LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

CULTURA

NOSTRADAMUS E SAVIGLIANO

È soprattutto la curiosità a spingere l'individuo ad indagare qua e là alla ricerca di cose nuove, nella speranza di individuare argomenti e circostanze tali da stimolare la fantasia ed alimentare in questo modo il desiderio di conoscenza. Occupandomi da sempre della mia città, Savigliano, ed avendo alla stessa dedicato buona parte del mio tempo, indirizzandolo verso indagini, ricerche, studi, più o meno piacevoli od appassionanti, mi è recentemente capitato di trovarmi nella condizione di aver fatto una scoperta inconsueta, che non avrei assolutamente immaginato.

Il fascino dell'inesplicabile e l'alone di mistero che circonda la figura e l'opera di Michele Nostradamus mi aveva già più volte portato a visitare, seppure in modo non approfondito ma soltanto per registrare le sensazioni a livello epidermico, la gradevole ed interessante città di Salon, nel Sud della Francia, località che nel Cinquecento ospitò sino alla morte l'illustre e discusso personaggio (nato nel 1503 a Saint-Rémy, studente in filosofia ad Avignone e in medicina a Montpellier, poi serio professionista con un certo periodo della sua vita trascorso a Torino, quindi astrologo per passione, con un grandissimo seguito, ancor vivente, in tutto il mondo, morirà a Salon nel 1566).

Come solo i francesi sanno fare, ovunque nel centro cittadino di Salon, per mezzo di monumenti, sculture, affreschi, ricordi nelle denominazioni, insegne, esercizi pubblici, richiami toponomastici, ecc., Nostradamus accompagna il visitatore, tra gli alti ed i bassi dell'area urbana storica, alla scoperta di un luogo che probabilmente era ed è profondamente normale, ma che assume, proprio per questa presenza intangibile che viene richiamata alla memoria ad ogni pie' sospinto, un aspetto un po' misterioso e carico di significati che gli vengono attribuiti dal visitatore.

Ebbene, se la visita affascina ma viene intesa, proprio per quello che realmente è, un buon prodotto di una promozione turistica intelligente, si è invece diversamente coinvolti e fatti oggetto di evidente stupore quando si scopre che il celebre Nostradamus, proprio quel personaggio al quale sono stati dedicati numerosi monumenti nell'assolata Provenza ed ai cui interventi letterari si sono rivolte infinità di studiosi, nella sua opera maggiore, le «Centurie», quasi quotidianamente ripresa ed interpretata per giustificare gli avvenimenti correnti, dedica una quartina alla nostra città di Savigliano.

Lo fa nella VII «Centuria» (delle dodici complessive), al verso trentesimo, quando scrive: «Le sac s'approche, feu grand sang espandu / Po, grands fleuues aux bouuiers l'entreprise, / De Gennes, Nice apres l'on attendu, / Foussan, Turin, a' Sauillan la prinse». Che potrebbe essere, con ragionevole beneficio d'inventario, così tradotta: «Il saccheggio si avvicina, fuoco e grande spargimento di sangue / Po, grandi fiumi ai bifolchi l'impresa, / Da Genova, Nizza dopo lunga attesa, / Fossano, Torino, a Savigliano la cattura».

Non sta a me dare un'interpretazione a questa quartina, anche perché entrerei in un campo nel quale altri, moltissimi altri -e primo fra tutti quel Renuccio Boscolo che è considerato il maggior esperto italiano nella lettura, nell'interpretazione e nella volgarizzazione dell'opera di Nostradamus-, hanno studiato ed agito con competenza di gran lunga superiore alla mia. Quasi come una «boutade», del tutto personale ed avventuristica, mi sembrerebbe però di poter collegare questa «cattura» avvenuta e dichiarata a Savigliano con l'infausta morte di Carlo Emanuele I successa in palazzo Cravetta, nel 1630, appunto nella nostra città.

Avendo pubblicato, Michel de Notredame, le prime quaranta quartine di questa VII «Centuria», nel 1557, e le successive due nel 1568, a morte avvenuta, tale notizia avrebbe potuto anticipare di ben tre quarti di secolo il funesto avvenimento che vide il duca di Savoia vittima della peste proprio in Savigliano. Assumendo e mantenendo quel ruolo profetico che l'intera opera di Nostradamus ha assunto da sempre nelle più svariate interpretazioni che ad essa sono state offerte sin dai secoli trascorsi.

luigi botta

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A sinistra, in alto, la XXX quartina, VII Centuria, edizione 1557 di Utrech, «Du Rosne»; a destra l'edizione dello stesso anno, di Lyon, «Du Rosne»; a sinistra, in basso,quella lionese del 1568 «Benoist Rigaud». Dalla lettura della prima si direbbe che dopo l'indicazione di Po non appaia la parola «grand» bensì il richiamo al fiume «Grana».

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