LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

PERSONAGGI

QUASI UN MILLENNIO CON LA NOBILE FAMIGLIA SAVIGLIANESE DI GALATERI

Nel corso dell'ultimo mezzo secolo non sappiamo quanti abbiano avuto l'opportunità di osservare, all'interno del castello Galateri di Suniglia, la fedele riproduzione del ciclo dei prodi e delle eroine che compare nel castello della Manta, realizzata sui muri del salone principale dal conte Annibale, scultore, pittore, restauratore, nonché consigliere, assessore, sindaco, commissario prefettizio e podestà della città di Savigliano. Certamente pochi. L'unica documentazione rimane la riproduzione del ciclo in uno stinto cliché dal sapore dannunziano proposta nel 1929 dalla rivista di studi cuneesi «Subalpina». E a corredo dello stesso articolo, firmato da Attilio Bonino, compaiono altre immagini dell'antico maniero, fotografato da prospettive che nessuno conosce, inusuali rispetto al punto di vista cui noi, comunemente, siamo abituati. Le torri, le vecchie mura di difesa, la trasformazione in villa amena con antistante laghetto, le gallerie, i soffitti a cassettoni, l'imponente ingresso. Lo immaginiamo così, anche se siamo convinti che gli ultimi decenni, caratterizzati da incuria ed abbandono, abbiano decisamente trasformato, e nell'impronta architettonica e negli arredamenti, l'importanza testimonianza di storia ed arte saviglianese.

Da quando, nei decenni addietro, il conte Teofilo, figlio di Annibale, aveva trasferito la propria residenza in Savigliano, il castello era stato riaperto poche volte: purtroppo era stato oggetto di numerosi interventi furtivi che ne avevano in parte trasformato le caratteristiche, negando la «memoria» di un passato recente ma importante, quello voluto poco meno di un secolo fa dal conte Annibale. Quello che poteva considerarsi un vero e proprio scrigno storico, un contenitore di oggetti intimamente legati alla storia della famiglia e della città di Savigliano, ha perso -proprio perché disperso a conseguenza dei furti- un patrimonio senza eguali. Qualcosa, naturalmente, è rimasto.

Quando anche l'ultimo della linea principale dei Galateri, il conte Teofilo, ha lasciato la vita terrena, i suoi eredi -i Rossi di Montelera, cioé la famiglia della madre- hanno avuto l'opportunità di rimettere insieme parte dei beni di famiglia custoditi a Suniglia, di ricostruire la storia della dei Galateri e rileggere in chiave motivata i rapporti intercorsi tra la città e quest'importante famiglia. Ritrovare forse quei frammenti romani rinvenuti nel corso di scavi, che dimostrano l'antichità del maniero; documentare gli abbattimenti subiti nel corso dei secoli per cause politiche; riappropriarsi stilisticamente degli interventi seicenteschi dell'architetto Ercole Negri di Sanfront; fotografare le modifiche apportate tra '800 e '900 dal conte Annibale. Si spera che gli eredi sappiano aprirsi alla città, e proprio a Savigliano -città nella quale i «Gallateri» ebbero origine- concedano la giusta attenzione offrendo l'opportunità di arricchire, con eventuali donazioni ed elargizioni, i «templi sacri» della cultura.

Il rapporto tra i Galateri e Savigliano risale agli avvii del secondo millennio dopo Cristo, con l'eredità politico-sociale lasciata dalla famiglia Sarmatorio, dalla quale i Galateri avevano avuto origine. Un elenco dettagliato dei personaggi che nel corso di otto secoli hanno legato le loro vicende alla storia di Savigliano si rende impossibile perché, raramente la nobile famiglia ha optato per altri lidi: gli uomini più valorosi, più intraprendenti, più intelligenti, più capaci e più munifici hanno sempre operato affinché la loro città potesse crescere. Ritornare indietro con la memoria e ripercorrere tra le antiche «carte» le tappe generazionali più importanti aiuta certamente a rinsaldare -ora che il ceppo principale della famiglia è scomparso- questo legame secolare.

Il primo personaggio che merita di essere ricordato è un certo Lorenzo, che per contrastare in città il potente partito dei «Nobili d'albergo» fondava, nel 1228, la «Società popolare» ottenendone dieci anni dopo il riconoscimento dall'imperatore Federico II. Cacciati dunque gli aristocratici furono proprio i Galateri, Emanuele e Lorenzo II, a dare l'avvio alla democratizzazione di Savigliano con la creazione di un codice «repubblicano», che nel 1284 divenne il primo Statuto della città e certamente uno dei primi dell'area subalpina.

Del 1271 è l'investitura di Henricus Gallaterius; nel 1320 Jacobus è menzionato come primo consigliere comunale negli atti di dedizione al principe d'Acaja; nel 1349 Giovanni e Antonio sono sindaci del Comune, in rappresentanza della «Società popolare» e dei «Nobili d'albergo» (il potere dei Galateri si è dunque allargato ad entrambe le fazioni politiche cittadine).

E' Giorgio Gallateri, nel 1419, a giurare fedeltà al duca Amedeo VIII propiziando lo stabilimento in Savigliano, nel 1434, dell'Università degli studi. Nel prima metà del XV secolo Costanzo è ambasciatore, sindaco, capitano e fondatore di un ospedale per i poveri. Muore sul campo di battaglia. Andrea è sindaco nel 1442. Gabriele ottiene da Carlo V, nel 1529, numerosi titoli (tra i quali quelli di conte Palatino e di «cavaliere aurato»), con l'autorizzazione a fregiare il proprio stemma gentilizio della corona comitale, per lui e per tutti i discendenti. Giovanni Francesco, deputato ed ambasciatore nel 1575, viene creato nel 1584 vicario e governatore della città di Cuneo.

Giovanni Bartolomeo, con disposizione testamentaria, fonda nel 1539 un ospedale per i poveri, come pure Anselmo, che soltanto l'anno successivo lega una donazione per la creazione dell'ospedale della confraternita della Pietà. Filiberto, dottore in leggi, è nominato nel 1573 consigliere di Stato ed auditore del duca Emanuele Filiberto. Di grande spicco è da ricordare Marc'Aurelio (il cui splendido ritratto del Molineri si conserva al Museo Civico), un militare nato, che morto a soli 40 anni nel 1625, conta tra i suoi titoli anche quello di capitano generale della cavalleria del principe Tommaso.

L'elenco continua con numerosissimi altri personaggi. Tra questi un Annibale, benefattore nel 1630 dell'ospedale Santissima Annunziata, un Ferdinando, diplomatico, filosofo e ministro generale dei Cappuccini nel 1637, una venerabile suor Maria Josef (vissuta nel '600), un Francesco, fondatore nel 1671 della congregazione dei cento fratelli di san Filippo in Savigliano, un Bernardino, generale dell'ordine dei Padri Cappuccini nel '600, un Annibale Nicolao, console e deputato nel 1688, che ottiene conferma per la città di Savigliano dell'antico stemma con croce rossa su campo argento.

Luigi Maria, religioso in numerosi conventi ed anche storico settecentesco in quanto autore della storia manoscritta dei Domenicani in Savigliano (conservata in Chieri), Carlo Antonio -sindaco nel 1719, 1727 e 1740- fonda il primo teatro stabile saviglianese con l'impegno che ogni utile venga devoluto all'ospedale Santissima Annunziata, Giuseppe Maria, benefattore domenicano settecentesco, Antonio, morto sul finire del XVIII secolo ed autore di numerosi volumi. Gabriele Giuseppe Maria è governatore di Alessandria, braccio destro dello Zar Alessandro di Russia nella guerra contro Napoleone -che combatte nel 1812 trionfando in Parigi due anni dopo- e successivamente uomo di primo piano dell'esercito sabaudo. E' nominato governatore di Cuneo, di Nizza e di Alessandria. In quest'ultima città, nel 1833, su ordine del Ministro della guerra, deve intervenire per scompigliare le fila mazziniane della «Giovane Italia» portandosi appresso le ire dei democratici in una «leggenda» che viene poi sfatata in un documentato e successivo studio. Muore a Savigliano nel 1844 beneficiando l'ospedale dei Cronici, l'istituto delle Rosine e numerose Opere pie. E' insignito dell'ordine della Santissima Annunziata, cavaliere di Gerusalemme, onorario dell'Ordine di Malta, cavaliere dei santi Maurizio e Lazzaro e di un'infinità di altri riconoscimenti.

Per ultimo ricordiamo Annibale, padre di Teofilo, che pur vivendo con responsabilità di potere il momento cittadino più complesso del XX secolo, senza «sposare» le ideologie antisemite del fascismo e del nazismo, sa valorizzare Savigliano con la sua attenta opera di amministratore, scultore, pittore e restauratore, facendosi ben volere dall'intera popolazione.

Dei Galateri, oggi, rimane un ramo collaterale, distaccatosi dal principale più o meno a metà Ottocento. Di esso fa parte il conte Gabriele, figlio del generale di Corpo d'Armata Angelo, recentemente deceduto ed ospitato dal camposanto saviglianese. Gabriele Galateri è il braccio destro di Gianni ed Umberto Agnelli nella gestione del patrimonio di famiglia, amministratore delegato delle «casseforti» degli Agnelli, le società finanziarie Ifi ed Ifil.

luigi botta

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