LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

LETTERE

 

QUESTA NON É PROGRAMMAZIONE COMMERCIALE!

Savigliano, 10 novembre 2000

Nell'agosto 2000, i capigruppo vennero convocati dal sindaco e furono messi al corrente, per la prima volta, di un progetto di insediamento di media distribuzione di vendita al dettaglio da localizzare nei pressi della "Juvenilia", recante la data dell'agosto 1999; un anno prima.

Pur in assenza di una formale richiesta d'insediamento, apparve subito verosimile che l'amministrazione fosse dunque a conoscenza di quest'ipotesi da almeno un anno e che dopo un sonno di 12 mesi, sollecitata dall'imprenditore, sia stata costretta a "sputare il rospo" rendendolo di pubblico dominio.

Da allora si sono succedute innumerevoli, estenuanti ed inconcludenti riunioni dell'esecutivo con i capigruppo, i commercianti e la popolazione.

Nel frattempo la Giunta non ha provveduto, contrariamente a quanto affermato in delibera, ad alcun "...adeguamento degli strumenti urbanistici..." né "alla regolamentazione dello sviluppo della rete distributiva" contravvenendo in tal modo alla delibera del Consiglio Regionale del 29/10/99, n. 563, che emanava gli "Indirizzi generali e i criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa, in attuazione al D. Lgs. n. 31 Marzo '98 n. 114" e non ottemperando all'obbligo sancito dall'art. 6 del D. Lgs. n. 114/98 a dall'art. 4, comma 1, della L.R. n. 28/99, che stabilisce per i Comuni l'obbligo di "...adeguare entro il 18 Maggio 2000 gli strumenti urbanistici e i regolamenti di polizia locale alla nuova normativa sul commercio, sulla base degli indirizzi generali e criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento al dettaglio in sede fissa emanati dalle Regioni".

La Giunta, è bene ribadirlo, ha unicamente affidato ad uno studio tecnico di Torino un incarico professionale di consulenza mediante il quale, come espressamente ammesso in delibera, "...è stata analizzata sotto il profilo urbanistico-commerciale la situazione in atto" e ciò, fino a prova contraria, non costituisce affatto adeguamento degli "strumenti urbanistici e dei regolamenti di polizia locale alla nuova normativa sul commercio" essendo questa competenza esclusiva dell'ente comunale e non già di uno studio professionale.

Riunioni ed incontri si succedono, mentre sui giornali divampa la polemica.

Per prendere tempo il sindaco decide di coinvolgere la Camera di Commercio e chiede che gli venga lanciata una ciambella di salvataggio; ci dica Dardanello cosa si deve fare a Savigliano. Gli vengono fatte, com'era prevedibile, generiche promesse, vaghe assicurazioni.

Intanto si riprende fiato; se ne riparlerà dopo le vacanze estive. Passata l'estate, il problema dell'insediamento commerciale ritorna prepotentemente alla ribalta, sollecitato dall'operatore che chiede all'amministrazione di esprimersi.

E siamo alla cronaca delle ultime settimane.

L'assessore al commercio, alle finanze, nonché vice sindaco, si dissocia pubblicamente e clamorosamente dalla linea della giunta che appare anche spaccata nella sua componente «popolare» ed arriva persino a ventilare l'ipotesi di dimissioni "elastiche" cui nessuno crede, e che infatti vengono prontamente accantonate.

Dopo mesi di occultamento, si decide di portare a conoscenza dei consiglieri lo studio sul commercio a Savigliano e lo si fa con una frettolosa convocazione la vigilia di Ognissanti, con un preavviso i 24 ore. La minoranza rifiuta di parteciparvi.

Una seconda convocazione, con margini di preavviso appena di poco più ampi, vede la presenza di consiglieri, giornalisti e commercianti. Unico assente (non invitato?), convitato di pietra, il rappresentante della società interessata all'insediamento. Si decide ancora una volta di non decidere ma di cercare conforto a questa inadeguatezza in un "patto tra gentiluomini" tra i sindaci dei comuni del comparto commerciale che fanno capo a Savigliano.

Viene stilato un documento generico, buono per ogni occasione a seconda della circostanza, che è la delibera che abbiamo davanti, la quale rimanda ogni decisione a gennaio 2001, con la scusa che allora la Regione avrà varato la riforma alla legge n. 28/99.

Intanto passiamo Natale e le feste e poi si vedrà. Qualcosa troveremo per rimandare ancora, magari con la scusa delle imminenti elezioni politiche.

Noi crediamo che un simile comportamento da parte della giunta, non possa in alcun modo essere accettato. Sia la legge Bersani sulla liberalizzazione del commercio, sia le leggi regionali sul commercio che la richiamano, dettano regole precise. Potranno essere condivise o meno, ma le norme ci sono, vigenti ed operanti, ed identificano nel governo locale l'unico ente arbitro della programmazione del commercio sul proprio territorio. Ma questa maggioranza ha la «testa» altrove, a Roma, dove sono in corso i giochi per l'assegnazione dei collegi elettorali per le politiche di primavera e gli orchestrali, senza il Direttore, suonano ognuno per conto proprio, denunciando chiaramente incapacità nel dare organicità ed efficacia ad una azione di governo che manca di progettualità in ogni campo.

La maggioranza si trova in affanno, travolta dagli eventi, che cerca faticosamente di tamponare cercando i guadagnare tempo. Mancano le idee e manca il coraggio di decidere perché a supportare le decisioni non c'è la consapevolezza di una valutazione serena, approfondita e competente dei problemi, ma l'incertezza della superficialità, la mancanza di coesione, la dissonanza delle opinioni, la fretta dell'incalzare inesorabile del tempo, troppo a lungo sprecato nella vana speranza che qualcosa frattanto succeda, il calcolo della convenienza in termini di consenso elettorale e non di vantaggio per la città. Questa delibera è per noi tutto questo.

Questa sera dovremmo essere qui a votare il Piano del commercio, unico strumento efficace di programmazione commerciale per Savigliano. Non possiamo votare a favore di generiche dichiarazioni, non possiamo in alcun modo avallare la decisione di non decidere in nome di un patto che tiri in ballo altre amministrazioni, autonome e sovrane. Non possiamo votare un atto che elude meschinamente un principio per noi irrinunciabile: il principio della responsabilità. Non possiamo partecipare a questa votazione.

i gruppi di minoranza

Torna a casa