Film al cinema

 

 

 

 

 

Una cosettina da niente: ricostruire i pensieri dell'11 settembre 2001, pensare a fatti, cause e conseguenze, e alle paure dell'uomo.  E riuscire a farlo in undici minuti, nove secondi e  un fotogramma. ci hanno provato in undici, tutti più o meno riuscendoci. Finalmente, dopo tanto tempo di attesa sono riuscita a vedere questo film sul quale avevo sentito dire di tutto: dalla critica di antiamericanismo alla piena approvazione del messaggio lanciato.

 Senza troppa convinzione, forse anche a causa di una recensione che in qualche modo accusava il film di essere uno stereotipo confezionato per un pubblico "comunista" e "antiamericano" sono andata al nuovo cinema della mia vita, che guarda caso si chiama "nuovo" e che guarda caso a metà ottobre, pinocchio imperante, aveva in programmazione proprio questa pellicola.

Allora, direi che il film, o meglio i film, sono degli stralci di vita che riprendono singole persone o gruppi durante le ore del crollo delle torri, o nei giorni immediatamente successivi.

 Da segnalare a mio avviso l'ottima realizzazione da parte di Lelouch e soprattutto di Sean Penn, un piccolo cortometraggio degno di essere chiamato film per la pienezza della storia e per la delicatezza dei particolari. Azzeccato, irriverente ma realistico (anche se di parte, lui sa raccontare le storie e la Storia) il messaggio del mio regista inglese preferito, Ken Loach. Amare alcune considerazioni, soprattutto quelle della regista iraniana, dove i bambini pensano ai fatti locali senza riuscire a capire la gravità degli eventi del mondo; sferzanti altri punti di vista, come quello del regista jugoslavo (quello di no man's land) che ricorda la manifestazione delle donne di un paesino bosniaco rimasto orfano di tutti gli uomini, proprio l'11 di ogni mese. Toccante la storia vera descritta dalla regista indiana Mira Nair, che mostra il disagio della comunità musulmana americana durante i giorni che hanno sconvolto il mondo.

 Accanto a queste storie dal bel messaggio e/o dalla ottima realizzazione,  esistono tuttavia degli approcci che a me sono risultati incomprensibili, o insulsi, come i nove minuti del messicano, minuti di luce e buio, di terribili immagini e rumore confuso, forse un gioco registico ma a mio avviso fuori luogo. Un poco infantile, e forse inutile, l'approccio dell'africano del Burkina Faso (scusate ma i nomi proprio non sono il mio forte) che grida ironicamente al "Bin Laden, abbiamo bisogno di te", attraverso dei bambini che cercano di ottenerne la taglia in caso di cattura..  Da segnalare poi il contributo giapponese, che mi dimostra quanto la cultura nipponica sia diversa, per non dire aliena, alla mia di occidentale.

 Di questo film si potrebbe parlare per ore,  in quanto il cortometraggio racchiude (o dovrebbe farlo) un film in nuce, e ogni regista ha dato, coi suoi nove minuti circa a disposizione, una visione dei fatti differente. In ogni caso, un buon film per ricordare, senza eccessiva retorica e da un punto di vista "differente", un fatto che non ha sconvolto tutta l'america, ma tutto il mondo. in un modo o nell'altro.

 

 

 

 

 

 

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