L'Alba dell''Universo
Fisica SubAtomica & Fisica
Quantistica
di
Mauro Maestripieri & Marco
Margiocco
Teoria delle stringhe
In fisica, la teoria
delle stringhe, talvolta definita teoria delle corde, è una teoria che si fonda sul principio secondo cui la materia,
l'energia e, sotto certe ipotesi, lo spazio e il tempo
sono in realtà la manifestazione di entità fisiche sottostanti che a
seconda del numero di dimensioni in cui si
sviluppano vengono chiamate "stringhe" oppure "brane".
Uno studio più
approfondito della teoria delle stringhe ha rivelato che gli oggetti descritti
dalla teoria possono essere di varie dimensioni e quindi essere punti (0
dimensioni), stringhe (1 dimensione), membrane (2
dimensioni) e oggetti di dimensioni D superiori (D-brane).
L'interesse
della teoria risiede nel fatto che si spera possa essere una teoria del tutto, ossia una teoria che
inglobi tutte le forze fondamentali.
Interazioni nel
mondo subatomico: linee d'universo di particelle puntiformi nel Modello
Standard (a sinistra) e un foglio d'universo composto da stringhe
chiuse nella teoria delle stringhe (a destra )
I diversi ordini di
grandezza della materia:
1. Materia (macroscopico)
2.Struttura molecolare (atomi)
3.Atomi (neutroni, protoni, elettroni)
4.Elettroni
5.Quark
6.Stringhe
La teoria di
stringa bosonica è formulata in termini di azione di Polyakov,
una quantità matematica che può essere usata per prevedere come le stringhe si
muovono nello spazio-tempo.
Applicando le idee della meccanica
quantistica all'azione di Polyakov — procedura nota come quantizzazione — si può dedurre che ogni
stringa può vibrare in molti modi diversi, e che ogni stato di vibrazione
rappresenta un tipo diverso di particella. La massa di cui è dotata la
particella e i vari modi in cui può interagire, sono determinati dai modi in
cui la stringa vibra — essenzialmente, dalla nota che la stringa vibrando
produce. La scala delle note, ad ognuna delle quali corrisponde una particella,
è denominata "spettro energetico" della teoria.
Questi
primi modelli includevano sia stringhe aperte, che hanno due punti
terminali definiti, che stringhe chiuse, dove gli estremi sono congiunti
a formare un anello, un loop. I due tipi di stringa si comportano in maniera
leggermente diversa, producendo due spettri. Non tutte le moderne teorie delle
stringhe usano entrambi i tipi; alcune comprendono solo le tipologie chiuse.
Comunque, la
teoria bosonica comporta dei problemi. Fondamentalmente, la teoria ha una
peculiare instabilità, portando al decadimento dello stesso spazio-tempo. In
più, come il nome suggerisce, lo spettro di particelle contiene solo bosoni,
particelle come il fotone con spin intero. Sebbene i
bosoni siano un ingrediente indispensabile nell'universo,
non sono i suoi unici costituenti. Investigando su come una teoria delle
stringhe debba includere i fermioni nel suo
spettro conduce alla supersimmetria,
una relazione matematica tra bosoni e fermioni che è ora un settore di studio
indipendente. Le teorie delle stringhe che includono vibrazioni fermioniche
sono conosciute come teorie delle
superstringhe; ne sono stati descritti parecchi tipi diversi.
Se da un lato
comprendere i dettagli delle teorie delle stringhe e delle superstringhe
richiede la conoscenza di una matematica abbastanza sofisticata, alcune
proprietà qualitative delle stringhe quantistiche possono essere capite in modo
abbastanza intuitivo. Per esempio, le stringhe sono soggette a tensione, più o
meno come le tradizionali corde degli strumenti; questa tensione è considerata
un parametro fondamentale della teoria. La tensione della stringa è
strettamente collegata alla sua dimensione. Si consideri una stringa chiusa ad
anello, libera di muoversi nello spazio senza essere soggetta a forze esterne.
La sua tensione tenderà a farla contrarre in un anello sempre più stretto.
L'intuizione classica suggerisce che essa potrebbe ridursi ad un punto, ma
questo contraddirebbe il principio
di indeterminazione di Heisenberg. La dimensione caratteristica
della stringa sarà quindi determinata dall'equilibrio fra la forza di tensione,
che tende a renderla più piccola, e l'effetto di indeterminazione, che tende a
mantenerla "allargata". Di conseguenza, la dimensione minima della
stringa deve essere collegata alla sua tensione. Una caratteristica
interessante della teoria delle stringhe è che essa predice il numero di dimensioni
che l'Universo dovrebbe avere. Né la teoria dell'elettromagnetismo di Maxwell
né la teoria della relatività di Einstein dicono nulla sull'argomento:
entrambe le teorie richiedono che i fisici inseriscano "a mano" il
numero delle dimensioni.
Invece, la
teoria delle stringhe consente di calcolare il numero di dimensioni dello
spazio-tempo dai suoi principi base. Tecnicamente, questo accade perché il principio di invarianza di Lorentz può
essere soddisfatto solo in un certo numero di dimensioni. Più o meno questo
equivale a dire che se misuriamo la distanza fra due punti e poi ruotiamo il
nostro osservatore di un certo angolo e misuriamo di nuovo, la distanza
osservata rimane la stessa solo se l'universo ha un ben preciso numero di
dimensioni. Il solo problema è che quando si esegue questo calcolo, il numero
di dimensioni dell'universo non è quattro, come ci si potrebbe attendere (tre
assi spaziali e uno temporale), bensì ventisei. Più precisamente, le teorie
bosoniche implicano 26 dimensioni, mentre le superstringhe e le teorie-M
risultano richiedere 10 o 11 dimensioni. Nelle teorie di stringa
bosonica, le 26 dimensioni risultano dall'equazione di Polyakov
Una rappresentazione
tridimensionale di uno spazio di Calabi-Yau
Comunque,
questi modelli sembrano in contraddizione con i fenomeni osservati. I fisici di
solito risolvono questo problema in uno dei due diversi modi. Il primo consiste
nel compattare
le dimensioni extra; cioè, si suppone che le 6 o 7 dimensioni extra producano
effetti fisici su un raggio così piccolo da non poter essere rilevate nelle
nostre osservazioni sperimentali. Senza aggiungere i flussi, riusciamo ad
ottenere la risoluzione del modello a 6 dimensioni con gli spazi di Calabi-Yau.
In 7 dimensioni, essi sono chiamati varietà
G2 e in 8 varietà
Spin(7). In sostanza, queste dimensioni extra vengono
matematicamente compattate con successo facendole ripiegare su sé stesse.
Una analogia
molto usata per questo è di considerare lo spazio multidimensionale come un
tubo di gomma per il giardino. Se guardiamo il tubo da una certa distanza, esso
sembra avere una sola dimensione, la sua lunghezza. Questo corrisponde alle quattro
dimensioni macroscopiche cui siamo abituati normalmente. Se però ci avviciniamo
al tubo, scopriamo che esso ha anche una seconda dimensione, la sua
circonferenza. Questa dimensione extra è visibile solo se siamo vicini al tubo,
proprio come le dimensioni extra degli spazi di Calabi-Yau sono visibili solo a
distanze estremamente piccole, e quindi non sono facilmente osservabili.
A tutt'oggi, la
teoria delle stringhe non è verificabile,
anche se ci sono aspettative che nuove e più precise misurazioni delle
anisotropie della radiazione
cosmica di fondo, possano dare le prime conferme indirette.
Indubbiamente non è l'unica teoria in sviluppo a soffrire di questa difficoltà;
qualunque nuovo sviluppo può passare attraverso una fase di non verificabilità
prima di essere definitivamente accettato o respinto.
Si potrebbe
tuttavia verificare la veridicità della teoria indirettamente analizzando i gravitoni. Gli attuali acceleratori di
particelle non sono in grado di tracciare il momento in cui un gravitone sfugge
per passare a una brana vicina. Forse LHC, il
nuovo acceleratore in costruzione a Ginevra, potrà darci nuove risposte.L'uomo
non possiede la tecnologia per osservare le stringhe, in quanto dai modelli
matematici dovrebbero avere dimensioni intorno alla lunghezza di Planck,
circa 10-
Potremmo alla
fine essere in grado di osservare le stringhe in maniera significativa, o
almeno ottenere informazioni sostanziali osservando fenomeni cosmologici che
possano chiarire gli aspetti della fisica delle stringhe. In particolare, visti
i dati dell'esperimento WMAP, si suppone che gli esperimenti del satellite
Planck dovrebbero far luce sulle condizioni
iniziali dell'Universo, misurando con estrema precisione le anisotropie del
fondo a microonde. Superstringhe, D-brane ed altri tipi di stringhe stirate
fino alla scala intergalattica emettono onde gravitazionali che potrebbero
essere rilevate utilizzando esperimenti del tipo LIGO.
Esse possono anche provocare lievi irregolarità nella radiazione cosmica di
fondo ancora impossibili da rilevare ma probabilmente osservabili in un
prossimo futuro.
Nel gennaio
2007 ricercatori dell'Università della California a San Diego,
della Carnegie
Mellon University e della Università del Texas a Austin hanno
sviluppato un test per la teoria delle stringhe. Il test si basa sulla misura
della diffusione dei bosoni W quando
vengono fatti collidere con opportuni bersagli e dovrebbe essere svolto
all'interno del Large Hadron
Collider l'unico acceleratore di particelle in grado di fornire
l'energia necessaria per l'esperimento.
La Teoria delle superstringhe è un tentativo di
spiegare tutte le particelle
e le forze
fondamentali della natura in un'unica teoria considerandole
come vibrazioni di sottilissime stringhe supersimmetriche. La teoria delle
superstringhe (super perché supersimmetriche) spiega a livello teorico:
Le proprietà di
cui si parla sono:
Essa è
considerata una delle più promettenti teorie della gravità quantistica.
Il termine di teoria delle superstringhe è in realtà una contrazione del
termine più corretto di "teoria
supersimmetrica delle stringhe" perché non dissimile dalla teoria
bosonica delle stringhe, nella versione
della teoria delle stringhe che include i fermioni e la supersimmetria. Al momento il problema più
importante della fisica teorica consiste nell'armonizzare la relatività generale,
che descrive la gravità e viene
applicata al macrocosmo (stelle, galassie, ammassi), e la meccanica
quantistica che descrive le altre tre forze
fondamentali che descrivono il microcosmo (elettroni, fotoni, quark).
Lo sviluppo di
una teoria
quantistica dei campi riguardanti una forza fornisce
invariabilmente probabilità infinite (e quindi prive di utilità). I fisici
teorici hanno sviluppato una tecnica matematica
detta rinormalizzazione che elimina questi infiniti
che si trovano nell'elettromagnetismo,
nella interazione nucleare
forte e nell' interazione nucleare
debole ma non quelli che si trovano nella gravità (senza introdurre
un numero infinito di termini alla definizione Lagrangiana della teoria, rischiando la località, o altrimenti un numero finito di
termini che non rispettano l'invarianza di Lorentz). Quindi lo sviluppo
di una teoria quantistica della gravità deve essere
espressa in maniera differente rispetto alle teorie che riguardano le altre
forze della natura. L'idea che sta alla base della teoria è che i costituenti
fondamentali della realtà sono stringhe o corde di lunghezza pari
a quella di Planck (1,616x10-
Questa
particella nasce dalle oscillazioni di una stringa nello spazio e l'elisione di
componenti energetiche sui vari piani di vibrazione rende possibile l'esistenza
di particelle con massa nulla (ad esempio fotoni) e particelle dotate di massa
non nulla ed in cui alcune componenti energetiche non si elidono. Un'altra
condizione prevista dalla teoria è che non vi sono differenze misurabili che
possono essere riscontrate tra stringhe che si accartocciano intorno a
dimensioni più piccole di loro stesse e quelle che si muovono lungo dimensioni
più grandi (cioè, gli effetti in una dimensione di grandezza R sono uguali a
quelli in una dimensione di grandezza 1/R). Le singolarità sono evitate in
virtù del fatto che le conseguenze del Big Crunch che si osservano non
raggiungono mai lo zero. Infatti, potendo l'universo iniziare in una sorta di
processo tipo Big Crunch, la teoria delle stringhe ci dice che
l'universo non può mai essere più piccolo delle dimensioni di una stringa, che
a quel punto deve iniziare ad espandersi.
Il nostro
spazio fisico possiede solo 4 dimensioni apprezzabili alla nostra scala di
grandezza e di ciò bisogna sempre tenere conto in qualsiasi teoria fisica; tuttavia, nulla vieta di per sé che una teoria
affermi che vi sono delle dimensioni spaziali aggiuntive. Nel caso della teoria delle
stringhe, vi sono evidenze secondo cui lo spazio-tempo richiede 10,
11 o addirittura 26 dimensioni. Il conflitto tra i dati osservati e
la proposta teorica viene risolto postulando che le dimensioni aggiuntive siano
"arrotolate su se stesse" o meglio compattificate. Il modello
a 6 dimensioni di Calabi-Yau
può giustificare le dimensioni addizionali richieste dalla teoria delle
superstringhe. La nostra mente trova difficile visualizzare queste
dimensioni perché noi possiamo muoverci soltanto in uno spazio a tre
dimensioni. Un metodo per superare questo limite è quello di non tentare di
visualizzare più dimensioni bensì quello di pensare ad esse come numeri extra
nelle equazioni che descrivono come il mondo è fatto. Ciò apre la questione se
questi numeri extra possano essere osservati direttamente mediante
esperimenti. Questo, a sua volta, pone la questione se i modelli che derivano
da questi calcoli astratti possano essere considerati scientifici,
in quanto fino ad ora pare non sia possibile dimostrarli con esperimenti, dato
che con la fisica conosciuta oggi gli apparati sperimentali dovrebbero essere
grandi oltre l'immaginabile (sarebbero utili acceleratori di particelle grandi
più o meno quanto la nostra galassia). La teoria delle superstinghe non è la
prima teoria a più dimensioni proposta (vedi la teoria di
Kaluza-Klein). La moderna teoria delle stringhe si basa sulla
matematica delle pieghe, dei nodi e della topologia che è stata largamente
sviluppata dopo Kaluza e Klein e che ha permesso negli ultimi tempi che le
teorie fisiche fondate su dimensioni extra fossero molto più credibili di
quanto lo fossero ai tempi di Kaluza e Klein.
I fisici
teorici sono stati molto preoccupati dal fatto che esistessero 5 differenti
teorie delle superstringhe. Questo problema è stato risolto dalla cosiddetta seconda
rivoluzione delle superstringhe avvenuta negli anni novanta
durante i quali si è scoperto che le 5 teorie sono in realtà 5 diversi aspetti
di una teoria ancora più basilare: la M-teoria.
Le cinque
teorie delle superstringhe sono:
Le teorie
di gauge chirali possono essere inconsistenti a causa di anomalie.
Queste accadono quando certi diagrammi di
Feynman a un loop determinano una rottura della simmetria di gauge
nei loro effetti quantistici.
Particelle e Forze fondamentali
Interazione |
Mediatore |
Magnitudine
relativa |
Andamento
asintotico |
Raggio
d'azione |
1038 |
r0 |
|||
1036 |
1/r2 |
|
||
1025 |
|
10- |
||
100 |
1/r2 |
|
|
Forze |
Mediatori |
Particelle-materia soggette alla forza |
|
|
|
|||
|
|
|||
|
|
|||
|
|
Semplificando,
il raggio d'azione di un'interazione può essere pensato come la distanza
massima alla quale essa è influente. Ad esempio l'interazione gravitazionale ha
un raggio d'azione infinito; per questo motivo il Sole
esercita la sua forza anche su corpi lontanissimi come Plutone,
e qualunque atomo dell'universo esercita una forza, seppur minima, su ogni
altro atomo dell'universo. Anche l'interazione elettromagnetica ha raggio
d'azione infinito, mentre interazione forte ed interazione debole hanno raggi d'azione
finiti (e particolarmente piccoli, se raffrontati con le scale umane).
L'intensità fornisce una misura dei rapporti di forza tra le interazioni di
diversa natura. La cronologia del Big Bang, espressione coniata dallo scienziato George Gamow, è la storia, dei primi
istanti di vita dell'Universo, che vanno dalla singolarità
all'inizio del tempo, 13,75 miliardi di anni fa, alla formazione dei primi atomi, avvenuta circa 200
secondi dopo il Big Bang. Le principali teorie fisiche che spiegano l'inizio
dell'Universo sono l'inflazione
e le teorie GUT
("di grande unificazione"). La teoria
dell'inflazione ipotizza una rapida ma drastica accelerazione
dell'espansione dello spazio pochi istanti dopo la singolarità
all'inizio dell'Universo. Questa rapida accelerazione portò il tessuto spaziale
ad espandersi da dimensioni miliardi di volte più piccole di quelle di un
protone ad una dimensione posta a metà fra una biglia ed un pallone da calcio.
Secondo le teorie GUT, l'inflazione potrebbe essere stata causata da una forma
di campo di Higgs particolare detta "inflatone". Poco dopo l'inizio
dell'Universo, l’energia dell’l'inflatone, a causa delle temperature
estremamente elevate, oscillava prima di stabilirsi ad un livello minimo.
L'oscillazione dell'inflatone portò ad una breve ma intensa espansione dello
spazio, liberando una quantità di radiazione uniforme (se si escludono le
fluttuazioni quantistiche) che portò alla formazione di tutta la materia.
La rottura della simmetria CP
La radiazione liberata dall'inflazione diede
origine a coppie particella-antiparticella, che si annichilirono
nuovamente in radiazione. Se, in questo modo, la materia si può formare per poi
annichilirsi istantaneamente, cosa portò alla rottura della simmetria CP, tanto evidente nell'Universo
attuale? (o meglio, perché nell'Universo attuale si trova più materia rispetto
all'antimateria?).
Il modello inflazionario classico spiega questo
fenomeno come causato da fluttuazioni quantistiche nell'inflatone, che
originarono un leggero eccesso di materia rispetto all'antimateria.
La differenziazione delle quattro interazioni fondamentali avvenuta
all'inizio dell'Universo secondo le teorie GUT, è dovuta alle oscillazioni di
diverse forme di campi di Higgs. Con le alte temperature, i bosoni di Higgs
oscillavano sul potenziale a sombrero prima di stabilirsi su un punto
energetico fisso. La separazione della gravità dall'insieme delle altre forze
più intense, che prende il nome di "forza unificata", avvenne con un
meccanismo non ancora ipotizzato. La separazione della forza forte dalla forza elettrodebole
avvenne a causa di oscillazioni di un campo di Higgs particolare, il campo di Higgs
forte, contemporaneamente all'inflazione. La separazione fra la
forza debole e quella elettromagnetica, infine, fu causata dall'oscillazione
del campo di
Higgs elettrodebole (quello responsabile della massa delle
particelle). La temperatura necessaria alla separazione di ciascuna interazione
sono, rispettivamente, per le tre forze più intense, 1027 kelvin (10 seguito da 27 zeri, pari ad un miliardo di
miliardi di miliardi di gradi Celsius) per la forza forte, e, per l'interazione
elettrodebole, 1015 kelvin (pari ad un milione di miliardi di gradi
Celsius). Con il drastico calo delle temperature che accompagnava l'espansione
dell'Universo, le forze fondamentali, o, più precisamente, i rispettivi campi
di Higgs, si "congelarono" rimanendo immutate fino all'Universo
attuale.
forza
nucleare forte
forza elettromagnetica forza nucleare debole
Forza
di gravità
In fisica, un adrone
(dal greco adrós, forte) è una particella
subatomica soggetta alla forza nucleare
forte. Non è una particella fondamentale, bensì è a sua volta
composta da quark e antiquark, e gluoni. Questi ultimi sono responsabili della forza
cromodinamica che lega i quark gli
uni agli altri. La famiglia degli adroni è ulteriormente suddivisa in 2
sottogruppi:
In fisica, in particolare nella fisica delle
particelle, i barioni
sono una famiglia di particelle
composte
costituite da tre quark, il
termine barione deriva dal greco βαρύς
(barys), che significa "pesante". Poiché i barioni sono
composti da quark, essi partecipano all'interazione forte, mentre i leptoni, non essendo composti da quark non
partecipano all'interazione forte. I barioni più conosciuti sono i protoni e i neutroni, che costituiscono la maggior
parte della massa della materia visibile nell'universo, mentre gli elettroni (l'altro componente maggiore
degli atomi) sono leptoni. In cosmologia si distingue spesso fra materia barionica
e non barionica. Col primo termine ci si riferisce a tutta la materia
che conosciamo normalmente, costituita essenzialmente di protoni, neutroni ed
elettroni, mentre col secondo si indica tutta quella materia (ad es. i neutrini) che non è composta da barioni: in
particolare la cosiddetta materia oscura
è quasi sicuramente una forma di materia non barionica.
Bosone
In fisica quantistica
i bosoni, così chiamati in onore
del fisico indiano S. Nath Bose,
sono una delle due classi fondamentali in cui si dividono le particelle: i bosoni e i fermioni. I fermioni si distinguono dai
bosoni per il fatto che mentre i primi obbediscono al principio
di esclusione di Pauli:
un singolo stato quantico non può essere occupato da
più di un fermione
i bosoni sono
liberi d'affollare in gran numero uno stesso stato quantico. La luce laser
ne è un caso specifico relativo ai fotoni. Esiste un
teorema, il teorema
spin-statistica che lega lo spin
delle particelle alla statistica alla quale esse devono obbedire. La tesi del
teorema enuncia che particelle a spin intero sono necessariamente bosoni mentre quelle a spin semi-intero sono necessariamente fermioni.
Le quattro forze
fondamentali della natura sono mediate da bosoni elementari, ovvero,
l'effetto della forza viene spiegato come dovuto allo scambio fra due corpi di
bosoni mediatori della forza:
Tali particelle
sono a tutti gli effetti da considerarsi i "quanti" delle interazioni
fondamentali, cioè i mediatori delle rispettive forze; L'interazione
gravitazionale peraltro non è ancora stata "quantizzata" ed esistenza
e natura del relativo quanto, il gravitone appunto, è ancora oggetto di studio.
Il neutrone e il protone non sono particelle fondamentali, bensì composte da
tre quark; in
particolare il neutrone è formato da due quark down e un quark up (ddu) e il protone da due quark up
e un quark down (uud).
I bosoni W e Z sono bosoni vettori, ovvero particelle
elementari mediatrici della forza nucleare
debole. Esistono due tipi di bosone W, uno con carica
elettrica +1 e l'altro con carica -1 (in unità di
carica elettrica elementare), e sono l'uno l'antiparticella dell'altro. Il bosone Z o
(Z0) è neutro. Tutti e tre i bosoni sono molto massivi (circa 100
volte più del protone) e hanno una vita media breve (3x10-25 s).
L'introduzione dei bosoni W e Z nelle teorie fisiche discende dal tentativo di
costruire un modello per descrivere l'interazione debole che fosse simile
all'efficace teoria dell'elettrodinamica
quantistica, sviluppata negli anni’ 50 per rendere conto dei
processi elettromagnetici. Il culmine di questo sforzo si ha alla fine degli
anni ‘70, quando Glashow, Weinberg e Salam propongono la teoria
elettrodebole, che vede unificate in un'unica interazione la forza
debole e quella elettromagnetica. Tale teoria, oltre a prevedere i bosoni W per
mediare il decadimento beta, postulava un secondo bosone vettore, lo Z e
altresì l'esistenza di un'ulteriore particella, il bosone di Higgs. L'osservazione diretta dei
bosoni W e Z è stata possibile solo in seguito alla costruzione di acceleratori
abbastanza potenti da produrre queste particelle così massive. Il primo segnale
di W si ebbe nel gennaio del 1983 grazie all'utilizzo
dell'acceleratore SPS (Super Proton Synchrotron) del CERN durante gli esperimenti
UA1
(condotto da Carlo Rubbia) e UA2,
realizzati grazie agli sforzi di una grande collaborazione di scienziati. Pochi
mesi più tardi avvenne l'osservazione di Z. Gli esperimenti condotti
utilizzando il collisore LHC
sono anche alla ricerca del bosone di Higgs. Un risultato molto importante che
si ricava studiando i decadimenti del bosone Z è che esistono solo tre famiglie
di neutrini con massa minore di mZ/2 e perciò molto probabilmente vi
sono solo tre famiglie di fermioni fondamentali:
LHC ( Large Hadron Collider ) – CERN
- Ginevra
Il
bosone di Higgs è una ipotetica particella
elementare,
massiva, scalare,
prevista dal modello standard
della fisica delle
particelle. Essa giocherebbe un ruolo fondamentale: la teoria la
indica come portatrice di forza del campo
di Higgs, , che si ritiene permei l'universo.
Il campo di Higgs, conferirebbe la massa alle particelle. L'importanza del bosone
di Higgs nel modello standard è anche dovuta al fatto che esso può
garantirne la consistenza. Esso sarebbe dotato di massa propria. La teoria dà dei
limiti compresi circa tra 120 e 200 GeV (≈3,5×10-25 kg). Al 2002
gli acceleratori
di particelle hanno raggiunto energie fino a 115 GeV. Benché un
piccolo numero di eventi che sono stati registrati potrebbero essere
interpretati come dovuti ai bosoni di Higgs, le prove a disposizione sono
ancora inconcludenti. Ci si aspetta che LHC, la cui prima accensione è avvenuta il 10 settembre 2008,
sia in grado di confermare l'ipotetica esistenza di tali bosoni.
Bosone di Higgs |
|
Composizione: |
|
Famiglia: |
|
Status: |
ipotetica |
Teorizzata: |
P. Higgs, F. Englert,
R. Brout, G. Guralnik, C.R. Hagen,
T. Kibble (1964) |
Simbolo: |
H0) |
sconosciuta |
|
0 |
|
Spin: |
0 |
Il
30 marzo 2010 LHC, ha raggiunto la potenza massima mai toccata, ad un
passo dal ricreare, nella collisione di due fasci di protoni, le stesse
condizioni del Big Bang: nei suoi
Le collisioni di ioni piombo hanno
permesso di ottenere condizioni estreme di pressione e temperatura della
materia confrontabili solo a quelle esistite nei primi microsecondi dopo il Big
Bang, quando l'universo era piu' denso di un nucleo atomico e caldo decine di
migliaia di miliardi di gradi. In questo ambiente i nuclei della
materia si sono ''sciolti'' e i quark e i gluoni si sono liberati in un plasma
(chiamato Qpg, che sta per Quark Gluon Plasma). Misurare la densita' della
materia primitiva e' stato possibile perche', insieme ad essa, le collisioni
hanno prodotto (come era prevedibile) anche due quark o due gluoni molto ricchi
di energia, che a loro volta danno origine a due getti di particelle che si
propagano in direzioni opposte e che, per le loro caratteristiche, permettono
di determinare la densita' del mezzo attraverso cui si propagano.
In meccanica
quantistica i fermioni,
così chiamati in onore del fisico italiano Enrico Fermi, sono una delle due classi
fondamentali in cui si dividono le particelle: i fermioni e i bosoni. I fermioni si distinguono dai bosoni per il
fatto di avere spin semi-intero e di obbedire al principio
di esclusione di Pauli, secondo il quale:
un singolo stato quantico non può essere occupato da
più di un fermione,
mentre i bosoni, al contrario, sono liberi di affollare in gran
numero uno stesso stato quantico. Un'altra differenza è che i fermioni hanno
sempre massa, almeno nell'universo reale, mentre i bosoni più spesso ne sono
privi. I fermioni elementari conosciuti si dividono in due gruppi: quark (che
costituiscono i protoni e i neutroni) e leptoni (come gli elettroni).
Il fotone (dal greco φῶς gen. φωτός
"phòs, photòs" che significa luce)
è una particella
elementare secondo il modello standard, quanto della radiazione
elettromagnetica e mediatore dell'interazione
elettromagnetica.
Avente massa a riposo
nulla, il fotone permette l'azione dell'interazione elettromagnetica a grande
distanza, di conseguenza la propagazione del campo
elettromagnetico è osservabile su scala macroscopica.
Fotone |
|
|
|
Composizione: |
|
Famiglia: |
|
Gruppo: |
|
Teorizzata: |
Albert Einstein
(1905–17) |
Simbolo: |
γ |
Stabile |
|
0 |
|
Spin: |
1 |
In fisica, i gluoni
sono le particelle elementari, responsabili della forza nucleare
forte. Essi tengono uniti assieme i quark, per
formare gli adroni, ovvero tutte le particelle soggette
all`interazione forte, ad esempio i protoni e neutroni; la loro carica elettrica è zero, il loro spin
è 1 (sono bosoni vettori)
e generalmente si assume che abbiano massa zero. I gluoni sono responsabili
della stabilità del nucleo atomico. Il termine deriva dall'inglese glue (colla), in quanto
tengono "incollate" altre particelle.
Gluone |
|
Composizione: |
|
Famiglia: |
|
Gruppo: |
|
Simbolo: |
g |
Num.
tipi: |
8 |
0 MeV/c2 (Valore teorico) |
|
0 |
|
non zero |
|
Spin: |
1 |
Num.
di stati di spin: |
2 |
Il gravitone è una particella
elementare ipotetica, responsabile della trasmissione della forza di
gravità nei sistemi di gravità quantistica.
Questa particella è prevista in diversi modelli teorici che mirano ad unificare
i fenomeni gravitazionali con quelli quantistici. La sua esistenza non è ancora
stata sperimentalmente verificata. Nella teoria quantistica, queste
caratteristiche definiscono un bosone con spin
pari (
Un leptone è una particella
subatomica che ad oggi si ritiene sia puntiforme, quindi
fondamentale, cioè non composta da altre particelle (al contrario degli adroni che sono composti da quark). I leptoni sono suddivisi in tre famiglie: gli elettroni, i muoni
ed i tauoni; ad ognuna di queste è associato un
particolare neutrino.
Tutti i leptoni
noti sono della famiglia dei fermioni, poiché hanno
tutti spin 1/2 inoltre hanno tutti carica. Ci sono sei tipi di leptoni:
tre con carica negativa e tre neutra. L'elettrone, il muone e il tauone
si differenziano per la loro massa. Nel 1998
presso l'osservatorio Super-Kamiokande
in Giappone è stato mostrato che i neutrini hanno massa diversa da zero (da
Nome |
Carica
elettrica |
Massa
(GeV) |
–1 |
0,000511 |
|
0 |
< 2,2 • 10-10 |
|
–1 |
0,1056 |
|
0 |
< 1,7 • 10-4 |
|
–1 |
1,777 |
|
0 |
< 0,0155 |
Tabella di riepilogo
|
e − ,νe |
|
μ − ,νμ |
|
τ − ,ντ |
|
Le |
1 |
-1 |
0 |
0 |
0 |
0 |
Lμ |
0 |
0 |
1 |
-1 |
0 |
0 |
Lτ |
0 |
0 |
0 |
0 |
1 |
-1 |
In fisica, in particolare in fisica delle
particelle, con il nome di mesone
si indica una famiglia di particelle
subatomiche instabili composte da un quark e un
antiquark. I mesoni fanno parte della
famiglia degli adroni – particelle fatte di quark. Gli
altri membri della famiglia adronica sono i barioni – particelle subatomiche composte
di tre quark. La principale differenza tra mesoni e barioni è che i mesoni
hanno spin intero (perciò sono bosoni) mentre i barioni sono fermioni (spin 1/2). Dato che i mesoni sono
bosoni, il principio
di esclusione di Pauli non si applica ad essi. Di conseguenza, essi
possono agire come particelle che
mediano la forza a brevi distanze, e quindi svolgere un ruolo nei
processi come l'interazione
nucleare.
Quark
In fisica delle
particelle, un quark
è un fermione elementare
che partecipa all'interazione forte.
In natura i quark non si trovano mai in isolamento, ma solo uniti in particelle
composte dette adroni, come per esempio il protone e il neutrone. La teoria dei quark venne
avanzata per la prima volta nel 1964 dai fisici statunitensi
Murray Gell-Mann George Zweig, che ipotizzarono di poter
spiegare le proprietà di molte particelle considerandole composte da quark
elementari
Quark |
|
|
|
Composizione: |
|
Famiglia: |
|
1a, 2a, 3a |
|
Antiquark () |
|
Teorizzata: |
Murray Gell-Mann
(1964) |
Scoperta: |
SLAC
(~1968) |
Simbolo: |
q |
Num.
tipi: |
|
Si |
|
Spin: |
½ |
La suddivisione delle particelle nel Modello
Standard. I sei tipi (o sapori)
di quark sono colorati in violetto. Le colonne rappresentano le tre generazioni dei fermioni.
Nome |
Carica |
|
Up (u) |
+2/3 |
da |
Down (d) |
-1/3 |
da |
Strange / Sideways (s) |
-1/3 |
da |
Charm / Centre (c) |
+2/3 |
da |
Bottom / Beauty (b) |
-1/3 |
da |
Top / Truth (t) |
+2/3 |
173.100
± 1.300 |
L'antimateria è un agglomerato di antiparticelle corrispondenti alle
particelle che costituiscono le materie ordinarie. Ad esempio, un atomo di
antidrogeno è composto da un antiprotone
caricato negativamente, attorno al quale orbita un positrone (antielettrone) caricato
positivamente. Se particella ed antiparticella vengono a contatto, le due si annichiliscono emettendo radiazione
elettromagnetica. La prima seria ipotesi dell'esistenza
dell'Antimateria fu ad opera del fisico Paul Dirac nel 1928 che dedusse l'esistenza
di un' antiparticella dell'elettrone, dotata di
carica positiva, quale risultato della soluzione dell'equazione di
Schrödinger. Nel 1932 Carl David Anderson
diede la conferma sperimentale dell'esistenza dell'antielettrone e lo chiamò positrone, contrazione di "positive
electron". Nel 1959 i fisici Emilio Segrè e Owen Chamberlain scoprirono l'antiprotone e grazie a questa scoperta
ricevettero il premio Nobel.
Nel 1965 al CERN
di Ginevra con
l'acceleratore di particelle PS (protosincrotone)
il gruppo di ricerca condotto dal fisico italiano Antonino Zichichi scopre il primo nucleo di
antimateria, e cioè un nucleo di antideuterio contemporaneamente a un gruppo
del Laboratorio
Nazionale di Brookhaven a New York con l' AGS (Alternating Gradient Synchroton).
Annichilimento e Big Bang
L'antimateria
ha vita breve e non può essere immagazzinata, in quanto si annichila al primo
contatto con la materia. In base alle attuali conoscenze, non esistono quantità
significative di antimateria in tutto l'universo, con l'eccezione dei
piccolissimi quantitativi generati nei laboratori di fisica delle
particelle presenti sul nostro pianeta, e nei processi astronomici
più energetici.
Nella teoria
del Big Bang, nell'universo iniziale materia e
antimateria dovevano essere presenti in proporzioni uguali e di conseguenza
dovettero dare luogo ad un immediato processo di annichilazione che avrebbe dovuto fare
scomparire l'intero universo neoformato. Poiché questo non corrisponde alla
realtà che osserviamo, si ritiene che un leggero squilibrio in favore della
materia (noto come violazione della simmetria CP ) ha fatto sì che quest'ultima
non venisse completamente annichilita, rendendo possibile la formazione dell'
universo in cui viviamo attraverso il processo della bariogenesi. Nuovi e più dettagliati
sviluppi su questi aspetti, che coinvolgono le alte energie in gioco nei primi
istanti dell'universo primordiale, sono attesi dagli esperimenti programmati al
CERN
di Ginevra.
Il decadimento del protone è un fenomeno
non ancora osservato, ma previsto da alcuni modelli teorici della teoria
della grande unificazione. In base alle conoscenze attuali di fisica delle
particelle il protone è una
particella stabile. cioè non decade in altre
particelle. Questo è dovuto alla conservazione del numero barionico nei processi elementari.
Infatti il barione più leggero è proprio il protone.
Tuttavia, alcuni modelli teorici della GUT, come il modello
di Georgi–Glashow o il monopolo magnetico,
prevedono processi di non conservazione del numero barionico, tra cui il
decadimento del protone. Quindi analizzando il decadimento protonico si ricaverebbero
informazioni sulla GUT. Per questo motivo sono attivi esperimenti per misurare
la vita media del protone. Tale evento,
però, se esiste è assai difficle da osservare e richiede apparati molto grandi
e complessi. Attualmente esistono solo limiti sperimentali per i diversi canali
di decadimento, tutti molto maggiori della vita media dell'universo. Ad esempio, uno dei canali di
decadimento maggiormente studiato è il seguente: p → e+ + π0 con un
limite inferiore per la vita media parziale pari a 1,6 · 1033 anni, cioè
superiore all'età dell'universo