Antonio Machado
Verso Madrid, attraverso il Guadarrama,
va nella notte un treno:
il cielo è di acqua
e di luna l’arcobaleno.
Oh, nitida luna di aprile che disperdi le bianche nubi!
La madre custodisce sul grembo
il sonno del suo bambino.
Il bambino dorme,
eppure verdi campagne vede passare lievi
nel sole file di alberi,
ali di farfalle.
Buia la madre in viso
vede braci raffreddate
e un fornetto con ragnatele.
C’è un passeggero tragico
dalle bizzarre visioni:
parla da solo e se fissa
in noi lo sguardo noi più non siamo.
Io penso ai campi sotto la neve,
a pini di altre montagne.
E tu, che il vedere ci hai dato,
tu che vedi le anime, Signore,
rispondi: ci hai chiamati
tutti a vedere un giorno
la faccia che nascondi?
***
Di fronte alla palma di fuoco
che si stende dal sole che va via
attraverso la sera silenziosa in questo giardino di pace
mentre Valencia fiorita
beve il Guadalquivir,
Valencia, di torri slanciate
nei cieli giovani del marzo andaluso,
il tuo fiume diventa di rose
al tocco del mare,
penso alla guerra,
la guerra passata come un tornado
nelle steppe dell’Alto Douro,
nelle pianure del pane che cresce
della fertile Estremadura,
ai giardini di limoni
dei cieli grigi delle Asturie,
agli acquitrini di luce e di sale,
penso che la Spagna è stata venduta
fiume dopo fiume,
monte dopo monte,
mare dopo mare.
***
Fu visto camminare tra i fucili
per una lunga strada
e uscire alla campagna fredda:
ancora con le stelle, alla prima alba
hanno ucciso Federico quando la luce spuntava.
Il plotone di carnefici non osò guardarlo in viso,
tutti chiusero gli occhi,
pregarono: nemmeno Iddio può salvarti.
Cadde morto Federico,
sangue in fronte e piombo nel ventre.
Sappiamo che a Granada fu il delitto,
povera Granada! nella sua Granada.
Solo con lei fu visto camminare
senza paura della sua falce;
già il sole di torre in torre,
i martelli sull’incudine,
incudine e incudine di fucine.
Parlava Federico corteggiando la morte
e lei ascoltava:
"Poiché ieri nei miei versi, compagna,
si udiva il suono delle tue mani scarne
e gelo desti al mio canto e alla mia tragedia,
la lama della tua falce d’argento,
ti canterò la carne che non hai,
gli occhi che ti mancano,
i capelli che il vento ti agitava,
le rosse labbra su cui ti baciavano;
quant’è bello, gitana,
morte mia, oggi come ieri
stare solo con te
tra queste brezze di Granada
mia Granada".
Fu visto camminare….
Costruite amici con pietre e sogno
nell’Alhambra una tomba al poeta
sopra una fonte ove pianga l’acqua
e dica eternamente:
il delitto fu lì a Granada,
nella sua Granada.
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