LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

UN COMMENTO

MA LE INTERROGAZIONI SERVONO A QUALCOSA?

 

Sovente mi chiedo se le finalità delle interrogazioni che presento -che in materia di lavori pubblici ed urbanistica sono tese a promuovere abbellimenti e rinnovamenti della città- non vengano fraintese e sortiscano effetti non desiderati, o meglio, anziché migliorare la situazione siano invece destinate a peggiorarla o a comprometterla. Non me ne abbiano il Sindaco, o l'Assessore interessato, per queste schiette considerazioni, ma mi sento costretto a sollevarle, dopo che ieri, casualmente prima e per scelta poi, ho assistito ai lavori di sistemazione, in borgo Marene, del ponte sul Mellea.

La mia interrogazione in proposito verteva sul fatto che la ringhiera del ponte, a seguito di numerose stratificazioni di asfalto sul sedime stradale, distribuite nel corso degli anni, era calata in altezza dai probabili 90-95 centimetri ad una media compresa tra i 70 ed i 78 centimetri. Era quindi pericolosa per chiunque, pedone o ciclista, avesse dovuto transitare per strada. Tale ringhiera doveva, in qualche modo, essere regolarizzata, alzata, cioè, almeno al minimo consentito.

Ieri ho assistito, non visto, ai lavori. Il risultato finale, mi sia consentito dirlo, non solo è pessimo, ma addirittura «penoso». Per sistemare la ringhiera metallica -collocata originariamente nella seconda metà degli anni Cinquanta e progettata per la struttura del ponte- esistevano forse mille possibilità: dalla più elegante e dispendiosa alla più umile, tutte comunque rispettose del manufatto originario, della dignità della zona, dell'importanza del passaggio e del ruolo che il borgo, con le nuove edificazioni, con la caserma dei Carabinieri e con gli impianti artiginali che si vorranno collocare, verrà negli anni ad assumere. Invece si è compiuto un lavoro così brutto che più brutto non si può. Irrispettoso ed antiestetico: anche un bambino avrebbe potuto progettare di meglio. È sufficiente osservarlo. La vecchia ringhiera è stata snaturata e trasformata in qualcosa che è difficile da definire, ma che sarebbe stato più curato se realizzato lungo una mulattiera o in un rifugio di alta quota, dove il materiale è difficile e dispendioso a portarsi.

E dire che il ponte non risulta poi un manufatto così malvagio. Rappresenta un tipo di architettura pubblica ottocentesca che altrove -non in Italia- le amministrazioni ormai da tempo hanno rivalutato e che da noi è in attesa di essere riscoperta. C'è ancora, tra i saviglianesi, chi ricorda quando il ponte aveva le due «spalline» in muratura e in prossimità delle due testate, su entrambi i lati, l'accesso si ampliava, ad imbuto, offrendo ai mezzi -che transitavano probabilmente uno alla volta- lo spazio per scostare ed attendere il loro turno. L'abbattimento (l'intera struttura venne sospinta nel Mellea e pertanto si troverà oggi un poco più a valle, sommersa da terriccio e detriti portati dal fiume) fu dettato dalla necessità di ampliare la strada. In contemporanea vennero realizzate le ringhiere -a struttura verticale rinforzata, intercalata da barre orizzontali- che sono state oggetto del brutto intervento compiuto ieri.

Mi dispiace profondamente che si commettano questi errori. Perché, in queste condizioni e con siffatte realizzazioni, trovo difficilissimo immaginare il giorno in cui la pubblica Amministrazione, anziché agire con leggerezza con aggiunte che rimarranno tali per decenni, sarà così sensibile da trasformare la ringhiera di un ponte urbano in un qualcosa di piacevole, intelligente e godibile per chiunque, a piedi, in bicicletta od in auto vi transiti, magari corredandolo con fiori, luci e quant'altro possa contribuire ad offrire della città un'immagine un po' più diversa ed un po' più piacevole. Tutto ciò non avviene nei paesi dell'altro mondo, ma è godibile in Comuni più piccoli del nostro e molto vicino a noi.

luigi botta

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