LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

UN COMMENTO

IL SINDACO SOAVE IRRITATO DALLE PRESE DI POSIZIONE SULLA CITTÀ

 

i miei commenti sui lavori in piazza Galateri sono stati inviati anche agli organi di informazione, alcuni dei quali (Il Giornale, Il Saviglianese, Il Lancimano, Pmnet) li hanno pubblicati. Su Pmnet, giornale online della provincia di Cuneo, in precedenza aveva visto la luce un intervento di Giuseppe Brunod sul medesimo argomento. Prendendo lo spunto dalle numerose mie battaglie (wc, meridiana, strade, piazze, marciapiedi, piste ciclabili, siepi, pavimentazioni nel centro storico ed altro), Brunod traeva le sue conclusioni giudicando conflittuale il rapporto tra questa maggioranza e la tutela e la conservazione della città.

Al Sindaco Sergio Soave, evidentemente, tutto ciò non è piaciuto. Ha pertanto scritto a Pmnet (chi legge settimanalmente Pmnet saprà che il direttore del giornale online ha ripetutamente invitato l'Amministrazione saviglianese -così come fanno le altre Amministrazioni- ad intervenire inviando notizie, comunicati e rispondendo alle polemiche che inevitabilmente nascono e si sviluppano quando si dà ed offre informazione. Inviti sempre caduti nel vuoto). Quattro righe. Che tentano di sminuire ogni problema scaricando su altri -nello specifico su Brunod e su di me- le cause del dissenso. La città è bella, piace a tutti. La Giunta ha lavorato bene. Non c'è neppure una critica. I commenti sono tutti positivi. Pmnet indaghi, faccia del giornalismo con un'inchiesta seria.

Di fronti a questi modi di atteggiarsi del primo cittadino il silenzio diventa complicità. Pertanto ho preso posizione inviando una lettera di risposta -che non ha nulla a che vedere con l'intervento di Soave- a Pmnet. Non pretendendo che tutti siano al corrente di quanto si pubblica, riporto in prima battuta l'intervento del Sindaco Soave, esattamente come estrapolato da Pmnet. Di seguito, poi, la mia risposta.

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C'è una sola cosa vera: lo spostamento del cesso. Quando Botta fa proposte sensate, l'amministrazione le accoglie. Per il resto, la "distruzione" di Savigliano è sotto gli occhi di tutti i cittadini i quali, chissà perchè, commentano molto positivamente, il grande lavoro di restauro e abbellimento della giunta. Perchè PMnet non fa un'inchiesta?

Cordiali saluti

P.S.: il commento vale per questa e per le altre lettere di Botta e di Brunod. I lettori di PMnet sono invitati caldamente a visitare Savigliano per vedere con i loro occhi le bellezze della nostra città.

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Non basta il sorriso da deputato del sindaco Soave (la foto è quella del calepino del Parlamento, nella quale si sfodera il doppio della dentatura che si possiede), sorriso che accompagna le poche righe che mi dedica su «Pmnet» criticando il mio operato ed esaltando quello della sua Giunta (e come potrebbe essere diversamente?), a convincermi che quel che scrive corrisponde al reale. Porta, indubbiamente, acqua al proprio mulino, invitando caldamente i lettori del sito «a visitare Savigliano per vedere con i loro occhi le bellezze della nostra città», come se il merito di una bella città appartenesse «in toto» alla sua Giunta. Li invito anch'io, ma con ben altro spirito rispetto a quello di Soave. Io li invitavo trenta e più anni fa, quando ebbi a scrivere i primi libri che riguardavano la città, quando ne propagandai culturalmente gli aspetti sulle pagine della «Gazzetta del Popolo», quotidiano del quale ero redattore, quando mi battei, tramite «Natura Nostra», prima, e gli «Amici di Savigliano», poi, per la salvaguardia, il mantenimento e la valorizzazione di una città che, seppure mal tenuta, era in grado di farsi immaginare per quel che realmente era. Pubblicai, sull'argomento, migliaia di pagine e posso vantarmi, più di quanto sicuramente non possa fare oggi Soave come politico, che una parte determinante di sensibilizzazione dell'opinione pubblica spetti anche a me. Carta canta. Quasi tutto quel che ho fatto appartiene, nero su bianco, alla cronaca dei decenni passati ed alla realtà di oggi.

E Soave, in questo periodo, dov'era? Lo sa solo lui. Non sapeva neppure se Savigliano era girata per dritto o per traverso. Non me ne abbia, ma è una realtà che si intuiva e si intuisce ancor oggi quando cita a casaccio circostanze, luoghi e fatti locali. Per anni ha vissuto la città con distacco -non mi si dica che non è vero, lo sanno anche le pietre!- ed è stato in qualche modo costretto, perché chiamato dal partito, ad occupare la poltrona di sindaco. Se si fosse dedicato alla città come avrebbe dovuto l'avrebbe fatto anche bene, perché ne ha le capacità, ma inizialmente ha inteso il sindacato come un obbligo da assolvere per chiamata e, perso l'incarico parlamentare, come un impegno senza sbocco cui porre fine a naturale scadenza o nel più breve tempo possibile. Soave, con tutte le sue capacità politiche (capacità che il suo partito purtroppo non ha premiato), non ha mai sentito la città come luogo ove esprimere il meglio o esprimersi con sincera ed affettuosa sensibilità.

Per amare, apprezzare e valutare una città bisogna innanzitutto conoscerla. Parteciparla con la gente -e questo Soave lo fa benissimo-, ma anche e soprattutto sentirne il pulsare profondo per individuare lo spirito che l'ha fatta crescere e che ne ha stabilito, nelle sequenze del tempo, i passi di un'evoluzione che si è costruita in oltre un millennio. Invece, chi ha mai visto Soave a piedi per le strade del centro? Chi l'ha mai sentito interessarsi, al di fuori dello stretto cerimoniale, delle vicende storico-artistiche di questo o quell'edificio, di questo o quel monumento? È un bravo politico, è un bravo mediatore. Con lui, sia ben certo, il dramma dell'abbattimento della Crosà Neira, degli ex conventi di San Domenico e di Santa Caterina, dell'ex palazzo di Isabella di Savoia, non si sarebbe verificato. Avrebbe trovato qualche soluzione, qualche compromesso, o avrebbe rimandato ogni decisione lasciando ad altri la patata bollente. E, in questo, avrebbe sicuramente avuto ragione. Avrebbe usato l'opportunità della scelta per non assumersi la responsabilità di una scelta. E l'avrebbe fatto, però, non come saviglianese, ma come politico saviglianese.

A parte queste osservazioni, che sono sì critiche, ma nel rispetto dell'incarico che Soave ricopre vogliono essere per lui lo stimolo ed essere più saviglianese e meno politico, mi sembra giusto far rilevare che nulla e poi nulla di quanto da me proposto in quattro anni di Amministrazione (non consegnato all'ordine del giorno del Consiglio comunale) è stato accettato dalla Giunta. I componenti della maggioranza a lungo hanno fatto il gioco al massacro per demotivarmi e trasformarmi, agli occhi della gente, nel folletto impazzito di chi non gli va mai bene niente.

Soave cita il «cesso» di piazza Galateri ma dimentica quello della Pieve. E scrive che quella poteva considerarsi una «proposta sensata», prontamente accolta. Ma dove?! Per far comprendere ai signori del Palazzo che stavano sbagliando si è mossa anche la Hack e stava per intervenire l'astronauta Guidoni in volo nell'universo nell'Endeavour, così come sono intervenuti a centinaia. Per sei mesi, o forse anche più, Soave si è trovato sulla scrivania proteste da tutto il mondo, Australia compresa, che lamentavano la scarsa sensibilità nel sistemare un «wc» a ridosso del monumento al più insigne saviglianese, Giovanni Virginio Schiaparelli. Ma non è bastato, perché il «cesso» alla Pieve, sotto la meridiana del medesimo Schiaparelli, l'Amministrazione l'ha costruito ugualmente (solo recentemente la rivista «Gnomonica Italiana» ha pubblicato un articolo sulla questione). E questo si chiamerebbe accoglimento?

Avrei voluto che il «cesso» in piazza Galateri fosse stato realizzato per comprendere, oggi, dove la Giunta avrebbe potuto collocare -come sta facendo sul medesimo luogo- il parcheggio dei pullman per pullman che passeranno solo una volta ogni tanto (invito chiunque, in queste giornate di luglio, a vederne uno in sosta)! Un lavoro, quello della trasformazione di piazza Galateri, negativo e privo di sensibilità. Così come negativo è stato l'intervento di piazza Sperino, negativa è stata l'asfaltatura dei viali per la creazione delle piste ciclabili, negativo è stato il collocamento, ovunque, di centinaia e centinaia di dissuasori nero-camposanto, negativo l'abbattimento di decine e decine di alberi senza sostituzione, ed altre cose ancora, tante, troppe, eccessive (la Giunta ha lavorato molto, in quantità, ma poco in qualità e durevolezza. Su questi argomenti, probabilmente, Soave riceverà solo consensi («i cittadini [...] commentano molto positivamente il lavoro di restauro e abbellimento della giunta» [sic!]), mentre io ricevo solo il dissenso generale.

Anche sulla ripavimentazione delle strade del centro c'è dissenso. La Giunta Soave, con finanziamento regionale, ha stabilito di usare i cubetti di pietra per sostituire l'asfalto. E ha trattato i cubetti esattamente come cinquant'anni fa il sindaco Marino considerò l'asfalto. Da stendere ovunque possibile, senza valutarne l'impatto ed il ruolo. Non ha capito, invece, che ogni strada andava correttamente valutata nel contesto, che non era il materiale nobile ad arricchire e caratterizzare il luogo, ma la conoscenza e l'interpretazione del luogo stesso. Ha fatto ciò che ogni paesone di campagna con un geometra a scavalco in Ufficio tecnico sta facendo: sostituisce l'asfalto con i cubetti (che con un'operazione antistorica hanno abbandonato il porfido per sposare la causa della pietra di Luserna, che non è mai stata utilizzata a tale scopo). Non è il materiale, mi si permetta, che fa giustizia sul contesto.

È un po' come quei riccastri degli anni '60 che abbattevano le cascine o i chiabotti per farsi costruire le villette due-piani-fuori-terra-con-montagnola-annessa-e-garage-sottostante, credendo che la bellezza e l'eleganza dell'alloggio fossero poi la conseguenza di un pavimento realizzato nel marmo più costoso, distribuito ovunque, nel bagno, nello sgabuzzino e se il caso anche in cantina. E che la certezza del risultato fosse data proprio dall'uso del marmo e dal costo elevato dello stesso, elementi da sbandierare poi alla bisogna. Ebbene: i cubetti delle strade di oggi hanno sostituito il marmo delle villette di ieri.

Lo sa, la Giunta di Savigliano, che esistono anche altri materiali forse meno nobili e più caratterizzanti? Materiali che debitamente accostati potrebbero -per Savigliano si deve dire avrebbero potuto- restituire identità a quei luoghi che la Giunta Soave ha ereditato e che vanta di possedere, ma che forse oggi non sarebbero esistiti se i nostri predecessori avessero agito con la leggerezza che la Giunta Soave oggi metodicamente usa. Il nostro sindaco avrebbe oggi invitato chi? ... a vedere che cosa?

Luigi Botta

ps. Sui temi della città (e non della politica), per non concludere l'argomento in un solo batti e ribatti estemporaneo, sono disponibile ad aprire qualunque contenzioso scritto o verbale con il sindaco Soave. Senza chiamare in causa Brunod, che, nonostante sia stato dalla Giunta fortemente penalizzato (nemo propheta in patria), continua ad occuparsi con successo internazionale dei suoi studi riuscendo anche, molto più di quanto non facciano altri autorevoli politici locali, ad esprimere pubblicamente la propria sincera e profonda saviglianesità.

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