Istantanea dell'universo oscuro

di

Mauro Maestripieri

 

Il gruppo internazionale di astrofisici, guidati da C.Heymans dell'Università di Edinburgo e L.Van Waerbeke della British Columbia University , hanno elaborato la mappa più grande mai ottenuta della distribuzione della materia oscura per mezzo dello studio degli effetti prodotti da lenti gravitazionali.

Per far ciò, hanno analizzato le foto di circa 10 milioni di galassie in 4 differenti porzioni di cosmo, raccolte dal telescopio Canada-France-Hawaii per un periodo di 5 anni.

Le galassie oggetto della survey distano tutte da noi circa 6 miliardi di A.L., al tempo in cui l'Universo aveva circa la metà della sua età attuale. Durante questo lunghissimo viaggio la luce di esse,  è stata deviata dalla gravità di estesi ammassi di materia oscura che ha incontrato.

Tramite questo fenomeno di lente gravitazionale, il team è riuscito a calcolare dove e in che misura fosse situata la materia oscura. La mappa risultante mostra una complessa ragnatela cosmica di materia oscura e galassie, che si estende in ogni direzione per più di 1 miliardo di A.L.

“E' veramente affascinante potere ‘vedere' la materia oscura usando la distorsione spazio-temporale”, afferma Van Waerbeke. Ci fornisce un accesso privilegiato a quella massa misteriosa presente nell'Universo che non può essere osservata altrimenti. Conoscere come la materia oscura sia distribuita è solo il primo passo verso la comprensione della sua natura e di come possa essere ricompresa nelle nostre attuali conoscenze fisiche.

I notevoli risultati sono stati possibili sfruttando i miglioramenti delle tecniche di analisi e facendo uso del telescopio in gran parte italiano VST (VLT Survey Telescope), sito in Cile. Nei prossimi 3 anni si spera di mappare, un settore cosmico 10 volte più grande: Fonte: MEDIA INAF

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“BORG58” L’ammasso galattico PIU’ ANTICO

di

Mauro Maestripieri

 

L’indagine approfondita effettuata sui settori stellari caratterizzati da alto redshift z=8 ha permesso di scoprire l'ammasso di galassie più antico dell'universo dei primordi e questa è la conferma  che la loro formazione ebbe inizio circa 650 milioni di anni dopo il Big Bang. Ne deriva quindi che le galassie,in quanto elementi dell’ammasso,si formarono in precedenza, ed i primi astri ancora prima. Infatti sono state scoperte dalla Wide Field Camera 3 di Hubble in un raggio di circa 10 milioni di A.L, 4  compagne più deboli di una brillante galassia già nota, sita a redshift z=8.

La suddetta galassia era stata scoperta durante il programma Brightest of Reionizing Galaxy (BORG), e l’area cosmica è stata denominata proprio per questo BORG58. L’importante scoperta è stata possibile sfruttando la tecnica chiamata Lyman-break, basata sul fatto che i fotoni che emettono le calde e giovani stelle, con l (lunghezze d'onda) inferiori rispetto alla banda Lyman-alfa di 121,6 nanometri sono assorbiti più rapidamente dal gas di H neutro e questo le rende più luminose alle l più corte rispetto alla Lyman-alfa.

La lunghezza d'onda dei fotoni emessi a redshift=8 viene allungata nell’ infrarosso e quindi al fine di scoprire queste brillanti galassie, si scattano foto con una serie di filtri appositi. Le quattro galassie in questione sembrano scomparire in quest’immagine. Dopo aver effettuato elaborazioni computerizzate, si è notato che a questi redshift così elevati, le galassie con maggior massa e brillantezza, potrebbero possedere delle compagne meno luminose e più piccole.

Si è così ritenuto di estendere la survey attorno ad esse, usando tempi più lunghi ed infatti ne sono state  scoperte 17. La massa dell’intero alone intorno alla galassia più brillante ,inclusa la materia oscura, si pensa che si aggiri in un intervallo compreso tra i 400 a 700 miliardi di masse solari. Fonte: Today's Science