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DICONO DI NOI

 

IN QUESTA SEZIONE TROVERETE DEGLI ARTICOLI CHE PARLANO DI NOI...

 

QUANDO L’INTEGRAZIONE PASSA PER IL TEATRO
Giulia Belardelli
All’Istituto F. Caffè, un Laboratorio Teatrale che sa parlare a tutti gli studenti

 

14 luglio 2005 (vdv) – Una parola dai mille significati e dalle mille sfumature, spesso invocata a gran voce da chi ne ha più bisogno o da chi si fa bello sotto l’aurea del suo valore, un concetto talvolta troppo astratto ma che di tanto in tanto sa tradursi in piccole esperienze preziose come e più dell’oro: integrazione, soltanto e semplicemente integrazione. Un termine che assume una rilevanza particolare quando si tratta di ragazzi per così dire speciali, che si trovano a dover affrontare il già complicato percorso dell’adolescenza con un ostacolo in più, causato da una disabilità che li rende in qualche modo diversi agli occhi degli altri.
In questa occasione vi vogliamo raccontare di una di queste piccole perle di esperienza, una realtà nata e cresciuta all’interno di una scuola e che da ben tredici anni vive e si alimenta solamente della straordinaria passione dei suoi organizzatori e del travolgente entusiasmo dei suoi protagonisti, i ragazzi. Stiamo parlando dell’I.T.C.G. ‘’Federico Caffè", un istituto già protagonista di numerose iniziative di grande valore educativo e sociale, e del suo ‘’Laboratorio Teatrale Integrato’’, un progetto che nel corso degli anni ha avuto il merito di avvicinare molti studenti all’universo della recitazione, rivelandosi anche come un importante punto di integrazione per gli studenti portatori di handicap. Le due anime portanti del Laboratorio sono l’autore-attore Marco Perrone, regista di successo già affermato nel mondo dello spettacolo, e Gaetanina Villanella, docente dell’Istituto e referente del progetto, nonché attivissima partecipante; tra i più scatenati simpatizzanti e ''supporters'' figura invece la professoressa Ida Cipriani, che segue con affetto il Laboratorio fin dai suoi esordi, nei primi anni ’90.
‘’Al Laboratorio partecipano ogni anno tra i venticinque e i trenta studenti – ci ha detto la professoressa Villanella – e fin dall’inizio abbiamo potuto contare sulla presenza periodica di diversi ragazzi in situazione di disabilità psico-fisica, tutti studenti o ex-studenti dell’Istituto, i quali ci hanno aiutato a fare del Laboratorio un vero e proprio esperimento di integrazione e di arricchimento reciproco’’. La partecipazione è assolutamente volontaria e gratuita e la maggioranza degli studenti-attori decide di proseguire l’esperienza con ulteriori attività in ambito teatrale; non vi sono criteri di ammissione e non vi è alcun tipo di selezione.

 ‘’Le uniche regole del Laboratorio sono divertimento, voglia di fare e libera espressività – ha aggiunto la professoressa Villanella – Non ci sono imposizioni né obblighi da rispettare; è il principio di democraticità a regnare sovrano: una volta individuato un copione, i ruoli vengono distribuiti direttamente dal gruppo mediante un sistema di candidature, provini e votazione finale. Tutti i partecipanti, compresi quelli con disabilità, riescono a trovare una parte adatta alle loro caratteristiche e alle loro esigenze: vale la regola per la quale non è il ragazzo a dover essere appropriato al ruolo, ma il ruolo a doversi adattare all’aspirante attore’’.
Ogni anno il ciclo si chiude con uno spettacolo, che rappresenta il punto d’arrivo del percorso svolto nei mesi precedenti. Quest’anno la scelta è caduta su una rivisitazione a dir poco originale di ‘’Romeo e Giulietta’’, con una interpretazione incentrata sui conflitti generazionali rivisti in chiave comico-grottesca. Aspettando di sapere cosa ci proporranno per l’anno prossimo, non ci resta che fare un grande in bocca al lupo ai giovani attori del Laboratorio, con la speranza che questo viaggio possa durare ancora a lungo nel tempo, aiutando tanti nuovi ragazzi a capirsi di più e ad accettarsi l’un l’altro nel segno della creatività.

 

                                                                                                                      

 

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C'HO CASA LIBERA

Angela Buffone
Tornano i ragazzi del Laboratorio Teatrale dell’Istituto Tecnico Federico Caffè con il consueto spettacolo di fine anno, questa volta dedicato ad Alessandro, un amico perduto


 

spettacolo_caffe

26 maggio 2006 (vdv) – Un urlo dietro il sipario ancora chiuso: “Ecco, vuol dire che sono pronti” dice la professoressa Ida Cipriani.  Infatti eccoli di nuovo i ragazzi del F. Caffè, simpatici ed effervescenti, in alcuni casi decisamente bravi, ad offrirci, come succede da diversi anni, il risultato di mesi di lavoro, più o meno duro ma sempre divertente.
Il soggetto dello spettacolo di quest’anno, dal titolo “C’ho casa libera”, è stato scritto nel 1999, da Marco Perrone, autore e regista affermato nonché uno dei fondatori del Laboratorio Teatrale e da alcuni ragazzi del vicino Liceo Morgagni.
L’uso disinvolto dello slang giovanile, la musica rock, l’abbigliamento dei protagonisti e l’allestimento semplice ed essenziale delle scene,  fanno sì che si affrontino argomenti duri come la droga, l’incomunicabilità o la solitudine con  leggerezza e  limpidezza di espressione.
Molto si deve a due ex studenti del Morgagni, Lorenzo Finocchi e Valerio Spinaci, a cui Marco Perrone ha lasciato la cura della regia dello spettacolo di quest’anno e all’opera della infaticabile professoressa Gaetanina Villanella, anche lei fondatrice del Laboratorio.

spettacolo_caffe

 “Questo nostro progetto, che prevede la presenza nel Laboratorio di ragazzi portatori di handicap,” - ci spiega la Villanella - “ha reso estremamente più semplice il loro inserimento nel contesto scolastico e non solo.  Il successo dell’iniziativa, che tra l’altro ha sempre avutol’appoggio della Preside dell’Istituto, Claudia Di Giuseppe Lispi e del suo predecessore, ha avuto riconoscimento anche a livello europeo; del nostro Laboratorio Teatrale Integrato si può leggere, infatti, anche sul sito della Comunità Europea”.
“Il nostro metodo” - aggiunge Valerio Spinaci - “è quello di coinvolgere  tutti i ragazzi indistintamente, trovando un ruolo adatto per ciascuno di loro e rendendoli, quindi, tutti protagonisti; con questo sistema ogni spettacolo è unico ed inimitabile, si aiutano i giovani attori a superare le eventuali difficoltà personali e, soprattutto, è garantito il risultato che noi consideriamo fondamentale: il loro divertimento”.
Certo, guardarli muoversi sul palcoscenico e ballare, cantare e recitare con tanta disinvoltura, fa capire il perché di tanto orgoglio da parte dei registi e dei docenti impegnati nel progetto; la presenza tra di loro, poi, di alcuni ragazzi speciali, perfetti nell’introdurre elementi di assoluta normalità nella finzione scenica –come quelle pause incongrue non previste dal copione, ma così normali-  rende più evidente quanto sia importante esaltare la diversità in qualunque contesto umano, diversità intesa  come attitudine a vivere al di fuori di regole prefissate senza per questo trasgredirne alcuna.
Gli applausi, spontanei e frequenti durante tutto lo spettacolo si spengono quando la serata si conclude con un pensiero per Alessandro “Tufi”, l’amico perduto.