(15 luglio 2002) Il
sottoscritto Luigi Botta, consigliere comunale del
«Nuovo gruppo di Centro», interrogatosi con
curiosità per conoscere se la via recentemente
dedicata a Giovanni Armandi sia stata riferita al canonico
saviglianese recentemente scomparso o al partigiano
saviglianese trucidato a Centallo il 17 aprile 1945,
entrambi dello stesso nome e cognome; sollecitato
altresì da un saviglianese a definire se quel
«G.» dinnanzi a Bergesio (trattasi di altra
targhetta viaria di recente collocazione) stesse per
Gabriele, Gaspare, Gerardo, Gioachino, Giovanni, Giovenale,
Giuseppe, Grato o Giorgio (come effettivamente era), o quel
«B» dinnanzi a Morino (altra targhetta viaria)
stesse per Basilio, Bernardo, Benedetto, Brunone, Biagio,
Benvenuto o per Giuseppe detto «Beppe» (come
effettivamente era); tenuto conto che ovunque, ormai, le
targhette viarie svolgono una funzione quasi storica di
testimonianza dei personaggi che si sono adoperati per la
città e le Amministrazione provvedono a fornirle di
indicazioni sempre precise, comprensive di nome e cognome,
data di nascita e morte, e motivazioni professionali,
sociali, economiche, culturali che hanno stimolato
l'intitolazione, sovente anche in dialetto o lingua locale
per stimolare ulteriore attaccamento al territorio; tenuto
conto che ove non si intende promuovere la conoscenza dei
personaggi locali od anche nazionali (per evitari rischi di
valutazione od altro) si danno alle vie un numero o il nome
di specie vegetali, di specie animali, di località
antiche e di quant'altro possa apparire non compromissorio;
interroga il Sindaco o l'Assessore delegato per conoscere
per quale motivo tale operazione, che di fatto rivendica
alla città l'intenzione di riconoscere e valutare i
concittadini, venga compiuta con così tanta
leggerezza al punto da dimenticare, per noncuranza o per
scelta, indicazioni che risultano fondamentali per la
conoscenza del personaggio cui la via è
dedicata.
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