PONTIFICIO COLLEGIO PIO BRASILIANO |
Jean Paul Sartre, filosofo francese, fu catturato nel 1940, durante l’occupazione tedesca della Francia. Portato nel campo di concentramento di Trier (Treviri), in Germania, conviveva con simpatizzanti e non simpatizzanti dei suoi ideali, cristiani, padri domenicani, gesuiti e secolari. Solamente l’anno seguente riuscì a fuggire da quella succursale dell’inferno. Nei luoghi più crudeli, quando la nostra stessa umanità è messa in discussione, siamo in grado di sviluppare una delle più belle tra le nostre caratteristiche: la capacità di dialogo con il diverso, che fa scaturire una nuova fonte di speranza nella nostra esistenza. Era novembre del 1940 e i sacerdoti pianificavano di chiedere agli amministratori del campo di concentramento l’autorizzazione per celebrare la Messa di Natale, lì in quella nuova situazione, alla periferia del mondo. Fu Sartre che ebbe la brillante idea di montare una rappresentazione teatrale per tentare di unire le più diverse tendenze ideologiche e religiose di quell’orrido luogo. E fu lui stesso a scrivere l’opera, intitolandola Barioná. Diresse inoltre i sessanta attori, supervisionò scene e costumi e interpretò uno dei personaggi, il mago Baltazar. Tutto questo sforzo fu realizzato in appena sei settimane. Lo spettacolo fu rappresentato nello Stalag 12D, con una durata di tre ore e mezza, nei giorni 24, 25 e 26 dicembre del 1940, per circa duemila prigionieri in ogni rappresentazione. Lo spettacolo racconta la storia del capo di un villaggio della Giudea al tempo della dominazione romana. I dominatori decretano di aumentare le tasse. Barioná riunisce allora i suoi concittadini e li esorta a non avere più figli in risposta agli eccessi di quella dominazione. Questa sarebbe stata la tattica per far calare il gettito delle imposte da pagare ai Romani. Alcuni giorni dopo, Sara, sua moglie, gli comunica di essere incinta e, nello stesso giorno, arriva la notizia che nel vicino villaggio di Betlemme è nato un bambino, il quale è stato “avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia”, e del quale i saggi annunciano che sia il Messia. Barioná entra in un angoscioso dilemma: andrà a uccidere questo neonato, come ha minacciato inizialmente, o andrà, invece, a proteggerlo dalla violenza dei Romani, che, allarmati dall’agitazione che regna nella regione, hanno anch’essi deciso di sopprimere il piccolo? Egli decide di proteggere quella creatura. Insieme con i suoi compaesani, tratterrà i Romani, finché Maria, Giuseppe e il neonato riusciranno a fuggire. Le parole finali dell’eroe sono commoventi. Rivolgendosi a Sara, Barioná confessa di aver cambiato opinione e chiede che ella dia alla luce suo figlio e che, al momento della nascita, gli dica che suo padre è morto nella gioia. Secondo la testimonianza di Padre Marius Perrin “gli uomini di Barioná corrono a volte incontro alla propria morte (…) perché la speranza degli uomini liberi non sia uccisa”. É di questa speranza che ci parla il Profeta Geremia: “un germoglio giusto… lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia”. E il Salmista anche annuncia: “Nei suoi giorni fioriranno giustizia e pace. (…) Perché egli libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto”. Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, Matteo ci fa una bella narrazione del sogno di Giuseppe. Quell’uomo giusto sognava un “Dio con noi”, un Dio che “salverà il suo popolo”. Il sogno ha fatto in modo che Giuseppe superasse il suo timore e agisse con determinazione per metterlo in pratica. Egli dunque accoglie Maria come sua sposa, Lei che portava nel suo grembo un’opera dello Spirito Santo. Gesù è la speranza che noi accogliamo in questo Natale: speranza di vita nuova, speranza di tempi nuovi, speranza di un mondo nuovo. La speranza portata dal Bambino, nato da Maria, trasforma i nostri cuori, le nostre famiglie, le nostre comunità e l’umanità intera. Uniamo le nostre voci alla voce di tutti i Cristiani e diciamo: “Vieni, Signore Gesù”. Vieni a rinascere nella nostra vita, portandoci la nuova realtà, di pace, di libertà, di giustizia e armonia. |