Clicca per vedere la cartina...Clicca per vedere la cartina...TUNISIA - Settembre 2000

Tunisia e Oasi – settembre 2000

Forse il viaggio in moto più bello che abbia mai fatto.

Per arrivare a Tunisi via mare si può scegliere tra diverse soluzioni: ci sono traghetti da Genova, La Spezia, Napoli, Trapani, Cagliari. Per maggiori informazioni potete consultare il sito http://www.traghetti.com

Per problemi vari noi siamo partiti da La Spezia e tornati su Napoli, con le Linee Lauro.

Circa le indicazioni su alloggi, ristoranti, informazioni pratiche vi consiglio caldamente l'acquisto di una guida. Noi avevamo quella della EDT, l'ed. italiana della Lonely Planet, e ci siamo trovati benissimo.

Prima di tutto bisogna preparare la moto. Non si può partire per il deserto con la moto non in perfette condizioni:

- filtro dell'aria pulito, per evitare che un po' di sabbia comprometta troppo la carburazione;

- filtro aggiuntivo sulla benzina... non è detto le benzine in Tunisia siano proprio ben filtrate;

- camere d'aria rinforzate: se prendiamo un chiodo foriamo lo stesso, ma speriamo almeno di non "spizzicare" (sfiorando di lato un bel sassone) con relativa foratura;

- i copertoni sono abbastanza nuovi;

- catena pulita e asciutta: se si va nella sabbia con la catena unta (come deve essere normalmente) si crea un effetto "carta-vetrata" che non fa certo bene a catena-corona-pignone.

Poi: "gonfia e ripara" per le piccole forature, camere d'aria di ricambio, cavalletti per tenere sollevata la moto, capsule di aria compressa per ri-gonfiare la gomma, tubini di gomma vari per travasi benzina, attrezzi vari, gadget portafortuna! Alla fine occuperò più posto per i ricambi della moto che per il mio abbigliamento!

La moto è pronta Ecco il TENERONE, pronto per partire..

12 settembre. All'uscita dal lavoro si va direttamente in autostrada, direzione La Spezia.

Trovare l'imbarco non è semplice... al porto di La Spezia ci sono mille "gate", e quello per la Tunisia-Linee Lauro Imbarco. è veramente minuscolo! Cominciamo bene!

Dopo un lungo e tranquillo viaggio su un traghetto quasi deserto, arriviamo a Tunisi.

Iniziamo a compilare un po' di moduli e ci prepariamo a sbarcare.

Scendiamo e tocchiamo per la prima volta il suolo africano Africa!, non senza una certa emozione.

Preparati a lunghe trafile burocratiche ci mettiamo pazientemente nelle mani degli addetti doganali tunisini. E' meglio fare quello che ti chiedono, non avere fretta e non mostrarsi scocciati, altrimenti smettono di ascoltarti e ti mettono in fondo alla fila. In pochi minuti compiliamo 4 o 5 schede con tutti i nostri dati (tanto che alla fine ricordo a memoria il numero di passaporto e il numero del telaio della moto!) e nel giro di 15 minuti siamo fuori... cioè dentro!

Si parte! La strada verso Tunisi.

Diamo un'occhiata alla cartina e dato l'approssimarsi del tramonto decidiamo per una breve tappa ad Hammamet.

Non senza una certa difficoltà troviamo posto all'Hotel Khell, uno dei pochi che ci fa tenere la moto al chiuso, anche se nel Le moto nel bar-garage dell'hotel! bar dell'albergo! Contenti loro...

Consiglio: fate molta attenzione alle vostre moto! Non tanto perchè è matematico che ve la fregano se la lasciate fuori la notte, quanto perchè se non uscite dalla Tunisia con il mezzo con il quale siete entrati (e lo segnano sul passaporto) vi fanno pagare tasse su tasse, perchè immaginano che l'abbiate venduta al mercato nero... e non vi passa più! Stressate per tenerla al chiuso, non fidatevi se vi dicono che c'è il guardiano notturno: ad un ragazzo che abbiamo conosciuto là, l'hanno rubata proprio (e casualmente) durante un "cambio turno".

Dopo una prima notte passata ad Hammamet, ci alziamo abbastanza presto e con il fresco ci lanciamo Verso l'interno... Si inizia a vedere... il niente. in direzione Gafsa (370 km circa), passando per Kairouan, che visiteremo solo al ritorno.

Percorrendo la strada P3, in mezzo al nulla, attraversiamo qualche paesino dove i bambini del posto ci corrono incontro e ci salutano calorosamente... basta ricambiare con un piccolo saluto e li fai felici per tutta la giornata... ci vuole veramente poco.

A un certo punto la strada si fa più larga... poi c'è uno svincolo...poi dietro a una curva e a un dosso ecco che finalmente si intravedono le porte della città... siamo arrivati L'arrivo a Gafsa. a Gafsa!

Da piccola oasi che era, Gafsa è ormai diventata una vera e propria cittadina e noi, da bravi turisti, ci lanciamo subito in giro per la città.

Una delle cose più caratteristiche è ovviamente il mercato Un mercato., che abbiamo la fortuna di trovare aperto.

La sera ecco il primo tramonto Tramonto a Gafsa. del deserto africano... incantevole.

La mattina seguente eccoci di nuovo in marcia Verso l'interno..., verso le oasi di montagna Midès, Tamerza e Chebika.

La strada inizia a salire Nel deserto roccioso, sulle montagne. e ad inaridirsi Verso le oasi di montagna. decisamente un po'.

Qualche cartello Come sarebbe...??? ZONA MINATA??? ci consiglia di non lasciare la strada principale.

Ad un certo punto una linea verde si delinea all'orizzonte... Ecco un'oasi! è un oasi.

Siamo arrivati a Midès L'oasi di Midès!. Qui una guida ci fa fare il giro della città, abbandonata dopo un'alluvione che ha messo in fuga tutti gli abitanti che ora abitano a qualche km di distanza. Da un altura si riesce a vedere il confine con l'Algeria, segnalata da un paletto, e le secche gole tipo canyon dove hanno girato alcune scene del film "Il paziente inglese".

Si riparte Si riparte... nel nulla! verso la prossima oasi...

... Tamerza Altra oasi... Tamerza!. Qui una cascata d'acqua rende la sosta decisamente più fresca e ci fermiamo un po'.

Si riparte poi in direzione Chebika, l'ultima delle tre oasi di montagna vicine al confine con l'Algeria Si riparte... nel nulla!.

Fà un caldo infernale, ma è meglio tenere il giubbotto: andare senza vorrebbe dire disidratarsi molto più in fretta... sudando senza praticamente accorgersene.

A proposito di acqua: ci hanno detto che è meglio bere molto spesso, ma poca acqua alla volta, in quanto il nostro fisico non ne assimilerebbe comunque più di un tot.

A Chebika la cosa più caratteristica che troviamo è un grippo di tunisini che si riposa all'ombra, fumandosi un fresco e profumato Narghilè L'ultima oasi di montagna... Chebika!.

Poi si riparte in direzione Tozeur, che raggiungiamo Arriviamo a Tozeur. dopo circa 60 km.

Trovato l'hotel, anche questa volta con posto per le moto al chiuso (in un corridoio di un'abitazione attigua all'hotel), facciamo un giro per la città In giro per la città..., famosa per la canzone di Battiato "I treni di Tozeur" (personalmente mai sentita!).

Prima che sopraggiunga il tramonto andiamo a fare un giro a ovest, oltre la cittadina di Nefta, verso quella parte di deserto del Sahara A ovest di NEFTA, vicini al confine con l'Algeria. confinante con l'Algeria. Qui facciamo qualche giretto in fuoristrada, sopra a un sottile strato di sabbia, che non fa infossare la moto ma ci fa divertire un po'. Stupendo!

Tornati a Tozeur facciamo qualche acquisto Ovviamente bisogna contrattare... qualunque cosa!, rigorosamente contrattato, nei negozietti tipici...

...due chiacchiere con un simpatico signore Un simpatico tunisino che ci augura "Buon viaggio!" tunisino che ci racconta qualcosa della sua terra...

...e un giro per la cittadina che anche di sera si rivela molto tranquilla.

A un certo punto non credo ai miei occhi: qui, in un oasi in mezzo al deserto, c'è un Internet Point... A dire la verità sembrava poco di più di una "postazione" privata, ma per due soldi sono riuscito ad usare il pc e a scrivere due righe ai miei amici.

La mattina si riparte... attraversiamo il Chott El Jerid in direzione Douz.

Il Chott El Jerid è un enorme lago salato, che in settembre è completamente secco Sosta al "lago salato".. La strada corre rialzata La strada rialzata al "lago salato". di circa un paio di metri rispetto al livello del lago, ma in certi punti si può scendere e andare a scorrazzare in moto in mezzo al nulla, sprofondando con le ruote in una crosta di sale spessa circa 5-10 cm.

A un certo punto in lontananza ci sembra di scorgere un pullman... in effetti c'è Il rottame di un pullman., non è un miraggio.

E' abbastanza facile comunque "vedere" dei miraggi, sopratutto nelle ora più calde della giornata: l'aria molto calda che sale dal suolo fa da specchio con il tipico effetto lago, oppure riflettendo panorami altrimenti non visibili, in quanto oltre la curvatura terrestre.

Dopo un centinaio di km arriviamo a Douz L'arrivo a Douz., tra le città/oasi più prossime al deserto, e quindi tra le più ricettive turisticamente parlando.

Troviamo il campeggio che cercavamo e Braim (non so come è scritto!), il ragazzo che lo gestisce in assenza del proprietario (modenese!), ci presta la SUA tenda. Gentilissimo... Lui dorme per terra e alla domanda: "Ma scorpioni? Serpenti?" Lui ci dice si stare tranquilli... quelli che ci sono li catturano tutti  per venderli ai turisti sotto vetro!

Montata in fretta Ok, si monta la tenda! la tenda andiamo a fare un giro Il mercato di Douz. per la città.

Poco distante dal campeggio inizia il deserto, subito dopo quelle che sono chiamate le "porte del deserto" "Le porte del deserto".

Sabbia, un mare di finissima sabbia Finalmente si scorrazza sulla sabbia!. Con una certa prudenza ci lanciamo in moto sulle dune, anche se il peso delle moto e la nostra incapacità non ci consentono grandi cose; ...ma l'emozione è tantissima.

Non può mancare poi, al tramonto, un giro Non poteva mancare... sul dromedario. Ci sentiamo un po' in colpa per come sono trattate queste povere bestie, e se potessimo tornare indietro probabilmente non lo avremmo fatto.

La mattina seguente Pronti a ripartire! ci prepariamo per quella che sarà la nostra giornata più lunga e faticosa.

Di buon ora si parte in direzione di Matmata, la città costruita sotto terra, per combattere il caldo che in estate è soffocante.

Sono poche le costruzioni che si alzano sopra il livello del terreno. La maggior parte delle case infatti sono scavate sotto terra La casa scavata nella roccia., e l'unica cosa che si vede è un enorme buco Una casa a Matmata..

In queste zone sono state girate moltissime scene dell'inizio del mitico film "Guerre stellari": vi ricordate dove è nato Luke? A Matmata e dintorni sono state girate molte scene, in interni ed esterni.

Da Matmata inizia il fuoristrada. Percorriamo Iniziano le "piste"... una bruttissima ...ancora piste... pista sterrata, piena di sassi, buche, e avvallamenti improvvisi... iniziamo a farci le ossa.

Dopo circa 40 km di questa pista (non finiva più!) incrociamo la mitica Pipeline.

La Pipeline è una pista sterrata abbastanza larga e generalmente abbastanza ben tenuta, chiamata così perchè scorre a fianco di un oleodotto.

Ci fermiamo un po' a Bir Soltane, un ristoro Un ristoro sulla "Pipeline"., dove possiamo fare il pieno di acqua e riposarci un po'.

Si parte... direzione Ksar Ghilane, ultima oasi prima della zona militare.

Inizialmente la pista è larga e battuta Sulla mitica "Pipeline"., e si percorre senza troppe difficoltà.

Le difficoltà però non tardano ad arrivare: man mano che si va verso sud la sabbia presente sulla pista aumenta sempre più, costringendoci a rallentare parecchio, con il risultato che la moto si pianta e si va per terra ...!"£$£%&%/&(/(&/$%.... In effetti bisognerebbe guidare a velocità sostenuta, per "galleggiare" sulla sabbia, senza sprofondare. Ma per far questo bisogna aver moto più leggere, avere esperienze in fuoristrada e sopratutto poter rischiare qualcosa... e noi non ci possiamo permettere nè di rompere la moto, nè di farci male. Quindi andiamo piano e teniamo d'occhio la strada: data la sabbia presente la pista non è sempre segnata perfettamente... vorremmo evitare di perderci!

A un certo punto la sabbia è troppa e non si va praticamente più avanti. Si scende a spingere, con la sabbia che ti entra anche nelle mutande! Per di più la pista sembra sdoppiarsi. Che fare? Andiamo avanti un po' a piedi, cercando di capire se più avanti la situazione migliore un po'.

Poi a un certo punto la triste, ma saggia, decisione: Troppa sabbia... torniamo indietro.

Troppa sabbia... non riusciamo a raggiungere Ksar Ghilane.

Torniamo distrutti, anche psicologicamente, a Bir Soltane, il ristoro-punto di riferimento sulla pipeline, e rifacciamo il pieno di acqua e benzina (pagata ovviamente abbastanza cara... circa il doppio rispetto al resto della Tunisia).

Qui incontriamo un gruppo di motociclisti italiani, molto più attrezzati di noi, con tenuta da cross, moto leggere e sopratutto bravi "crossisti", alla loro NON prima esperienza di fuoristrada.

Gli raccontiamo com'è la strada e il perchè siamo tornati indietro. "Dovete andare veloci se non volete piantarvi nella sabbia" continuano a dirci... ma, come detto prima, non ce lo possiamo permettere.

Abbiamo poi saputo, via e-mail, che loro sono riusciti ad arrivare a Ksar Ghilane... "massacrante, ma ne valeva la pena" ci hanno poi detto.

Li guardiamo partire impennando sulla pipeline, mentre noi ci prepariamo a prendere un'altra pista, in direzione ...ancora piste... Medenine.

Inizia a farsi buio... ma davvero buio! Accostiamo le moto a lato della strada e aspettiamo che non passino più macchine. Poi spegniamo i fari.

Tutto intorno a noi non si vedono i classici bagliori delle città a cui siamo abituati e guardando per aria il cielo offre uno spettacolo unico... non ho mai visto tante stelle come qui!

Dopo un intero giorno in moto (e circa 120 km di sterrato) arriviamo finalmente a Djerba Finalmente Djerba., percorrendo la strada che i romani hanno appositamente creato per collegare l'isola al continente.

Iniziamo a percorrere la costa est dell'isola, la più turistica, cercando una sistemazione per qualche giorno di meritato riposo e vita da turistoni. Ad uno ad uno tutti i vari residence e villaggi turistici ci dicono che è tutto pieno o ci sparano dei prezzi allucinanti. Incontriamo una ragazza italiana che fa l'animatrice in uno di questi villaggi e ci spiega che sarà molto difficile per noi trovare una sistemazione: "Qui arrivano turisti ogni giorno e gli occupano stanze per settimane intere... non hanno interesse a incasinare le loro organizzazioni per poche notti! Stanze libere ce ne sono ma difficilmente ve le daranno." In più a due sudati e puzzolenti motociclisti... aggiungo io!

Vaghiamo dunque per l'interno dell'isola e troviamo posto in un hotel, probabilmente l'unico, situato a Midoun. Facciamo due passi per la città, veramente minuscola, e ceniamo con un panino al tonno e poco più... non proprio la vita da turistoni che ci eravamo meritati.

Il mattino seguente ripartiamo di buon ora, come al solito. Lasciamo Djerba un po' delusi e saliamo sul traghetto che ci riporta sul continente. Percorriamo velocemente e spazzati da un caldissimo vento da ovest i pochi chilometri che ci separano da Gabès. Qui proviamo a dare una lavata alla moto, approfittando di un officina abbastanza attrezzata. Fuggiamo poi dal caotico e imprevedibile traffico della città in direzione nord, verso Kairouan.

Il vento caldo da ovest continua sempre più forte, portandosi dietro la sabbia del deserto... è ovvio: abbiamo appena "pulito" le moto!

300 km circa dopo Djerba arriviamo finalmente a Kairouan, 4° città sacra dell'islam dopo Mecca, Medina e Gerusalemme. Qui si ripete puntuale la scena di ogni arrivo in una nuova città: ci fermiamo al primo distributore di benzina, facciamo il pieno e guardiamo la cartina per trovare una comoda sistemazione in hotel/albergo/affittacamere abbastanza vicino al centro (con posto al chiuso per le moto!). Veniamo come sempre circondati da bambini e ragazzi che ci guardano curiosi, che chiedono informazioni sulle moto, su dove andiamo e da dove veniamo: non chiedono soldi... solo di fare due chiacchiere, e noi le facciamo. Un ragazzo si offre poi di accompagnarci in motorino fino ad un albergo di sua "fiducia"... noi lo ringraziamo ma gli diciamo che preferiamo arrangiarci da soli. Niente da fare... lui ci vuole accompagnare per forza. E va bhè... andiamo pure. Arrivati all'hotel Splendid ci troviamo in effetti bene: sembra pulito e ben tenuto, c'è posto per le moto ed è abbastanza vicino al centro. Ok. Soddisfatti della sistemazione decidiamo di dare una mancia al nostro accompagnatore, che però la rifiuta... è contento così e ci saluta calorosamente, allontanandosi sul suo scassatissimo 48.

Andiamo a fare un giro per il centro della città vecchia, la medina, pieno di mercati, negozietti e bancarelle varie.

E' il tramonto e sentiamo in lontananza il muezzin richiamare i fedeli alla preghiera. Andiamo alla grande moschea La moschea di Kairouan. ma diamo solo una sbirciata da fuori, non entriamo... stanno pregando. Il minareto, qui inquadrato, dicono che sia il più vecchio del mondo.

Subito fuori dalla moschea veniamo inchiodati da un venditore di tappeti che, gentilissimo, ci fa salire sul tetto dalla sua abitazione/bottega per sbirciare meglio dentro la moschea. Ovviamente poi ci spiega di tutto sui tappeti, annodati e tessuti, sulle lane, sulle decorazioni, sulla tradizione e la mancanza di disegni per le decorazioni (si tramanda tutto a memoria), sulla manovalanza femminile in quanto solo le donne hanno la pazienza necessaria, etc...etc... Noi gli spieghiamo che in moto non possiamo portarci dietro i tappeti e riusciamo a ringraziarlo e salutarlo.

Non ci siamo dimenticati della vita da turistoni che abbiamo mancato a Djerba, e decidiamo di riprovarci ad Hammamet. Qualche chilometro prima dalla città seguiamo le indicazioni per "zona turistica" Hammamet. e troviamo posto all'hotel Safa, mezza-pensione. Qui passiamo due notti all'insegna dello svacco, piscina, sole, mangiare, etc... etc...

E' l'ultimo giorno in Tunisia e si riparte, in direzione Tunisi. Pranziamo in un locale tipico vicino allo stradone per il porto... che traffico! Che caos!!!

Dopo le trafile burocratiche per lasciare il paese, ci mettiamo pazientemente in fila. Qui facciamo due chiacchiere con Roberto e Daniela, che con un BMW 1100 GS stanno tornando dalla Libia.

Il traghetto è in ritardo per, dicono, problemi alla nave. Viene così cambiata la nave che è molto più piccola. A pensar male si fa peccato... ma in genere ci si prende: noi pensiamo che ci hanno cambiato la nave per convenienza... siamo in pochi e non conviene mandare un navone quando basta un navino, tipo il nostro che viene usato solitamente per il tratto Napoli-Ischia.

C'è mare mosso e la traversata è un incubo: la passiamo sdraiati in cabina e a stomaco vuoto.

Tardo pomeriggio: finalmente si vede il Vesuvio e Napoli... siamo nuovamente in Italia!

L'idea iniziale è quella di farci una pizza a Napoli, ma il traghetto è in ritardo ed è quasi buio. Non volevamo fermarci a dormire a Napoli, e così partiamo subito, direzione nord.

Inizia a diventare freschino e decidiamo di fermarci a dormire ad Atina, provincia di Frosinone.

La mattina ripartiamo ed è d'obbligo la tappa gastronomica: ci fermiamo ad Amatrice Al ritorno una meritata sosta!.

Qui compriamo mezzo litro di gasolio e perdiamo 10 minuti per una pulizia completa della catena... ne ha proprio bisogno! Chiediamo informazioni sul dove si mangia l'amatriciana migliore della zona e ci mandano all'hotel Roma. ... Che AMATRICIANA!!! Spettacolare! che spaghetti!!!

Con la pancia piena ripartiamo poi in direzione Pescara, ci infiliamo in autostrada e dopo 2600 km siamo di nuovo a Bologna.

Un gran bel viaggio!!!

 

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