DICONO DI NOI
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QUANDO
L’INTEGRAZIONE PASSA PER IL TEATRO
14 luglio
2005 (vdv) – Una parola dai mille significati e dalle mille sfumature,
spesso invocata a gran voce da chi ne ha più bisogno o da chi si fa bello
sotto l’aurea del suo valore, un concetto talvolta troppo astratto ma che di
tanto in tanto sa tradursi in piccole esperienze preziose come e più
dell’oro: integrazione, soltanto e semplicemente integrazione. Un
termine che assume una rilevanza particolare quando si tratta di ragazzi per
così dire speciali, che si trovano a dover affrontare il già complicato
percorso dell’adolescenza con un ostacolo in più, causato da una disabilità
che li rende in qualche modo diversi agli occhi degli altri.
‘’Le
uniche regole del Laboratorio sono divertimento, voglia di fare e libera
espressività – ha aggiunto la professoressa Villanella – Non ci sono
imposizioni né obblighi da rispettare; è il principio di democraticità a
regnare sovrano: una volta individuato un copione, i ruoli vengono
distribuiti direttamente dal gruppo mediante un sistema di candidature,
provini e votazione finale. Tutti i partecipanti, compresi quelli con
disabilità, riescono a trovare una parte adatta alle loro caratteristiche e
alle loro esigenze: vale la regola per la quale non è il ragazzo a dover
essere appropriato al ruolo, ma il ruolo a doversi adattare all’aspirante
attore’’.
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C'HO CASA LIBERA
Angela
Buffone
Tornano i ragazzi del
Laboratorio Teatrale dell’Istituto Tecnico Federico Caffè con il consueto
spettacolo di fine anno, questa volta dedicato ad Alessandro, un amico perduto
26 maggio
2006 (vdv) – Un urlo dietro il sipario ancora chiuso: “Ecco, vuol dire che
sono pronti” dice la professoressa Ida Cipriani.
Infatti eccoli di nuovo i ragazzi del F. Caffè, simpatici ed
effervescenti, in alcuni casi decisamente bravi, ad offrirci, come succede da
diversi anni, il risultato di mesi di lavoro, più o meno duro ma sempre
divertente.
Il soggetto dello spettacolo di quest’anno, dal titolo “C’ho casa libera”, è
stato scritto nel 1999, da Marco Perrone, autore e regista
affermato nonché uno dei fondatori del Laboratorio Teatrale e da alcuni
ragazzi del vicino Liceo Morgagni.
L’uso disinvolto dello slang giovanile, la musica rock, l’abbigliamento dei
protagonisti e l’allestimento semplice ed essenziale delle scene,
fanno sì che si affrontino argomenti duri come la droga,
l’incomunicabilità o la solitudine con leggerezza e
limpidezza di espressione.
Molto si deve a due ex studenti del Morgagni, Lorenzo Finocchi
e Valerio Spinaci, a cui Marco Perrone
ha lasciato la cura della regia dello spettacolo di quest’anno e all’opera
della infaticabile professoressa Gaetanina Villanella, anche lei fondatrice
del Laboratorio.
“Questo
nostro progetto, che prevede la presenza nel Laboratorio di ragazzi portatori
di handicap,” - ci spiega la Villanella - “ha reso estremamente più semplice
il loro inserimento nel contesto scolastico e non solo.
Il successo dell’iniziativa, che tra l’altro ha sempre avutol’appoggio
della Preside dell’Istituto, Claudia Di Giuseppe Lispi e
del suo predecessore, ha avuto riconoscimento anche a livello europeo; del
nostro Laboratorio Teatrale Integrato si può leggere, infatti, anche sul sito
della Comunità Europea”.
“Il nostro metodo” - aggiunge Valerio Spinaci - “è quello
di coinvolgere tutti i ragazzi indistintamente,
trovando un ruolo adatto per ciascuno di loro e rendendoli, quindi, tutti
protagonisti; con questo sistema ogni spettacolo è unico ed inimitabile, si
aiutano i giovani attori a superare le eventuali difficoltà personali e,
soprattutto, è garantito il risultato che noi consideriamo fondamentale: il
loro divertimento”.
Certo, guardarli muoversi
sul palcoscenico e ballare, cantare e recitare con tanta disinvoltura, fa
capire il perché di tanto orgoglio da parte dei registi e dei docenti
impegnati nel progetto; la presenza tra di loro, poi, di alcuni ragazzi
speciali, perfetti nell’introdurre elementi di assoluta
normalità nella finzione scenica –come quelle pause incongrue non previste dal
copione, ma così normali- rende
più evidente quanto sia importante esaltare la diversità in qualunque contesto
umano, diversità intesa come attitudine a vivere al di
fuori di regole prefissate senza per questo trasgredirne alcuna.
Gli applausi, spontanei e frequenti durante tutto lo spettacolo si spengono
quando la serata si conclude con un pensiero per Alessandro “Tufi”, l’amico
perduto.