JUAN RAMÓN JIMÉNEZ

 

"NON È COSÌ, NON È DI QUESTO MONDO"

 

Non è così, non è di questo mondo

il vostro suono... - E le piangenti

nebbie che salgon dalla valle

involano la terra e mi cancellano. -

La verde luna di gennaio

è a voi propizia,

campane. - È fredda

la notte, e veglia, intimorita -.

Se voi suonate, sono i vivi

quei che son morti, ed ora,

sono i morti quei che vivono;

porte che si chiudono, lastre

che si aprono... Oh, su voi,

la luna di gennaio!

Campane sotto la luna

di gennaio!

- Silenzio... Piangono...

Tutto che piange nel tramonto

piange a oriente, piange

in una città dormente,

di melanconici fanali;

piange più in là, sul mare;

piange più in là, nell'aurora

che tristemente inargenta

l'orizzonte d'ombra - .

Campanili della gelata,

di qual paese siete? Che ora

batte su voi? Io non mi

ricordo ormai delle cose...

Suono trasfigurato, suono

che erri; campane folli,

che tra le fitte stelle

errate! No!

- E le piangenti

nebbie che salgon dalla valle,

involano la terra e mi sommergono

in una città dormente,

di melanconici fanali. -

 

****

"IN QUESTE ORE ERRANTI"

 

In queste ore erranti che alla notte ci avviano,

affoga il mio cuore e fino agli occhi mi sale...

Suona l'avemaria, si desta Venere, passa la vettura

delle sette, fa freddo... E là nel cielo rosso,

il mirador, le palme, il campanile,

mi recan vecchie storie, quasi ormai senza senso,

come se, nella foschia della sera, io stessi

passando tra giardini, come bimbo addormentato...

E la vettura va verso il, treno, e il treno singhiozza, e porta

verso il mondo,... verso il mondo, se pur ancora esiste!

Ed io sogno, tornando, una patria nuova,

viaggiatore delle mie lacrime, solo, esaltato e triste.

 

 

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