Psicosomatica

Tutti noi, o meglio le nostre anime, proveniamo da un'unica sorgente, che qualcuno chiama Dio, altri Amore, Universo, Sole,ecc., di modo ché siamo tutti manifestazioni della medesima forza originale. Se ci percepiamo come entità separate, lo dobbiamo solo alla nostra ignoranza, alla nostra cecità. Noi siamo tutti fratelli, perché partecipiamo tutti del medesimo principio divino, perché l'anima che vive in tutti noi è eterna, indistruttibile e in continua evoluzione. Questo si definisce Principio di Unità e la sua consapevolezza implica il perseguimento di atteggiamenti positivi nei confronti del prossimo. L'anima si incarna sulla Terra per portare a temine un progetto, una missione particolare, che è sua in modo specifico. Nelle varie vicende della vita, tuttavia, la personalità umana che cresce può essere costretta a deviare più o meno marcatamente dall'obiettivo iniziale. Le influenze degli altri in primo luogo, le molteplici esperienze, gli incontri, i successi e i fallimenti possono allontanare in tutto o in parte il nostro temperamento, e quindi le nostre azioni, dal progetto iniziale. Queste deviazioni possono manifestarsi sia coltivando sentimenti e comportamenti negativi nei confronti degli altri, sia seguendo una strada che non è coerente con il dettato dell'anima, o Sé. L'anima può trovarsi quindi in vario modo inibita nel suo compito di guida interna. Per avvertire la persona che c'è qualcosa che non va, per segnalare la distonia che si è venuta a creare, l'anima genera modelli di disagio psicologico di vario genere, in forma più o meno grave. Possiamo avvertire ansia, paura, incertezza; essere turbati dall'invidia, dalla gelosia; possiamo soffrire d'insonnia la notte, perché tormentati da pensieri ricorrenti; possiamo sentirci timidi nei confronti della vita, sentirci succubi di qualcuno o, al contrario, esprimere una personalità autoritaria e insensibile nei confronti del prossimo; possiamo soffrire di solitudine, insicurezze, a volte sentirci rosi dall'indecisione e dal dubbio. Questi non sono che pochi esempi di ciò di cui la nostra psiche può trovarsi a soffrire, e quasi tutti si saranno riconosciuti in almeno uno di essi. Secondo me devono essere interpretati come modi in cui si manifesta la nostra mancata adesione al progetto dell'anima; in altre parole, il rifiuto di aderire alle esigenze del Sé. Questo genera inevitabilmente infelicità. Gli esempi precedenti di stato d'animo negativo non sono, a ben vedere, che manifestazioni d'infelicità. Se la personalità si ostina a non comprendere questi segnali, la sua anima ricorre alla malattia,  come ultima risorsa. In breve, la malattia, apparentemente così crudele, è in se stessa benigna e per noi proficua, perché se noi la interpretiamo correttamente ci mostrerà i nostri difetti essenziali. Curate in modo adatto, permetterà inoltre l'eliminazione di questi difetti e ci lascerà migliori e più maturi di prima. La sofferenza è un correttivo che mette in luce la lezione che non saremmo stati in grado di apprendere con altri mezzi. La malattia deve quindi essere vista come uno strumento di correzione, una sorta di campanello d'allarme per richiamare la nostra attenzione sugli errori che stiamo commettendo sulla deviazione dal retto sentiero che mai avremmo dovuto abbandonare. La salute è la nostra eredità, il nostro diritto, è la completa e piena unione fra Anima, Mente e Corpo, e questo non è un ideale difficile e irraggiungibile, ma talmente facile e naturale che molti di noi lo hanno trascurato.