LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

UN COMMENTO

UNA «SAGOMA» PER OGNI VITTIMA DELLA STRADA

Apprezzo moltissimo l'iniziativa del locale Rotary Club che ha intrapreso una sua battaglia di conoscenza e di salvaguardia riferita alla mortalità dovuta agli incidenti stradali successi nel nostro territorio. Un'iniziativa che, mi auguro, possa portare i suoi frutti ed essere recepita -come dovrebbe- non solo da Enti ed Amministrazioni, ma da tutti i cittadini.

Anch'io, con tutti i miei mezzi, ho combattuto e combatto un'analoga battaglia dai banchi dell'opposizione consiliare. Purtroppo con scarsissimi risultati. Due, al momento, le iniziative intraprese.

Avendo a suo tempo calcolato (da indagini campione di alcune ore) che ai principali incroci saviglianesi poco più del dieci per cento degli automobilisti transita con la cintura di sicurezza (e avendo letto su pubblicazioni di settore che l'uso delle cinture potrebbe evitare un buon numero di vittime), avevo chiesto in Consiglio comunale che il Governo cittadino si adoperasse affinché ciò che è legge e regolamento dello Stato -al pari degli altri Stati dove i controlli sono rigorosissimi e le multe fioccano salate- venisse, almeno sul territorio saviglianese, fatto rispettare. Dopo circa un anno ho chiesto conferme alla mia sollecitazione e, a fronte delle parole rassicuranti del Sindaco, lascio ad ogni cittadino la possibilità del controllo per strada e la verifica di cosa è cambiato.

Il 21 dicembre 2001, poi, ben consapevole che gli incidenti stradali sono ormai per noi come un disfatta bellica per la quale non ci sono «Are» della vittoria o lapidi commemorative ufficiali (ma soltanto dolore, rimpianti ed amarezza struggente nei parenti e negli amici dei «caduti»), ho proposto in Consiglio comunale un emendamento al Bilanco di previsione 2002 con la spesa di 30 milioni di lire per dar vita ad un'iniziativa -forse unica in Italia- tesa a lanciare un messaggio «forte» per la salvaguardia dell'«individuo» automobilista. Quella di collocare su tutte le strade del territorio saviglianese, in corrispondenza dei luoghi ove negli ultimi decenni le auto avevano fatto una o più vittime, una sagoma umana, piena o ritagliata, a grandezza naturale, in memoria dei caduti e in ammonimento agli automobilisti in transito.

Non si trattava di una mia invenzione, ma l'attuazione in chiave nostrana di simili iniziative viste altrove. In Francia, qua e là appaiono, all'avvio di strade, tabelloni che documentano il numero dei morti avvenuti su quell'arteria in un certo periodo di tempo. Tabelloni difficili da leggere e, soprattutto, da intendere. Perché il messaggio, anche se eclatante e preoccupante, dopo un chilometro, due, tre, si perde e non rende sufficientemente drammatico il dato che comunica. Choccante, invece, quanto osservato in alcuni territori comunali spagnoli. Il messaggio, immediato, forte, potente quanto uno schiaffo, civile e fortemente persuasivo, non aveva bisogno di alcun cartello esplicativo (che non appariva assolutamente). Sagome nere, con il cuore rosso, collocate a lato della strada. Una, due, tre, cinque, dieci, a distanza di cento metri, cinquecento, un chilometro. Tutto chiaro. Sin troppo chiaro. Da pelle d'oca. Di sicuro effetto, senza troppe parole o indicazioni in più lingue. Un linguaggio universale che tutti, sicuramente tutti, capiscono ed hanno capito. Pensandoci, meditando e valutando, anche a distanza di tempo ed in altro luogo. Un messaggio che lascia un segno indelebile nella memoria, che si fissa definitivamente e che, mi si creda, cambia anche un po' la vita di chi lo osserva.

Più o meno quanto avevo proposto -avrei forse scelto altro colore, altri materiali, altra consistenza, tutto da studiare- per Savigliano. Inutile dire com'è andata a finire. Bocciato, sonoramente bocciato. Le scuse della maggioranza di Governo non sono di certo mancate. Il messaggio deve essere «soft», non può essere violento perché otterrebbe un risultato opposto; il problema a Savigliano non è così evidente (anche se la zona è purtroppo tra le più colpite d'Italia dal fenomeno e negli ultimi vent'anni le vittime sono superiori alle duecento!); c'è già il Rotary Club che sta lavorando su un simile progetto; ci sono problemi legati alla viabilità, alle proprietà adiacenti la strada, e chi più ne ha più ne metta. Era, purtroppo, una proposta che veniva dalla minoranza, e pertanto non poteva di certo essere accettata. Bocciata, quindi, da tutta la maggioranza, nessuno escluso.

Chi lunedì ha visto e sentito ad «Uno mattina» le struggenti testimonianze degli intervenuti -genitori di vittime della strada-, ha saputo che ogni anno in Italia sulle strade muoiono l'equivalente di quasi tre disastri delle «Twin Towers», ha inteso che la maggior parte delle vittime appartiene alla generazione compresa tra i 14 ed i 25 anni, deve preoccuparsi ed agire. Senza pensare se la proposta è valida solo e soltanto se arriva dalla maggioranza. La vita non ha colore.

luigi botta

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