LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

UN COMMENTO

OPERE PUBBLICHE? OVUNQUE E PER TUTTI I GUSTI!

 

Prepariamoci pure: nei prossimi due anni -o forse meno- vedremo la città riempirsi di cantieri. Le elezioni si avvicinano e pertanto l'Amministrazione in carica deve dimostrare ai cittadini di aver agito, di aver prodotto molto, di essersi data da fare. Le prime scaramucce appaiono già su «Il Saviglianese» del 24 luglio, sul quale, con il titolo «Savigliano cambierà volto», si aprono le ostilità circa gli interventi che l'Assessore Morello sta effettuando, promuoverà e manderà ad eseguirsi. Un elenco strepitoso. Non c'è angolo della città sul quale l'Assessore non voglia metter mano (o, meglio, progetto). E lo fa con una qualità, mi sia permesso, che è quanto meno discutibile ... per non dire altro.

In Consiglio l'Assessore afferma che di quanto lui fa a me non va mai bene nulla. Io gli rispondo che dovrebbe ringraziare di avere all'opposizione uno come me, perché quel po' di controllo che mi è concesso gli evita forse molti errori in più. Lui afferma, quasi stizzito, che io trasmetto le mie osservazioni e segnalazioni alla competente Soprintendenza, ed io non posso far altro che rispondergli che forse dimentica quando, con Giunte diverse, già trent'anni fa, io sottoponevo le mie segnalazioni al medesimo organismo di tutela, quando lui, forse, della Soprintendenza non conosceva neppure l'indirizzo ma gli faceva comodo ch'io intervenissi. Dovrei forse cambiare ora perché è cambiato chi comanda la città?

A parte questo, dove sta il problema, dunque? Sta tutto nei lavori che si eseguono e che si andranno ad eseguire. Il tuo giornale riporta una serie di interventi, che forse la popolazione ancora non conosce, ma che, ahimé, chi in Consiglio desidera approfondire quanto la Giunta va realizzando, conosce eccome, purtroppo! «Savigliano cambierà volto» si scrive, e secondo me, se si dovesse precisare come, non bisognerebbe esitare di dire in peggio. Cosa c'è in cantiere, dunque. Tante cose, troppe, per le quali non si sa da che parte cominciare: piazza Sperino, piazza Galateri, piazza Cesare Battisti, corso Matteotti, le rotonde, le vie del centro, le piste ciclabili, il cavidotto di piazza Santa Rosa, ecc., ecc. Un unico grande cantiere. Una città-cantiere. Una città come cantiere, o un cantiere come città. Va be', atteniamoci al tema.

Piazza Sperino (è così da circa 150 anni): se qualcuno spera che l'intervento riesca a risolvere il problema dei parcheggi non si illuda (il conto della serva, sugli attuali e sui futuri, è a favore degli odierni). Se qualcuno pensa che la piazza venga abbellita se lo tolga dalla testa (si trasformerà in un piazzale, magari rialzato, nel quale continueranno a circolare le auto, i pedoni non sapranno dove andare, i pullman entreranno in crisi perché non riusciranno a far manovra, ecc.). Se qualcuno pensa che aumenterà il verde cambi idea (forse crescerà qualche pianticella in più, ma si limerà l'aiuola e si faranno vittime tra le essenze esistenti: il centenario lauro ciraso interno all'ex parcheggio ci ha già lasciato le «penne»). Se qualcun'altro crederà che si trovi soluzione al problema biciclette si sbaglierà di grosso (una ventina appena, stando al progetto, delle oltre trecento bici abbandonate normalmente qua e là, troverà posto in prossimità della stazione. Per un'altra cinquantina bisognerà andare oltre, anche in corso Matteotti). La piazza non sarà più piazza, ma si trasformerà in corso, perderà la propria identità per assumere un ruolo di svincolo più che di «terminale» naturale, mentre la velocità dei mezzi sicuramente aumenterà (tranne che ci pensi qualche altro dissusore a dosso: è ormai quasi maniacale).

Piazza Galateri (è così da oltre 100 anni): eliminato il pericolo «cesso» prefabbricato, la mannaia è caduta sulle acacie centenarie. Irrimediabilmente, da due anni, senza controproposta alcuna. Anzi una proposta c'è: siccome nella «piazzetta» transitano e si fermano dai 20 ai 25 pullman al giorno (nei giorni di punta studentesca, e chi abita la zona ben lo sa), allora facciamoci le fermate. Rosicchiamo i giardini, aumentiamo l'asfalto, ristrutturiamo la rotonda, imponiamo ai pedoni un percorso lungo e irrazionale. In poche parole: cambiamo tutto. Stravolgiamo la preesistenza per pochi minuti di fermate al giorno! Tanto per fare qualcosa!

Piazza Cesare Battisti: se nulla è cambiato, il progetto originale prevedeva un enorme ed unico tappeto di porfido. Ahimé, interrotto soltanto dai «tombini» per gli attacchi del mercato. Vale a dire: siccome vi si tiene il mercato due volte la settimana (guai a trasferirlo!) la piazza rimane com'è e a nulla si può pensare (giardini, fontane, monumenti, statue, dehor, illuminazioni, ecc.) che vada a danneggiare il mercato (anche se potrebbe piacere molto ai cittadini). Con buon pro di chi si dovrà poi sorbire -nell'impossibilità di effettuare gli attuali lavaggi- i dolci effluvii post mercatali.

Altre vie ripavimentate: se nulla è cambiato il progetto primitivo prevedeva un intervento in fotocopia di quello di piazza Cesare Battisti. Anche se in origine la pavimentazione era ad acciottolato, se al centro le guide in pietra caratterizzavano il percorso dei carri (le ultime guide sono state rotte ed estratte soltanto pochi giorni fa in via Alfieri), se tante guide sono ancora conservate sotto gli attuali asfalti.

Corso Matteotti: si spendono 103.000 euro, oltre 200 milioni di lire, per tracciare una striscia gialla e dire che sono state realizzate le piste ciclabili sui marciapiedi.

Le rotonde: ben vengano, se sono ben fatte e, soprattutto, utili. I lettori avranno avuto l'opportunità di vedere la planimetria, pubblicata la scorsa settimana, di quella in avvio di costruzione presso la piscina. Disegno che conoscevo già in gennaio, quando mi premurai di interrogare l'Assessore per sapere cosa rappresentava, sul disegno, quell'uscita a raso che interrompeva la rotonda immettendosi in un prato adiacente il Maira. Mai vista cosa simile nelle decine di migliaia di rotonde già percorse. Qualche dubbio mi è sorto. Ma sto ancora attendendo la risposta. Dopo sei mesi. Chissà se provasse a porla anche qualcun altro!

Le piste ciclabili: una somma di errori, impercorribili. Tra dissuasori, asfalto, segnaletica al suolo, incongruenze e banalità si è cercato di imporre ai ciclisti percorsi che i ciclisti non vogliono fare (perché scomodi, irrazionali, inconcludenti e in taluni casi poco chiari). Qualcuno ha visto in giro come sono le piste ciclabili? A Savigliano sembrerebbe che tali piste -con dissuasori ed affini- siano servite ad evitare 3 (tre) multe 3 (tre) agli automobilisti indisciplinati che parcheggiavano sui marciapiedi. Tra un po' si multeranno poi i ciclisti indisciplinati che non percorreranno le piste a loro riservate?

Il cavidotto di piazza Santa Rosa: non so se sia effettivamente necessario. Chiaro è che la pavimentazione della piazza non sarà più la stessa. Bisognava pensarci prima, quando i lavori venivano effettuati. E la responsabilità, se responsabilità c'è stata, non è stata soltanto di chi ha governato ed ha imposto un progetto, ma anche di chi, dall'opposizione, non è riuscito ad imporre un'eventuale revisione del progetto.

Altro si potrebbe ancor aggiungere. Basta guardarsi intorno, con un po' di attenzione e competenza.

Ti ringrazio per lo spazio riservatomi, che è già stato tanto.

luigi botta

P.s. Dal medesimo numero de «Il Saviglianese» apprendo anche che il restauro delle due camere della Torre civica sarebbe a carico comunale. In tutta onestà mi pareva di ricordare che ad eseguirlo ci pensasse la Consulta dell'Arte, così come la stessa si è occupata del recente consolidamento del medesimo edificio. Ma tant'è, già che ci siamo!

Torna a casa