LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO |
INTERROGAZIONE AL SINDACO DEL COMUNE DI SAVIGLIANO |
(3 agosto 2001) Il sottoscritto Luigi Botta, consigliere comunale del «Nuovo gruppo di Centro», sensibile ai problemi dell'arredo urbano ed al miglioramento delle condizioni di vivibilità delle aree pubbliche che la città sa e può offrire ai propri residenti ed agli ospiti, ha voluto esaminare con metodo e rigore la situazione nella quale si trovano le «alberate» cittadine e, in particolar modo, il livello di conservazione e di manutenzione delle siepi che distinguono le aree pedonali dei marciapiedi da quelle stradali riservate ai mezzi automobilistici. La situazione è quanto meno preoccupante, perché dichiara senza mezzi termini l'evidentissimo disinteresse che la pubblica Amministrazione riserva a tale settore. Dalle osservazioni fatte si evince che non esiste regola e che le siepi cittadine, anziché essere intese come un elemento da valorizzare e da sostenere con particolare attenzione, rappresentano quasi un peso al quale l'Amministrazione deve far fronte per obblighi assunti precedentemente, da quelle Amministrazioni che hanno creduto che le siepi, oltre a svolgere un'evidentissima funzione dissuasoria, rappresentassero anche un elemento di civiltà e di rispetto del verde che una città come Savigliano non poteva non assumersi. In realtà chiunque osservi con metodo le siepi passeggiando tra le vie alberate non potrà non ammettere che la situazione è veramente penosa. Lo scrivente, dalle osservazioni compiute gironzolando, è disposto a giudicare positivamente due soli tratti di siepe pubblica, scelti tra quelli più comuni e noti in centro città: i pochi metri in piazza del Popolo, dinnanzi alla filiale della Banca Cariverona, e l'infilata che divide il parco Pertini da via Sanità. Per il resto, a prescindere dal livello di manutenzione, non se la sente di spendere una sola parola positiva. Anche gli storici tratti di via Biga, che rappresentano ormai ciò che di più antico esiste probabilmente in città -e possono quasi considerarsi reperti di archeologia vivente visto che raggiungeranno quasi i cent'anni di esistenza- stanno patendo l'incuria, la carenza di attenzione, e sono destinati a perdere, a causa della mancanza di rispetto delle regole di conservazione, quel fascino e quel rigore che hanno sempre posseduto e che ogni cittadino di una certa età ha sempre valutato e rispettato. Le siepi, questa è l'impressione che se ne riceve osservando con un po' d'attenzione la loro presenza cittadina, non sembrano essere beni appartenenti alla comunità. Ogni cittadino pare destinato a gestire in proprio il tratto che desidera. Modificandolo, eliminandolo, arricchendolo, adattandolo alle proprie presunte necessità. Così le altezze, da tratto a tratto, da albero ad albero (e sovente anche da pianticella a pianticella), sono diverse. Gli spessori e le profondità pure. Non parliamo poi degli allineamenti, che dovrebbero essere paralleli al percorso stradale ma in realtà seguono non si sa bene cosa ed in alcuni punti documentano ed accrescono l'immagine di disordine e di trascuratezza. Capitolo a sé è quello dei passaggi. Un tempo erano i cordoli stradali ad individuare con esattezza il punto in cui l'Amministrazione aveva stabilito che il pedone potesse avere accesso alla strada. Ed il percorso era sottolineato dalla prosecuzione del selciato del marciapiede, con ciottoli o lastre di pietra, sino al sedime stradale. Oggi la siepe si interrompe ovunque. Chiunque, eliminando una o più piantine, ha la facoltà di crearsi il proprio passaggio, il proprio varco. Che attraversa aree rialzate, che oltrepassa brevi tratti di tappeto erboso, che supera i dislivelli del marciapiede, che immette in punti pericolosi della strada, che si «fa largo» eliminando i cordoli ed utilizzandoli come pavimentazione (per non doversi sporcare le scarpe nell'attraversamento), asfaltando i passaggi, ponendovi lastre in pietra, cubetti di porfido, moduli autobloccanti, piastrelle da cucina o addirittura lastricando brevi tratti in cemento. Ce n'è per tutti i gusti e per tutte le sensibilità (o insensibilità!). Una pianticella non proprio verdeggiante o la presenza di un albero di più vaste dimensioni è l'occasione per aprire un varco ed evitare alcuni metri per raggiungere l'auto parcheggiata o facilitare l'ingresso dei clienti nel vicino negozio. C'è anche chi, probabilmente desideroso di abbellire il proprio tratto, sceglie di arricchire la siepe aggiungendovi pianticelle od essenze arboree diverse. E chi non ha difficoltà, probabilmente nella circostanza del ripristino del marciapiede, a farsi asfaltare il proprio tratto di siepe -anche lungo- evitando così ogni futura difficoltà di attraversamento. In quel che si scrive non c'è né «colore», né interpretazione, né tanto meno intenzionalità di opposizione politica o scelta strumentale. C'è soltanto l'amarezza di chi vede perdersi e svanire, poco alla volta, un patrimonio urbano che molte altre città ci hanno sempre invidiato. Il Sindaco e l'Assessore possono controllare di persona. Con molta pazienza lo scrivente ha voluto verificare quanti varchi, o mancanze, o vuoti esistono nelle siepi del centro. Ne ha contati 665. Alcuni ricavati soltanto da caranze di una ventina di centimetri, appena sufficienti per far passare la gamba. Altri invece, larghi anche una decina o più di metri, da albero ad albero. Non è una bella presenza. Ciò non fornisce un'immagine positiva della città. Diffonde l'impressione generalizzata di trascuratezza e disordine. Ma non soltanto: in alcuni tratti la siepe è delimitata dai paletti in legno; in altri da bacchette in ferro, di diverso colore o addirittura diversi rivestimenti plastici; in altri da nulla. In alcuni tratti è traversata da fil di ferro ed in altri il fil di ferro, spezzato, si incurva sul marcipiede. Questi, comunque, nel dettaglio, i passaggi, i varchi o le mancanze rilevati nelle vie alberate del centro: corso Roma, lato Nord (61 carenze oltre ad ampi tratti dove, per lavori od altro, la siepe manca interamente); corso Roma, lato Sud (41 carenze); via Saluzzo (79 carenze); piazza del Popolo, lato Nord (24 carenze); piazza del Popolo, lato Sud (17 carenze); piazza del Popolo, lato Est (4 carenze); piazza del Popolo, lato Ovest (8 carenze); piazza Schiaparelli (13 carenze); corso Nazario Sauro, lato Nord (15 carenze oltre a numerosi tratti asfaltati in origine occupati dalla siepe); corso Nazario Sauro, lato Sud (9 carenze); corso Vittorio Veneto, lato Nord (115 carenze); corso Vittorio Veneto, lato Sud (101 carenze); giardini di piazza Sperino (17 carenze); piazza Sperino, lato Ovest (5 carenze); via Biga, lato Nord (30 carenze); via Biga, lato Sud (38 carenze); giardino piazzetta San Giovanni (19 carenze); via Ghione, lato Nord (17 carenze); via Ghione, lato Sud (12 carenze oltre ad alcuni tratti asfaltati in origine occupati dalla siepe); parco Bergamin (16 carenze); giardino dei Marinai (14 carenze). Dall'elenco sono state volutamente escluse le siepi di corso Indipendenza (che soffrono difficoltà proprie a causa della presenza delle radici degli alberi che ne hanno impedito la sopravvivenza) e del parco Nenni (perché il recente taglio degli alberi ha creato vuoti -che si aggiungono ai già esistenti- non ancora colmati). Sono state altresì tralasciate altre vie, perché non direttamente interessate ai percorsi pedonali del centro cittadino. Tutto ciò premesso lo scrivente invita il Sindaco o l'Assessore delegato a compiere un sopralluogo nelle vie e piazze citate al fine di verificare di persona se egli ha esagerato nel descrivere la situazione, di controllare le condizioni di questo particolare patrimonio cittadino e li interroga per conoscere se l'Amministrazione intende assumere decisioni, sicuramente non più procrastinabili, per ripristinare in modo corretto e duraturo -eventualmente sostituendo le attuali con nuove siepi di bosso, che risultano più consistenti, più durature ed abbisognano di minor manutenzione- le vie alberate cittadine soggette alla presenza di siepi. |
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