LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO |
UN COMMENTO |
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PIAZZA SPERINO: SARÀ L'ENNESIMA OCCASIONE MANCATA Non sono daccordo con l'intervento che la pubblica Amministrazione saviglianese sta per promuovere in piazza Sperino. Messo in bilancio già lo scorso anno ed approvato definitivamente con una delibera di Giunta d'inizio dicembre, l'intervento dovrebbe, stando alle premesse, riqualificare lo storico sito dell'arrivo dei treni, fornendo, a chi lo frequenta e a chi vi transita, nuove occasioni di fruizione e di funzionalità. Invece, mi spiace dirlo, non solo non sarà così, ma si sta perdendo un'occasione importante e si spenderanno tanti denari pubblici per compiere un'opera che non sarà tale ed abbisognerà subito dopo di pesantissimi rimaneggiamenti. Oggi noi usufruiamo di una piazza che è stata progettata dall'architetto Maurizio Eula più o meno negli anni del suo primo Piano Regolatore saviglianese e che funziona -credo con le caratteristiche attuali- sino dal 1853, quando il primo treno giunse da Torino a Savigliano. Da allora sino ad oggi, anche grazie ad un progetto lungimirante che ha realisticamente dettato le regole per lo sviluppo cittadino determinandone le dimensioni e le caratteristiche, la piazza non ha abbisognato di grande trasformazioni. Il suo ruolo di svincolo a raggiera, sottoposto all'elemento naturalistico centrale (l'aiuola ellittica alla quale nel tempo si è aggiunto il monumento), ha svolto una funzione complessa in modo più che egregio. Soltanto l'aumento d'uso esponenziale del mezzo automobilistico (che non si sa sin quando durerà) e l'accresciuto ruolo di area di svincolo (conseguente agli sviluppi del Chicchigneto, della Raviagna e della Gattinara) ne potrebbe imporre, oggi, una revisione ragionata. Ma intelligente, e soprattutto ugualmente duratura come l'originale. L'Amministrazione, invece, sta per mettere mano ad un'operazione già vecchia e consumata ancor prima di nascere, spendendo -questo è quanto appare oggi a Bilancio ma potrebbe in futuro aumentare- 350 milioni di lire. Un'operazione che, mi sia concesso, giudico perfettamente inutile nella sostanza e scarsamente qualificante per il ruolo d'immagine che la piazza possiede. Il presupposto, così mi par di intendere, è quello di voler offrire ai viaggiatori in uscita dalla stazione uno spazio loro riservato, relegando il traffico automobilistico ad un'area un po' più collaterale. Conclusione: per non voler scegliere tra la carne ed il pesce (cioè i pedoni, i ciclisti, gli automobilisti, ecc.) si declassa la piazza al ruolo di strada e di parcheggio e si trasforma la strada in un luogo di rapido scorrimento. Ecco tutto. Ma andiamo nell'ordine. Le auto. Per chi arriva da viale Marconi sarà possibile voltare in corso Vittorio per mezzo di una rotonda disassata (per intenderci più o meno come quella di borgo Marene) e raggiungere corso Matteotti e corso De Gasperi con altra rotonda, anch'essa disassata. L'accesso a via Raviagna dovrebbe (l'uso del condizionale è d'obbligo perché dalla planimetria ciò non risulta chiaro) avvenire solo più attraverso corso Matteotti. Via Raviagna stessa dovrebbe sfociare su corso Matteotti, per mezzo di una strada adiacente gli ex uffici del gas, e costringere gli automobilisti ad un «tour» di circumnavigazione, toccando addirittura corso De Gasperi, per venire in centro. Sui percorsi citati, come per il contrario, tanto un mezzo pesante quanto un pullman potrebbero trovarsi in difficoltà. Più nessuna auto dovrebbe (il condizionale torna d'obbligo perché la planimetria continua a mantenere i parcheggi senza spiegare se le auto per arrivarci dovranno volare) avere l'accesso all'attuale piazzale. I ciclisti. Forse nessuno se ne è accorto ma già oggi funziona una pista ciclabile -sul lato ferrovia- in viale Marconi (vietata ai pedoni!). Ebbene, tale pista proseguirà dritta (immagino leggermente rialzata ... oppure che pista sarà!), farà una mezza curva, ruberà alcuni metri (3,80 per l'esattezza) al lato lungo dell'aiuola, quello dirimpettaio a corso Vittorio, proseguirà sino a corso Matteotti arrestandosi in un'area provvista di alberello. Tale pista, perfettamente inutile ed addirittura ingombrante, dovrebbe e potrebbe (il condizionale vieme usato per il solito motivo) essere scavalcata quasi ovunque da auto, moto, camion, pullman, ecc., oltreché pedoni. I poggiabiciclette. Oggi sono pochi, a destra e sinistra della stazione. Si manterranno quelli a destra, mentre quelli a sinistra saranno trasferiti un po' più in là, a ridosso di corso Matteotti. Si prevedono, in totale, 66 (sessantasei) posti bici. Più degli attuali, ma non sicuramente sufficienti alle 274 (duecentosettantaquattro) bici abbandonate qua e là e da me contate in una mattina qualsiasi della scorsa settimana. I pedoni. Per loro, di certo, sarà riservata l'area sopraelevata destinata a proseguire idealmente la tettoia esterna della stazione. Per il resto non si sa. Avranno a disposizione tutto e niente. In realtà, per raggiungere corso Marconi, ad esempio, potranno attraversare l'aiuola, come già avviene oggi, percorrere un tratto di «ciclabile» e scegliere se puntare su corso Vittorio -ed attraversarlo- oppure su corso Vittorio -e costeggiarlo-, usufruendo in entrambi i casi del marciapiede opposto alla stazione, tanto per intenderci quello dietro l'edicola. Condividendo invece metà della «ciclabile» potranno avvicinarsi alla rotonda di corso De Gasperi ed anticiparla attraversandola, oppure raggiungere corso Matteotti su un marciapiede che in curva, proprio dove serve di più, scompare per lasciar spazio all'invadenza delle auto. I parcheggi. La dolente nota. Lo scorso anno avevo proposto in Consiglio comunale la realizzazione (in un'operazione pubblica, privata o pubblica-privata) di un silos di parcheggi -cinque piani, dei quali due sotterranei- nell'attuale sito del parcheggio laterale all'ex gas. Mi era stato risposto che non serviva, che non avrebbe risolto il problema, che sarebbe stato in passivo, che non ci sarebbe stato alcun matto disponibile all'operazione. L'Amministrazione, oggi, propone un «aggiustamento» che non sta nè in cielo nè in terra. Continua a mantenere i parcheggi a ridosso della stazione (come ci si arriva se la piazza diventa pedonale?) e crea tre doppie file di posti macchina in direzione di via Raviagna. Creando, in totale, soltanto 103 (centotre) parcheggi. Alcuni giorni fa, un mattino, ho conteggiato ad una ad una le auto parcheggiate negli appositi spazi della piazza e nel cortiletto dell'ex gas. Ho rigorosamente evitato il conteggio di quelle sugli spazi riservati, sugli ingressi, sugli spartitraffici e genericamente nella parte destra del piazzale. Ho osservato che nel cortiletto la pessima sistemazione ha impedito numerosi parcheggi. Ne ho contate complessivamente 154 (centocinquantaquattro). No comment. I pullman. Sappiamo che per i pullman la stazione è un punto di riferimento. Sappiamo che i servizi sostitutivi su gomma avvengono settimanalmente ed il piazzale necessita di spazi per le manovre dei pullman utilizzati. Ma qui nulla è previsto. Non potranno di certo fermarsi per strada, a metà tra una rotonda e l'altra. Non potranno invadere il piazzale, perché riservato alle biciclette, ai pedoni, ma anche alle auto! Anche perché dal piazzale sarà impossibile uscirne (tranne che, siccome tutto potrà essere concesso, i pullman non siano autorizzati ad invadere l'unico vero spazio pedonale rialzato davanti alla tettoia della stazione). Il verde urbano. Il primo progetto eliminava l'aiuola ma sparpagliava qua e là -davanti, a destra e sinistra- degli alberelli decorativi. L'aiuola, oggi, viene ridotta, perché sezionata, di un terzo. I nuovi simbolici alberelli piantumati tra i parcheggi, però, si contano sulle dita di una mano o poco più. Le conclusioni. Un'occasione mancata. Il progettista ha fatto tutto quel che poteva ma gli spazi sono quel che sono e non si può di certo pretendere di inventarli a comando -come pretende di fare la nostra Amministrazione- quando non ci sono. L'intervento, così come prospettato, è decisamente peggiorativo rispetto all'attuale. Le constatazioni. L'Amministrazione saviglianese doveva pensare ad «altra» soluzione ed immaginare qualcosa di fattibile. Ma, quando manca l'immaginazione ... Le speranze. Che l'Amministrazione ci ripensi, ma ci ripensi seriamente. L'insegnamento. Mettere tanta carne al fuoco, per dimostrare al cittadino che si produce, serve veramente a nulla se i risultati saranno quelli individuati dalla planimetria. Perché a qualcun altro, poi, toccherà domani spendere altri soldi pubblici per tentare di cancellare gli errori commessi oggi. luigi botta |
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