LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

LETTERE

 

UN REGOLAMENTO COSÍ NON PUÓ ANDAR BENE

Savigliano, 20 novembre 2000

La presa di posizione con la quale «I Democratici», «Nuovacittà», «Partito Popolare» e «Savigliano Democratica» narrano della rottura consiliare, accusando la minoranza di non so quali nefandezze, è un vero e proprio trattato di asetticità astratta. L'avvenimento dell'abbandono dell'aula da parte dell'opposizione viene decontestualizzato. Prima il nulla; poi il nulla! La colpa di tutto è di quegli ignobili individui -noi, nella fattispecie- che non rispettano le regole, fanno saltare i patti, si rimangiano le parole date, si comportano da incoscienti e, quasi quasi, sputando sulla democrazia, obbligano gli altri -cioè loro, i bravi, i seri, i diligenti, i rispettosi- a far sopravvivere e mantenere alto, in un contesto ormai falsato, il senso dello Stato. Languide e liquorose tiritere alle quali quasi più nessuno crede.

La minoranza tutta ha da sempre tentato di agire per l'esclusivo bene della città sopportando vessazioni, arroganze, offese ed ogni altro atteggiamento di chi, credendo nell'onnipotenza del proprio pensiero e nella forza dei propri numeri, ha pensato di farsi sempre e comunque giustizia giudicando le proprie cose positive e quelle degli altri negative. Questa la chiave di lettura, che con molta modestia propongo, di ciò che è avvenuto.

Non voglio sollecitare più di tanto il discorso sulla questione relativa al pacchetto di sicurezza o all'armamento dei vigili, ignorato, negato, osteggiato, anche deriso ed infine accettato controvoglia perché imposto dalla popolazione. Lasciato prima senza finanziamento in bilancio ed ora, con un «escamotage» da trapezisti con nove-dieci-undici-dodici-tredici reti di sicurezza (tanti sono i voti sui quali la maggioranza può contare per comandare da sola), mutilato con assurdità nel regolamento dell'uso delle armi inserendo ridicoli vincoli ai nostri Vigili.

Non voglio neppure parlare della questione nata come Leclerc e mutata con un colpo di bacchetta magica in «programmazione commerciale», quella che ci ha visti, dal punto di vista politico, lontani mille miglia dalle scelte della maggioranza. Qualcuno, con parole provocatorie, direbbe che siamo stati presi per il naso o per il [....]. Attenzione, però: non solo noi, anche la popolazione!

Ed arriviamo al nostro abbandono dell'aula sul problema del Regolamento del «Consiglio». E, con esso, all'imperativo che la maggioranza lancia alla popolazione: governeremo ed amministreremo «anche senza i gruppi di minoranza»! Complimenti!! Bella roba!!!

La popolazione sapesse mai quale gran segnale di democrazia sarebbe il Regolamento del «Consiglio» se fossero approvati gli emendamenti proposti dalla maggioranza! Da brivido!

L'antefatto. Lo scrivente e Giulio Ambroggio si sono trovati per esaminare gli emendamenti presentati a suo tempo dall'una e dall'altra parte. Chi scrive, contrariamente a quanto il capogruppo della maggioranza sentenzia, ha sempre detto che non sapeva se esistevano o meno altri emendamenti, presentati la sera stessa del dibattito consiliare dagli altri consiglieri.

Ora a noi, alle belle!!! Cosa propongono i gruppi di potere e quale spazio concedono alla minoranza? Vediamo alcuni casi.

• Le interrogazioni, quelle che la gente mi invita a presentare, quasi sparirebbero. Ad esse verrebbe dedicato, ogni «Consiglio», un paio di ore. Discusse, però, senza verbale e forse anche senza registrazione su nastro, dal consigliere interrogante, dal Sindaco o dall'Assessore. Assenti i consiglieri perché non previsto il numero legale. Scomparirebbero le interrogazioni a risposta scritta (per intenderci, quelle che vengono presentate in ogni momento) e quindi il consigliere di minoranza, nella sua funzione di stimolo alla vita democratica, potrebbe andare a farsi benedire. L'interrogazione, sia ben chiaro, è il più importante strumento che la minoranza può utilizzare per far sentire la propria voce e per svolgere un democratico controllo sul potere. Tanto è che in passato i comunisti, quando ancora stavano dall'altra parte, facevano dell'interrogazione un uso abbondante. Ne presentavano a ripetizione, per quattro, cinque ore consecutive. Se la memoria non mi tradisce, ad esempio, mi par di ricordare che negli anni '70 ben sette consiglieri comunisti, l'uno dietro l'altro, interrogarono il sindaco sulla medesima questione delle case popolari. E soltanto sei anni fa, in una sola serata, vennero inoltrate oltre ottanta interrogazioni, quasi tutte da alcuni componenti dell'attuale maggioranza, quella che vuol tagliarci le unghie perché graffiano.

• Le mozioni. I signori del vapore vorrebbero tagliare anche qui, imponendo la regola che vincola la possibilità alla minoranza, a prescindere dai gruppi di appartenenza, di presentarne una sola per seduta.

• Gli ordini del giorno. Quelli che i «compagni» neppure tanti anni fa dedicavano a ripetizione all'Afganistan, al terzo mondo, all'imperialismo Usa, alla lotta di classe ed ad altre mille diavolerie che con Savigliano avevano ben poco a che vedere, faranno la stessa fine delle mozioni. Non più di uno per ogni «Consiglio».

E noi minoranza, per rispondere al mandato che ci ha dato quella parte della popolazione che ha creduto che la nostra voce potesse farsi sentire in «Consiglio», dovremmo stare zitti e subire passivamente le angherie di chi ci vuole togliere di mezzo negandoci in qualche modo il diritto democratico di conoscere e sapere ciò che noi e la popolazione vogliamo conoscere e sapere? La maggioranza, o solo forse una parte di essa, mira a non avere dissenso e a contare in «Consiglio» su una superiorità di voto tale che le permetta di dominare tutto e tutti, alleati compresi. I numeri, è vero, ne offrono l'opportunità, ma la democrazia è ben altra cosa.

E per ripristinare la democrazia non esiterò, se il caso, e con me non esiteranno i consiglieri che non vogliono finire nel tritacarne della politica di egemonizzazione, a presentare non solo 200, ma 300, 400, 500 emendamenti ad un Regolamento che in certi passi sembra ricordare uomini e fatti che il muro di Berlino sembrava aver relegato ai libri di storia.

Rivolgo un invito ai cittadini -ma anche a quei consiglieri di maggioranza che non sono ancora stati omogeneizzati e che pensano che la loro testa valga comunque qualcosa- a ribellarsi. Per il bene di tutti!

luigi botta

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