano Raineri
Ho ben fisso nella mente e nel cuore il giorno in cui lasciai la mia Bertinoro, per andare parroco a S. Maria degli Angeli (il vecchio titolo della Chiesa di Collecchio, in seguito denominata delle Grazie), l'antica parrocchia arcipretale della località di Casticciano, in Comune di Bertinoro, lungo il declivio settentrionale del Monte Casale, formato dalla piccola valle del Rio Ausa e del Sonsa. E' una piccola, ma bella e amena località, che si eleva a 151 m. slm, con vasto e aperto panorama, che permette di ammirare la pianura romagnola fino a Forlì, Ravenna e Cesena.
Singolare fu la mia nomina a parroco di Casticciano: ero da un anno vice-parroco con mons. Alpinolo Lasi a S.Pietro di Forlimpopoli. Convocato in rocca a Bertinoro, il 12 dicembre 1951, il vescovo mons. Mario Bondini mi disse: "Caro d. Mario, ti chiedo di andare già da domani a prendere possesso della parrocchia di Casticciano: sono imminenti le feste natalizie e i parrocchiani premono". Che potevo dire al mio vescovo? - Dovevo continuare l'opera di fede di don Sebastiano Raineri, da cinquant'anni parroco, ma ormai da molti infermo; era già stato aiutato da vari cappellani: d. Luigi Brighi, d. Michele Ronchi, d. Biagianti; da ultimo, il can. Antonio Piancastelli.
Venni accolto con grande festa e soprattutto con molto amore dal popolo numeroso che con giubilo partecipò alla celebrazione dell'Eucarestia. Subito potei sperimentare come d. Sebastiano aveva vissuto il suo ministero di parroco con molta fede, onestà e nella povertà: rimanemmo insieme per oltre un anno e mezzo, avendo potuto ricavare in canonica un appartamento sufficiente per lui e la perpetua, Vittorina Casadei.
Don Sebastiano era andato parroco a Casticciano nel 1901; quindi, io gli subentravo dopo cinquant'anni di un ministero che subito poei vedere come non si era espresso solo nella vita pastorale della porrocchia, ma aveva saputo anche mettere a frutto conoscenze capaci di coltivare specifici interessi culturali e sociali: negli anni venti e trenta molto potè contribuire per gli scavi della Via Trò e per la promozione del complesso termale della Fratta. Anche negli anni cruciali e difficili delle due guerre mondiali e dei relativi dopoguerra non si perdette d'animo e rimase pastore sollecito, attento e coraggioso, così da imprimere ulteriormente nella memoria dei parrocchiani mezzo secolo di ministero: essi avevano visto come egli aveva ben saputo congiungere ministero pastorale e lavoro pratico!
Se dal punto di vista materiale in una parrocchia rurale, che aveva povere fonti di reddito (si era giunti a una situazione in cui il reddito che percepivo dai poderi della parrocchia non pagava neanche tutto l'ammontare delle tasse), fu arduo il sostentamento di due preti, dal punto di vista affettivo e di fraternità sacerdotale mi fu sempre di grande esempio. Vivemmo in piena fraternità, finchè sorella morte non lo colse: ora, le sue spoglie riposano nel locale cimitero, fra i suoi parrocchiani, nell'attesa della risurrezione dei giusti.
Tuttora ricordo bene come in quell'avanzare degli ani, egli riusciva ancora a dire come si era dedicato alla cura della parrocchia: erano i suoi ultimi anni di vita, minacciati per giunta dalle tante debolezze della vecchiaia, ma tutto questo io riscontravo. Ne ricevevo prova anche da come i fedeli sapevano stargli vicino e da come dopo morte coltivarono la memoria di un sacerdate fedele alla Chiesa e al suo ministero, benvoluto dalla cominità, cordiale e semplice, capace di dialogo con tutti.
Forlì, Via Lunga, 47 - Maggio 2002 - Don Pietro Mario Casadei
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