LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

UN COMMENTO

ALLA «FIAT FERROVIARIA» SI PARLERÀ FRANCESE?

 

Bisognerà attendere che le comunicazioni ufficiali facciano chiarezza circa l'accordo del quale fonti giornalistiche hanno ormai dato tutto, o quasi, per scontato. È certo che un passaggio di Fiat Ferroviaria ai franco-inglesi di Gec Alsthom, sia che si tratti di vendita che di strettissima collaborazione, sarà destinato a trasformare in modo determinante il futuro della nostra città. L'azienda di borgo Marene, infatti, è la più importante di Savigliano ed offre, in modo diretto ed indiretto, ad un gran numero di cittadini ed alle loro famiglie, la necessaria sussistenza per la vita.

Non sappiamo granché, così a caldo. Le notizie che pubblicano i quotidiani, pur essendo nella maggior parte dei casi frutto di anticipazioni che, se non smentite, rappresentano poi la verità dei fatti, debbono essere in qualche modo confermate.

Per noi, così come lo era da sempre la «Società Nazionale delle Officine di Savigliano», la «Fiat Ferroviaria» era diventata un fiore all'occhiello. Il «Pendolino», così come in passato i ponti, le grandi tettoie, le gru e le molteplici costruzioni meccaniche disseminate nel mondo, ci apparteneva un pochino: era (ed è ancora) l'elemento che ovunque, in Italia, ci distingueva dagli altri. «Nella nostra città si costruisce il Pendolino», potevamo dire serenamente senza pericolo di essere smentiti. «La tecnologia più avanzata nel settore ferroviario nasce nella nostra città», ci sentivamo di affermare in piena sicurezza.

Potrà ancora essere così, anche il giorno in cui dirigenti e maestranze franco-inglesi approderanno in via Ottavio Moreno prendendo in mano le redini dell'industria? Non sappiamo.

Le uniche certezze appartengono al nostro passato, quello più antico e quello più recente. Savigliano è la capitale del treno. Già nel 1853 il primo opificio destinato a rifornire la strada ferrata si era insediato nella nostra città. Nei decenni successivi, per cambio di gestione e proprietà, era poi stato serrato: una crisi che Savigliano aveva pagato con immani difficoltà, a tal punto da convincere proprio il Municipio a farsi portavoce, con nuova denominazione (Snos), del risorgere dell'azienda. Tutti, con la loro piccola quota, avevano contribuito. La scelta era stata giusta. I promotori avevano visto lontano.

Grandi progettisti ed altrettanto importanti capi azienda erano riusciti a portare in tutto il mondo il nome di Savigliano. Così sino all'ultima guerra, ed anche oltre, con ampia diversificazione operativa. Negli anni '70 l'ultima trasformazione. L'acquisizione della Fiat (che all'epoca pensava solo alle auto) era destinata a cambiare la nobile fabbrica dei treni in uno stabilimento di marmitte. Poi le battaglie sindacali (di tutta la città, nessuno escluso) e, soprattutto, la conservazione di quella qualità che era ormai consolidata da oltre un secolo. La denominazione, con stratagemmi indolori, cambiava. Prima era «Ferroviaria Savigliano», poi «Fiat Ferroviaria Savigliano» ed infine, per staccare il cordone ombelicale ed eliminare l'imprimatur storico cittadino, «Fiat Ferroviaria».

Di collaborazioni -ed anche fusioni- con altri gruppi si era già parlato negli anni trascorsi. Anche la Gec Alsthom aveva già tentato un apparentamento. Anche all'epoca i giornali avevano «titolato» con evidenza. Poi nulla si era fatto. Ora sembra di rivedere al replay una scena già vista. Staremo a vedere. L'importante è la chiarezza e, soprattutto, il mantenimento dei livelli occupazionali e della qualità del prodotto. La città non può perderci. È per questo motivo che noi saviglianesi dobbiamo chiedere (anche attraverso un consiglio comunale aperto) di essere messi al corrente di tutto, anticipatamente.

I francesi non ci fanno paura; a condizione che, oltre all'interesse per il prodotto («Pendolino»), prevedano un potenziamento dell'impianto e l'incremento occupazionale. L'operazione, però, deve essere comunque trasparente. E l'amministrazione comunale deve adoperarsi affinché tutto ciò si concretizzi.

luigi botta

Torna a casa