Jonathan Coe

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La famiglia Winshaw

.... il libro dal quale ho fatto iniziare la simpatia nei confronti di Coe è sicuramente questo, la famiglia Winshaw. Non lo comprai, lo presi in prestito dalla mia amica. Pentendomene.  Il libro parla di una complicata vicenda di amore, politica e tempesta sociale. Nella tempesta sociale si trovano due personaggi, un uomo e una donna che pagano le conseguenze, lo si dice non troppo velatamente, dell'operato della signora Tatcher. Collegata a questa storia, la storia di una famigerata famiglia, che da generazioni tenta e mantiene il benessere soprattutto se per mantenerlo c'è da fare del male agli altri (non importa a chi): agli animali, alla natura, al mondo, agli uomini. Personaggi senza scrupoli, che spero alla fine la paghino.

Un libro per chi crede che la signora Tatcher sia un modello


Jonathan Coe, La famiglia Winshaw 

1996, Feltrinelli, € 7,75

Titolo originale "what a carve up!",

traduzione di Alberto Rollo


Se vuoi dare un tuo commento su questo libro e vuoi che sia pubblicato su questa pagina, scrivimi! bravalindait@yahoo.it 

questa pagina è stata creata il 2 febbraio 2002, ed è stata aggiornata sabato 22 marzo 2003 18.29

 

Questa notte mi ha aperto gli occhi

Un romanzo giovanile di Coe. Non ne so molto perchè non ho mai finito di leggerlo. In eraltà non so perchè non ho mai finito di leggerlo, ma probabilmente una ragione c'è. Molto crudo, quasi noir, almeno nelle prime cento pagine. Per ora non lo consiglio, ma spero che qualcuno mi dia suggerimenti per continuarne la lettura!
Jonathan Coe, Questa notte mi ha aperto gli occhi 

2000, Polillo € 7,23

Titolo originale "The Dwarves of death",

traduzione di Mariagiulia Castagnone


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La casa del sonno

Uno dei romanzi più osannati di Coe! Chi sono i narcolettici, e chi li cura? La malattia del sonno può essere un problema grosso e così una piccola clinica, che sorge nel luogo dove avevano vissuto alcuni universitari diversi anni prima si occupa del fenomeno. Il libro è quasi un film, costruito con flashback continui e intrecci inestricabili. Un romanzo appassionante e pieno di nostalgica passione. Un romanzo sul passato universitario e sul presente senza sonno. Un libro che ti lascia attaccate le pagine sul cuscino, sul tavolo, nella testa. Quello che si dice un bel libro.

Consigliato a chi vuole tornare ad amare la scrittura e a chi ama i colpi di scena

 

Jonathan Coe, La casa del sonno 

1998, Feltrinelli € 15,49 (in UE € 6,71)

Titolo originale "The house of Sleep"

,traduzione di Domenico Scarpa

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L'amore non guasta

Un'amara storia di amore che non c'è, ma al tempo stesso resta. Si nota, in questa opera giovanile tradotta da poco in Italia, la passione di Coe per le storie a intreccio, anche se un po' più prevedibili rispetto a quelle nelle sue opere maggiori. Campus universitari, la trasandata povertà degli studenti, il non riuscire a terminare gli studi e trascinarsi nei giorni. C'è questo dentro questo libro, insieme a una strana aria d'amore.

Per iniziare a leggere Coe, o per una lettura distensiva

 

 

Jonathan Coe, L'amore non guasta 

2000, Feltrinelli € 13,94

Titolo originale "A touch of love", 1987,

 traduzione di Domenico Scarpa

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La banda dei brocchi

Negli anni tra il 1973 e il 1978 io nascevo e imparavo a parlare, guardando rapita una  scolatura di colla da una sedia di legno. Però, a quanto pare, il mondo pulsava, in modo incoerente e sempre scorretto, casualmente o chissà come, sicuramente in modo molto marrone.

Jonathan Coe ce lo racconta bene, come lui sa fare. Lui, nato negli anni '60 in una città, Birmingham, famosa per avere dato i natali ad un autore sicuramente più conosciuto, Tolkien, ci racconta anni struggenti, con gli occhi di chi vede la vita in modo ancora più intenso e definitivo: un gruppo di adolescenti, alcuni fortunati altri meno, con in comune la sceltadi una scuola, il King Williams, una scuola per futuri dirigenti, uomini di successo, leve future del sistema Oxbridge, perlomeno.

Lo fa in un libro, che si intitola come un disco di un gruppo molto anni '70 che sono gli Hatfield and the North, The Rotter's Club, in italiano La banda dei brocchi. La banda dei brocchi comprende un gruppetto di quattro ragazzetti sfigati e casinisti, intelligenti e scanzonati, che si guardano il mondo passare accanto: dalle manifestazioni operaie alle bombe dell'IRA, dalle scelte aziendali all'ingresso in politica della signora Thatcher, dalle storie d'amore extramatrimoniali agli amori condannati, dalle scelte politiche al razzismo più profondo.

Il tutto in uno stile spettacolare, quale quello di Coe, che ti fa aggrappare alle pagine una dietro l'altra, senza tregua, fino all'insoddisfazione, a quel senso di definitivo sconforto che ti dà l'ultima pagina. E non per il finale o per le storie in sé, storie che si intrecciano tra di loro in una matassa dove alla fine tutto torna e dove tu, lettore, ti trovi impigliato, ma per il fatto che il libro è finito, accidenti, e così, all'improvviso, e finisce anche bene, ma te lo sai che non è vero che finisce bene, insomma, non vi sto a raccontare come finisce perché sarebbe un po' bastardo (magari qualcuno vorrebbe anche leggerlo, questo libro). 

A questo libro ne seguirà un altro, che dovrebbe trattare, a detta dell'autore, delle stesse persone alla fine degli anni '90. Ecco il problema di questo libro: non ha una fine; tutto questo lascia un senso di vuoto, di incompletezza, che non ti fa gustare le ultime 50 pagine, fatte di un monologo a ruota libera, un flusso di pensieri da parte di uno dei protagonisti del libro, Benjamin (detto Minus Habens), accecato da un amore infinito, che gli fa sentire "le farfalle nella pancia". Un bellissimo monologo, se non fosse che qualcosa nell'aria, il fatto stesso che le pagine del libro stanno finendo, ti dà l'impressione che qualcosa non sia andato come si voleva.

Eh sì, io ci sono nata, in questi "anni marroni", forse ne ho assorbito il colore inconsapevolmente, ma anche se questi anni che vivo non sono quegli anni, continuo a vederne i punti di contatto, la lotta per la felicità, le speranze riposte in qualcosa o qualcuno, la casualità degli eventi.

 Insomma, mi sa che gli uomini non sono cambiati.

Jonathan Coe, La banda dei brocchi

2002, Feltrinelli 15€

Titolo originale "The Rotter's Club"

traduzione di Roberto Serrai

Donna per caso

Che Jonathan Coe sie uno dei miei autori "top five" lo sanno tutti quelli che mi conoscono. L'autore è di una chiara e brillante amara ironia, artefice di un ridere disarmante, che si ferma in gola, che fa male. E' un dolore vero, anche quando la storia sembra pura finzione.

Questa capacità dell'autore la riscontro sia nei romanzi del suo successo (dalla Famiglia Winshaw in poi), sia nei suoi primi scritti, quelli della giovinezza: Feltrinelli non molti giorni fa ha pubblicato, nella collana Super UE, "Donna per caso", un romanzo breve, per così dire, che risale al lontano 1988. Quel pomeriggio avevo poco tempo e, su consiglio della libraia che mi è venuta incontro col volumetto appena sono entrata nel negozio, ho comprato il libro ad occhi chiusi. Ma, posso garantirlo, l'ho assorbito a occhi ben aperti.

E' la storia di Maria, quella che il nostro Coe si prefigge di descrivere o, diciamolo meglio, decide di spiare: uno scrittore, e ancora di più chi legge, altro non è che un curioso voyeur. E noi vediamo Maria crescere e soprattutto dolorosamente pensare. Maria che dal liceo passa all'università, che vive amori e passioni quasi dall'esterno; una persona che fa della razionalità una ragione di vita, che rinuncia per questo ad essere stupidamente felice e che la rende, nonostante la simpatia che suscita nel lettore, terribilmente antipatica a tutte le persone che incontra. Una persona diversa, che non riesce a vivere nell'imposizione dettata da una vita normale ma costretta a farlo, che non vuole l'amore ma si sposa non avendo altro di meglio da fare. Maria vuole stare sola, ascoltare la musica al buio, ma alla fine cerca disperata i pochi amici che aveva... e che ovviamente l'hanno abbandonata. Maria non crede nel destino, ma è costretta a cedervi, nonostante pensi alla vita come frutto di caotiche coincidenze. Lasciamo Maria in un parco, nelle ultime pagine (nessuna preoccupazione, non ho svelato nulla del finale, e poi che finale ci sarebbe da raccontare?) completamente sconfitta. Lo sguardo ironico dall'esterno si rende sempre più partecipativo e sofferente. E alla fine anche noi (almeno a me è successo) ci sentiremo come Maria, spiazzati e inutili, con il sorriso di chi forse si è arreso a tutto quello che si trova intorno. Un bel libro, ma da Coe uno se lo può aspettare.

Jonathan Coe, Donna per caso

2003, Feltrinelli,

titolo originale " The Accidental Woman"

Traduzione di Stefano Masaron