LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

LETTERE

 

LA CITTÀ DI SAVIGLIANO È IN PROFONDO DECLINO

Savigliano, 25 settembre 2000

Stim. direttore (Il Saviglianese),

leggo l'accorato appello che il sig. Michele Cavarero lancia attraverso le pagine del tuo giornale. Appello che condivido nella quasi totalità: l'immagine di Savigliano, scrive il tuo lettore, è in caduta libera. La città non è più in grado di proporre iniziative che la qualifichino imponendola come interessante ed appetibile a chi legge o sfoglia i giornali. «La Stampa» -così precisa- dedica ampio spazio alle iniziative albesi, a quelle cheraschesi, saluzzesi e di altri centri, mentre di Savigliano si ricorda soltanto quando le zecche invadono piazza d'Armi! Bella figura! -fa osservare il tuo lettore- bella presenza!

Ma, mi par di intendere -e qui non mi trova consenziente-, la responsabilità non è del quotidiano torinese (ben lungi, credo, dall'avercela con la nostra città), ma di ciò che la nostra città non propone e non è in grado di proporre. Se, ad esempio, la nostra Amministrazione, nei mesi scorsi, avesse dato seguito alla petizione con la quale un gruppo di madri segnalava la presenza delle zecche nei giardinetti pubblici di piazza d'Armi, magari provvedendo alla disinfestazione anziché alla negligenza del silenzio, oggi l'assenza di tali parassiti non avrebbe costretto cinque persone ad usufruire del servizio del Pronto Soccorso perché punzecchiate. Non avrebbe poi stimolato il sottoscritto alla presentazione di una interrogazione. Non avrebbe infine imposto (ripeto, il giornale non può ignorare la cronaca: soltanto il giorno prima in Lombardia una persona era deceduta ad un mese e mezzo dalla puntura di una zecca!) che le cronache si occupassero del caso. È una catena che ha una sua logica, con un capo ed una coda e che di perverso o cattivo contro Savigliano, come forse potrà immaginare il nostro concittadino, non ha proprio nulla. La botte -questo lo sanno tutti- dà il vino che ha.

Ma, diversamente, chiedo al signor Cavarero, quale altra notizia saviglianese sarebbe potuta apparire sul giornale? Quale manifestazione importante sarebbe stata offerta, al quotidiano torinese, per essere trasformata in notizia?

È a questo punto che si apre e si chiude il discorso, con una risposta che nessuno di noi vorrebbe sentire. Savigliano langue e la nostra Amministrazione non fa nulla affinché si possa assistere ad un'inversione di tendenza. Le altre città corrono, con grande accelerazione ed altrettanta visibilità, offrendo di esse un'immagine attiva ed imprenditoriale. La nostra città, come lumachina, corre dietro soltanto a tutto ciò che è in grado di offrire consenso spicciolo, finalizzando ogni cosa a mantenere lo «status quo» ed eventualmente assicurare all'attuale maggioranza una riconferma alle prossime amministrative. Potere, solo potere. «"Ottobrando" docet»! Il resto è un opzional. Ne sono perfettamente convinto.

Sono in consiglio comunale da poco più di un anno e vi sono entrato con l'unico desiderio di offrire alla città -senza alcuna preclusione politica o partitica- la mia competenza (se ne posseggo) e la mia volontà (credo di averne). Ho all'attivo la redazione di almeno trenta libri, tutti rigorosamente riguardanti Savigliano, e pertanto penso che un po' d'esperienza sia in grado di metterla a disposizione. Ebbene -esternalo, caro direttore, al sig. Cavarero- a tutt'oggi l'Amministrazione in carica, anziché utilizzarmi per quel che so, mi ha trattato come un qualsiasi politico di minoranza (anche se politico non sono), contandomi come un numero in grado soltanto di votare contro! E, talvolta, liquidandomi anche pubblicamente con qualche sorrisino di quasi compassione.

È chiaro che la maggioranza, cioè l'attuale Amministrazione, con questo si assume tutta la responsabilità del suo comportamento. Nel bene proprio (se verrà riconfermata per la terza volta) e nel male collettivo (nell'immagine della città che comunque, in ogni caso, circola e continua a circolare altrove).

Si fa poco o nulla, dice il sig. Cavarero, citando l'attuale carenza di progetti nei settori più svariati, dall'economia alla cultura, dall'agricoltura all'urbanistica ed altro ancora. Ripeto, è tutto vero. E, a titolo esemplificativo, cito alcuni dei tantissimi esempi che mi hanno coinvolto personalmente. E che mi hanno visto, piaccia o no, offrire consigli nel bene della città.

Prima ancora che l'associazione nazionale «Città slow» (alla quale aderiscono trenta Comuni, dei quali due del cuneese) venisse presentata ufficialmente a Roma, in un'interrogazione stimolavo la nostra Amministrazione a rientrare nei parametri di vivibilità richiesti ed a dare la propria adesione. Un bel segnale, che avrebbe offerto a Savigliano molte opportunità future. Era il 20 luglio. Nonostante per legge la risposta debba giungere entro 30 giorni, sono ancor oggi in attesa di responso (roba da «omissione di atti d'ufficio»). Pochi giorni dopo, il 1 agosto, «La Stampa» pubblicava la notizia che Mondovì, città che asseriva aver pubblicato il primo libro del Piemonte, stava per impiantare il museo della stampa. Invitavo chi di dovere a rivendicare pubblicamente, con qualche iniziativa, ciò che la storia aveva ampiamente documentato, e cioè che il primo libro piementese, nel 1470, era stato stampato a Savigliano da Cristoforo Beggiami. Di risposta, manco a parlarne (altra «omissione»?). Prima o poi, per negligenza e scarsa sensibilità, perderemo anche questo primato.

E così via, l'elenco delle mie richieste e sollecitazioni, la maggior parte delle quali propositive, per il bene della nostra città, è finita nel vuoto, e in taluni casi anche senza un educato e dovuto cenno di risposta. Come si può, mi chiedo, essere soddisfatti?

Senti questa, caro direttore, e dimmi se non ho ragione! I partiti di governo cittadino, nel documento programmatico, assumevano l'impegno di «dare corpo ad un progetto denominato "Savigliano produce" con l'istituzione di una mostra permanente», per incentivare l'agricoltura, i suoi prodotti, sensibilizzare ad essa l'opinione pubblica, le scuole, ecc., creando nuove sinergie con il turismo. Ottima cosa, visto che l'agricoltura era ed è il «sistema» trainante della nostra economia. Ebbene? Nel bilancio 2000 l'unica voce legata all'agricoltura prevedeva lo stanziamento misero e vergognoso di un contributo di 4 milioni di lire, per non si sa bene che cosa, capace soltanto di offendere tutti coloro che abitano la campagna. Oltre, naturalmente, alla costruzione delle due inutili, ingombranti ed antiestetiche pese per maiali collocate impunemente dinnanzi alla cappella di San Grato a Moiacuto ed al santuario dell'Apparizione. Bella operazione, complimenti!

Potrei continuare quasi all'infinito.

A tutt'oggi, in poco più d'un anno, ho presentato 105 interrogazioni. Tutti argomenti rigorosamente saviglianesi. Buona parte sollecitati dai cittadini. Alcune in Consiglio ed altre a risposta scritta. Stiamo per assistere ad un fenomeno -e il sig. Cavarero può contattarmi se vuol conoscerne i termini esatti- che va contro ad ogni logica democratica e ad ogni buon senso amministrativo. Questa maggioranza, che quand'era minoranza presentava una raffica di interrogazioni occupando in ogni Consiglio tre, quattro ed anche più ore di discussione, sta per approvare un nuovo Regolamento nel quale le interrogazioni non apparterranno più al Consiglio ed appariranno come un dialogo personale tra chi pone la domanda e chi risponde. Anche in assenza di Consiglieri, di Pubblico e di Assessori. Siamo arrivati a tanto!

Ma non basta. Le interrogazioni a risposta scritta cominciano anch'esse a dare fastidio. E così, per convinta ammissione di un capogruppo di maggioranza, dovranno essere normate. Siccome -sono parole del medesimo- «stanno ormai mettendo in condizione tutti i funzionari del Comune di non poter più lavorare», bisognerà trovare una soluzione. E -caro direttore, ti prometto che poi «chiudo»- un Assessore ha già addirittura giustificato la sua impossibilità a produrre di più per l'impegno delle risposte che mi deve. Vorrei che tu leggessi le risposte di cui parla! Quando non è aria fritta, c'è disinformazione, superficialità, pressapochismo, ignoranza. Un giorno o l'altro -sappilo, ci sto meditando da un po'- pubblicherò queste risposte, affinché tutti sappiano e tutti conoscano i motivi per cui io ed immagino anche altri che siedono in Consiglio con me, siamo dominati da una profondissima deluzione verso chi ci comanda.

Grazie per l'ospitalità. E scusami per la lunghezza: se dovessi dettagliare ulteriormente occuperei certamente un numero intero del tuo giornale.

luigi botta

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