LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

UN COMMENTO

PIAZZA GALATERI? PURTROPPO UN DISASTRO!

 

A quanto pare non ce l'ho fatta. Ce l'ho messa tutta ma non sono riuscito nel mio intento. I lavori in piazza Galateri sono iniziati irreparabilmente. Tra due mesi, probabilmente, della nostra «piazzetta» (la «piassëtta», così come la chiamavamo confidenzialmente ai tempi della «banda» della quale facevano parte gli Scotta, i Brunetti e tanti altri) non rimarrà più neppure l'ombra. Al suo posto ci saranno le fermate dei pullman.

Ho anche pensato e sperato di poter convincere l'Assessore a desistere. Ma così non è stato.

Gli avevo chiesto se sapeva quanti pullman si fermavano o si sarebbero fermati quotidianamente in quel luogo per giustificarne una trasformazione radicale; ma non me l'aveva saputo dire. Avevo cercato io l'orario dei mezzi e glielo avevo comunicato: una ventina o poco più al giorno, nei tempi di massima. Cinque o se nei tempi di «magra». Non mi aveva risposto. Lo avevo interpellato come Consigliere e come cittadino, anche pubblicamente. Sordo e muto. Non avevo ottenuto alcun riscontro. Mai.

I lavori son partiti.

L'altro giorno, con un libro, ho occupato per circa quattro ore una delle panchine contro il muro in attesa che un pullman si fermasse. A morire se ne ho vista l'ombra. Ho chiesto ad un amico di fare altrettanto. Anche lui ha pazientato tre o quattro ore. Poi mi ha detto: «Siamo in estate, i pullman non faran servizio». E se n'è andato sconsolato.

Io, allora, ho pensato (dopo le piste ciclabili usate dai pedoni e piazza Sperino che ha complicato la vita a tutti senza risolvere un bel nulla) a quando, tra qualche mese, la programmazione ci imporrà una piazza per i pullman con pullman che non arriveranno mai o arriveranno solo qualche volta. E ho pensato a quei percorsi che si imporranno ai pedoni e che i pedoni non rispetteranno mai. Agli alberi abbattuti e mai più ripiantati. Ai giardinetti asfaltati. Alla «normalizzazione» e razionalizzazione forzata di un luogo che non era un luogo qualunque.

La «piassëtta», così com'era, aveva un'anima, che si era costruita in cento, centocinquanta e forse più anni della sua esistenza. Non era un incrocio di una periferia sconcertante di una città con tante periferie dove le anonime tettoie, le tettoiette, le pensiline, i dissuasori, i pali della luce, i segnali stradali, le colonnine lampeggianti e le strisce al suolo sono gli unici elementi di un arredo capace di raccontare ancor qualcosa. Questo bisognava capire!

La programmazione, invece, privilegiando il pullman di Cardè, ha purtroppo dimenticato il cittadino saviglianese e la sua anima. Che, piaccia o no all'Assessore, esiste ancora!

luigi botta

Torna a casa