LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

UN COMMENTO

CALPESTATI DALL'ARROGANZA DI ALCUNI OSPITI STRANIERI

 

L'incertezza e l'insicurezza nelle quali vivono i nostri concittadini hanno subìto, con la rissa di sabato in piazza Santa Rosa, un ulteriore colpo di grazia. Incredibilmente, anche per la nostra città, sta succedendo ciò che da tempo le forze all'opposizione vanno dicendo e che le forze di maggioranza, invece, ignare di dati obiettivi e scarsamente realistiche nel tastare il polso della situazione, hanno fin qui negato.

Per comprendere che la situazione stava degenerando ci è voluto il primo sangue. È una fortuna che non sia successo l'irreparabile.

Fino a quando, però, la popolazione potrà accettare una simile condizione? Ormai la fune si è tesa troppo, a tal punto che sta per spezzarsi. La paura, detto esplicitamente, è tanta. Si vorrebbe che la nostra città riprendesse i connotati di sempre, quelli che anni addietro ci mostravano le piazze ricolme di gente, intente in un passeggio piacevole, fraternizzante, socializzante e rassicurante, ma invece sembra essere calato, in un silenzio assordante che non abbisogna di alcuna interpretazione, un coprifuoco preoccupante.

Il fatto che alcuni extracomunitari siano venuti violentemente alle mani con alcuni nostri concittadini, a prescindere da chi abbia aperto le ostilità, è il segno evidente che qualcosa, nel rapporto tra i residenti e gli ospiti -fortunatamente non tutti- si è da tempo incrinato. È, questo, solo l'ultimo di alcuni episodi che, ahimè, hanno condizionato la vita di un tranquillo paese di provincia, qual'era Savigliano, obbligando la popolazione a domandarsi se la sua città sia rimasta quella di un tempo o si sia trasformata in un «paese di frontiera».

Una città che non è mai stata razzista, una città che da sempre ha accettato ed aiutato le minoranze, una città che, per scelta secolare, ha evitato i conflitti classisti aprendosi a tutte le istanze. Una città che, nel dopoguerra, è stata fatta oggetto di pesantissime ondate di immigrazione pilotate dall'alto, reagendo ad esse sempre in modo democratico, civile, con la fraterna disponibilità a condividere esperienze, risorse, possibilità e patrimonio. Una città che, tra l'altro, non ha mai amato la delinquenza, le prevaricazioni, le prepotenze e le provocazioni.

Una città che oggi ospita poco meno di seicento extracomunitari e che ad essi, soprattutto, deve il recentissimo incremento demografico: extracomunitari che sono stati accolti nel rispetto delle loro tradizioni, delle loro etnie, dei loro linguaggi, delle loro religioni, dei loro bisogni. Ancora una volta Savigliano ha dimostrato di essere aperta, democratica, di saper rispettare gli altri, di saper accogliere nel momento della necessità i più deboli ed i più sfortunati.

Ma, per questa sua disponibilità e benevolenza, non può e non deve essere calpestata da un gruppo che, siamo certi, è «minoranza» anche all'interno della propria etnia.

Perché siamo arrivati a questo punto? Probabilmente la linea politica di questi ultimi cinque anni, cieca e sorda di fronte a tutti gli appelli, è stata superficiale, approssimativa e non è stata in grado di distinguere il bene dal male, accettando passivamente tutto ciò che, regolare od irregolare, proveniva da altre nazioni. Ora siamo a portarne le conseguenze.

Il caso di sabato è un segnale evidente che non si può più dormire. Seppure in ritardo, è giunto il momento di agire.

Quali le nostre proposte. Rafforzare l'azione politica di supporto e stimolo alle Forze dell'Ordine, affinché l'azione di controllo e repressione sia costante e puntuale nel tempo. Coinvolgere le comunità ospiti (anche eventualmente nel Comitato sicurezza) nella gestione dell'ordine pubblico. Adottare un numero verde da utilizzare per segnalazioni e chiamate da parte di tutti i cittadini. Garantire, da parte dell'Amministrazione pubblica, un monitoraggio continuo su tutte le iniziative che coinvolgono gli extracomunitari. Potenziare il dialogo con la parte sana degli ospiti della nostra città attraverso un organismo creato ad hoc.

luigi botta, mario fissore

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