LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO |
LETTERE |
LA FIAT FERROVIARIA NON È ANCORA FRANCESE, MA QUASI Savigliano, 25 aprile 2000 Caro direttore (Il Saviglianese, Corriere di Savigliano), forse non lo sai, o non lo sai ancora, ma da alcune settimane tutti noi saviglianesi siamo diventati un po' più francesi. Sì, hai capito bene! Tutti un po' più francesi! Perché la nostra fabbrica più importante, la Fiat Ferroviaria, l'azienda di borgo Marene che fabbrica i Pendolini, è stata ceduta ai cugini transalpini della Alsthom. È successo esattamente ciò che si era detto, ciò che alcuni organi di informazione -smentiti ed accusati di mettere in circolazione notizie false e tendenziose- avevano pubblicato, ciò che aveva stimolato la richiesta di convocazione di un Consiglio comunale aperto, ciò che molti avevano deprecato e ciò che, era anche stato detto, avrebbe condannato la città a perdere definitivamente la sua fabbrica principale. È successo: punto e basta. Forse, in circostanze come queste, sarebbe d'obbligo l'uso del condizionale. Ma penso proprio non sia il caso. Tante sono le conferme Nel momento in cui, infatti, si stavano consumando i riti della democrazia pubblica e, tra incontri, Consigli comunali aperti, prese di posizione e documenti, ognuno cercava di dimostrare a se stesso ed agli altri la propria capacità nell'affrontare tale argomenti, la proprietà stava trattando. E, quasi sicuramente noncurante di tutte le argomentazioni di questo mondo, era già scesa a patti e forse aveva anche concluso. Così i nostri riti sono rimasti tali. Dei riti contro i riti. Nei quali si sono consumate tutte le ritualità di coloro che contano poco, o niente, e pensano o vogliono dire la loro a tutti i costi credendo in questo modo di poter influenzare le grandi decisioni finali. Invece no. Tutto è fine a sé stesso. O quasi. Il sindacato, in questa circostanza, non è esistito. O, almeno, mi sembra sia diventato un sindacato padronale, che non si occupa più delle istanze dei lavoratori, ma badi profondamente alle finalità ed agli scopi di chi comanda e sia piuttosto sottomesso alle tesi governative che, qualunque cosa impongano, vanno sempre bene. L'Amministrazione comunale non è stata da meno. La minoranza ha richiesto un Consiglio comunale aperto che la maggioranza ha concesso a malavoglia; prima sotto l'Ala di piazza Nuova, poi, con quel fastidio espresso con evidenza nel corso di una conferenza dei capigruppo, trasferito nella sede municipale, proprio per non venire in qualche modo sospeso. Gli operai e la popolazione non sono quasi esistiti. Al Consiglio comunale, tra i quattro gatti presenti -curiosi, sindacalisti, giornalisti e ficcanaso- gli operai si contavano sulle dita di due mani. O forse una sola. Sembravano una minoranza in via di estinzione, ormai da tutela (un'assenza che qualcuno ha giudicato strumentale!?). Di discorsi, come hanno sottolineato i periodici locali, non ce ne sono stati. Tutte banalità, o quasi, ovvietà ed atteggiamenti da «prima donna». Sentire i sindacalisti sostenere la globalizzazione e la mondializzazione era un po' come ascoltare un sacerdote fare il tifo per il diavolo! Sentire un consigliere comunale documentare concretamente la possibilità della perdita di posti di lavoro era un po' come sentir bestemmiare contro la paternità e la maternità! E via di questo passo. Nessuna presa di posizione. Anche il documento che il Consiglio comunale si era impegnato di votare ed inoltrare agli interessati -che la maggioranza avrebbe dovuto sottoporre alla minoranza- è passato in cavalleria. Passata la festa Non un tamburo di protesta in corso Roma. Non una tenda in piazza Nuova. Non un picchetto o un presidio dinnanzi all'ingresso dello stabilimento. Non un ciclostilato distribuito a tutti. Non un manifesto. Non Non Così, senza colpo ferire, ma neanche sparare -è stata una passeggiata!-, ci troviamo i francesi sotto casa, dentro casa. Speriamo non abbiano intenzioni bellicose. Non mi spaventano affatto. E, come ho già affermato in «Consiglio», potrebbero anche essere la nostra fortuna. Mi spaventa invece l'abulia generale ed il disinteresse che ha omogeneizzato e narcotizzato la città. Anni addietro, in analoga circostanza (ma con altro governo cittadino!), Savigliano sarebbe stata messa sottosopra, rivoltata e sottoposta ad incredibile tam tam di iniziative porta a porta. Oggi, il niente. Il nulla. Due considerazioni. La notizia della cessione -questa è la prima- è concretamente veritiera (il contratto, sicuramente vantaggioso per la proprietà, non è ancora stato reso noto). Essa è trapelata da ben quattro fonti diverse, tutte altamente attendibili, anche se in forma ufficiosa. È trapelata -e questa è la seconda- proprio il lunedì del risultato delle Elezioni regionali. Se fosse giunta anche solo due giorni prima è certo che la compagine governativa, a Savigliano, avrebbe subito un «cappotto» ancor maggiore di quello già messo in «salamoia». Grazie per l'ospitalità luigi botta |
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