(11 luglio 2002) Il
sottoscritto Luigi Botta, consigliere comunale del
«Nuovo gruppo di Centro», si sente in dovere di
risegnalare all'Amministrazione pubblica una storia vecchia
come il cucco, ormai nota a tutti ed oggetto di costanti ed
ossessive lamentele da parte della popolazione. Una storia
che l'aveva già visto impegnato in prima persona con
la pubblicazione della copertina e dell'intervento scritto
dal titolo «quelle macchie neglette» sul n. 119
del mensile «Natura Nostra», proprio dieci anni fa
(giugno-luglio 1992), che l'ha rivisto, su altro fronte,
segnalatore di anomala incuria con le interrogazioni n. 76
del 21 luglio 2000 e n. 142 del 19 gennaio 2001 e,
successivamente, proponente un sistema di salvaguardia e
conservazione (realizzato in collaborazione con le
Soprintendenze dopo sperimentazioni durate anni) con
l'interrogazione n. 206 del 12 giugno 2001 alla quale
l'Assessore rispose considerando tale proposta la
«sponsorizzazione di prodotti di pulizie» e,
implicitamente, negando ogni intervento. La storia è
quella della pavimentazione di piazza Vecchia, ormai
ripetutamente inzozzata da chi vi transita o da chi vi tiene
il mercato: un sudiciume di olio, grasso ed altri materiali
liquidi che i mezzi mobili trasferiscono su buona parte del
suolo della piazza trasformando il «salotto»
storico e culturale della città (quello che richiama
i turisti e che l'Amministrazione ama citare quando fa
comodo e quando offre immagine) nel pavimento di una vecchia
officina meccanica o del mercato del pesce di un paese del
terzo mondo dove sovente la pulizia rimane un intervento
opzionale. È vergognoso che la ricca e preziosa
pavimentazione in pietra di Malanaggio -purtroppo delicata e
particolarmente assorbente-, costata a tutti i cittadini
centinaia e centinaia di milioni e realizzata per
valorizzare l'antico foro saviglianese, venga trattata alla
stessa stregua, o forse peggio, di una volgare discarica, di
un selciato in terra battuta di periferia o di un luogo
privo di qualunque interesse. È grave che qualcuno
possa permettersi il lusso di considerare questo patrimonio
cittadino (perché di patrimonio si tratta) con
noncuranza e menefreghismo. È grave che lo faccia una
volta, ma ancor più grave lo ripeta una seconda, una
terza volta e così via, più o meno per dieci
anni, cioè dalla revisione della pavimentazione della
piazza ad oggi. E, soprattutto, è indecente che gli
venga concesso di farlo e che nessuno si preoccupi -anche
perché la piazza è ormai perennemente
destinata a sopportare lordure e non si ha notizia che
qualcuno sia stato multato o costretto a far ripristinare a
proprie spese la pavimentazione eliminando il danno causato-
di mantenere dignitosamente questo patrimonio facendo
rispettare a chi lo utilizza le regole che richiamano ed
impongono il rispetto dei beni pubblici ed obbligano chi
danneggia a sopportare le ammende del caso e a ripristinare
a proprie spese le condizioni originali. Il «salotto
del Piemonte» -come piace ed è piaciuto definire
a scopo propagandistico la piazza saviglianese- è
ormai, da tempo, una grande raccolta di macchie. Grandi e
piccole, di tutti i colori e delle forme più
svariate. Un campionario del menefreghsimo e dell'ignoranza
umana. Ciò premesso lo scrivente si sente in dovere
di reinterrogare il Sindaco o l'Assessore delegato per
sapere se il responsabile del recentissimo e vergognoso
danneggiamento è stato individuato e, in caso
positivo, quali iniziative la pubblica Amministrazione ha
intrapreso nei suoi confronti. Nello stesso tempo chiede di
conoscere se è intenzione di questa Amministrazione
compiere delle scelte in relazione al rispetto ed alla
tutela di questo pubblico patrimonio, intervenendo
preventivamente nei confronti di chi potrebbe causare
eventuali danneggiamenti ed applicando le leggi verso chi,
noncurante delle regole e del buon senso, se ne frega di
tutto e di tutti e ritiene un proprio diritto scaricare olio
e grasso sul prezioso e costoso pavimento.
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