LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

UN COMMENTO

AL MUSEO UNA GRANDE TAVOLA DI DEFENDENTE FERRARI

 

Mentre gioisco per la notizia, mi spiace che nel comunicato a firma del Sindaco e dell'Assessore alla Cultura sulla donazione al Museo della tavola di Defendente Ferrari (pubblicato dal tuo giornale) si tratti dell'argomento con sufficienza, senza rigore culturale e senza portare all'attenzione del lettore l'importanza e lo spessore di tale acquisizione e la gran mole di lavoro e di relazioni umane che stanno a monte della stessa. L'avvenimento, seppure segnalato come «routine», è importantissimo per la cultura saviglianese. Il dipinto -un caposaldo per la pittura piemontese del periodo- ci verrà di sicuro invidiato da Musei e Fondazioni ben più autorevoli del nostro.

Questa Amministrazione, con la donazione, riceve il beneficio di un lavoro che altri hanno compiuto per oltre trent'anni, forse quaranta. E soprattutto, diventa la fortunata destinataria di un bene di grandissimo valore destinato a cambiare il volto -per importanza- del nostro Museo. Forse bisognerà un giorno approfondire.

Ma, oggi, non si può non ricordare, all'ombra di questa tavola rappresentante la Crocifissione, il prof. Olmo, il sindaco avv. Graneris, l'arch. Garzino, il geom. Valinotti, l'avv. Mortarotti, il cav. Cavallero, il dott. Martorelli, l'avv. Giraudo e tutte quelle altre persone, saviglianesi e non, che si sono adoperate nel tempo per trenta, quarant'anni, con infinita passione e grandissima abnegazione, affinché il «sogno» di una promessa, quella fatta dalla baronessa Pensa di Marsaglia all'epoca della donazione del 1973 di altre opere d'arte, potesse concretizzarsi grazie alla lealtà, alla correttezza, alla rettitudine di persone -gli eredi Pensa, cioè la baronessa Tina Verani- che hanno fatto di una altrui «promessa» -che probabilmente non era neppure vincolante- un atto testamentario. Bisogna dire un grande grazie, che non può concretizzarsi nella solita lettera di prammatica. Un grazie che deve essere pubblico, che deve coinvolgere la popolazione e rappresentare i sentimenti più profondi di tutti quei saviglianesi che si riconoscono profondamente nella loro città.

In questa storia anch'io, per quasi tre decenni, ho avuto la mia piccola parte. A partire dal 1972. Sino a quest'anno. In ultimo ho risollevato la questione, caduta da tempo nell'oblio. Ho contattato tante persone (stimolando anche apposito intervento in seno alla Commissione Museo), che tutte han promesso di darsi da fare. A qualcosa, probabilmente, tutto ciò è servito. Ho anche presentato un'interrogazione al Consiglio comunale del 2 aprile.

Oggi l'importante dipinto è a Savigliano. Grazie ad un grande, appassionante e disinteressato lavoro di tanti individui che amano la nostra città e che per la stessa sono disposti a lavorare nel concreto ispirati soltanto dal desiderio di vederla progredire.

luigi botta

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