(21
giugno 2002) Il sottoscritto Luigi Botta, consigliere
comunale del «Nuovo gruppo di Centro», si sente
purtroppo in dovere di segnalare quanto segue: nel corso
dell'anno scolastico 1998/99 una classe dell'Istituto per
Geometri «Maurizio Eula» di Savigliano, coordinata
da alcuni insegnanti, si era posta l'obiettivo di studiare,
in modo interdisciplinare, le caratteristiche originali del
cortile dell'ex convento di Santa Chiara, attuale sede
dell'istituto. La ricerca d'archivio, insieme alla verifica
effettuata sulle tipologie simili già conosciute,
aveva portato a determinare che un ampio perimetro
quadrangolare, corrispondente in pratica alla fascia esterna
all'area porticata ed ai muri perimetrali, era interamente
pavimentata ad acciottolato. Nessun altro elemento
decorativo caratterizzava il cortile del convento, mentre la
vegetazione, piuttosto scarna, era addossata all'area
perimetrale. Dallo studio al progetto: la fase della ricerca
portava ad individuare una fase progettuale di restauro
dell'esistente e di fedele ricostruzione del mancante. Dal
progetto alla realizzazione: l'equipe della classe,
coinvolgendo anche alcune componenti familiari esterne alla
scuola, si riproponeva la ricostruzione filologica
dell'antico selciato. Senza disporre di alcun finanziamento,
se non la buona volontà ed il desiderio di offrire
alla Scuola ed alla Città il frutto di questo studio
un po' curioso, la classe si autofinanziava ed in proprio,
con grande passione, ricostituiva nel corso di una stagione
la tipologia originale del vecchio chiostro delle clarisse.
La conclusione, nel giugno 1999, coincideva con l'avvio di
«Estate in città», che senza troppo
valutare gli sforzi effettuati, considerava l'elegante
rifunzionalizzazione alla stregua di un qualunque
«battuto» di cortile. Con la stagione successiva,
mentre un'altra equipe studentesca del medesimo Istituto si
preoccupava di ricostruire un'affascinante quinta a roseto,
alcuni lavori edili, necessariamente con scavo, cominciavano
sin da subito a martoriare il lavoro degli studenti. Un
taglio su un lato, un altro all'opposto, una nuova edizione
di «Estate in città», l'apertura e la
permanenza del cantiere per il restauro di una parte del
complesso monastico, un intervento massiccio di scavo (che
poteva forse risultare indolore se traslato di poco)
danneggiava un intero lato ricostituito ad acciottolato,
mentre altri interventi ancora, contemporanei o successivi,
caratterizzavano il destino non certo felice di questa
esperienza studentesca. Lo «sternito» dragato qua
e là ed i ciotoli di fiume, di colore bianco e blu,
ammucchiati in un angolo del cortile. Stamane l'ultimo atto.
La preparazione dell'edizione 2002 di «Estate in
città» impone che il cortile venga ulteriormente
ripulito (deve ospitare le tribune metalliche, il palco e
tutte le altre strutture necessarie alle diverse
manifestazioni). I mezzi meccanici sono pronti ad
intervenire. I ciotoli «salvati» potrebbero finire
chissà dove. Chi vede ed intuisce si raccomanda con
chi è impegnato nei lavori affinché l'intero
materiale -acquistato a suo tempo con «colletta»
scolastica- possa essere ammucchiato poco distante, in
previsione di una sua futura ricollocazione. Capita quel che
tutti potrebbero sicuramente immaginare: per «ordini
superiori» i ciotoli di fiume finiscono alla discarica
di inerti. Ciò segnalato lo scrivente si sente in
dovere di interrogare il Sindaco o l'Assessore delegato per
essere informato sul livello di sensibilità e
responsabilità che possiede chi intraprende -o fa
intraprendere- questi tipi di intervento. L'iter di questa
storia, nel complesso (compreso il finale), è
fortemente offensivo nei confronti di quei ragazzi che, ben
lungi dall'immaginare di colorare a tinte fosche, con lo
spry, la facciata dell'Istituto, o danneggiarne le aule, o
rompere i vetri, o dar fuoco a suppellettili od altro, si
erano invece responsabilmente preoccupati di lasciare un
segno positivo del loro passaggio nella Scuola. Un segno che
valeva per la Scuola, ma anche per la
Città.
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