RIVISTA PIAZZA LIBERAZIONE

10 dicembre 2006

 

 

Noi che volevamo apprestare il mondo alla gentilezza

Poesie

di Paolo Borsoni

 

Recensione diAntonio Ingrao  

Già il titolo si predispone come una rivelazione mancata, una sconfitta in essere, ma Paolo Borsoni non smette di cullare la speranza di poter interpretare, con i suoi tenui fili di prosa, un mondo di fuori che incarna in ogni sua pratica giornaliera l’inferno in terra, scommette con le sue parole sull’alternanza dei versi, dei significati, delle interpretazioni, percorre i sentieri delle parole mostrando la sua genuina vena poetica.

 

 "… Voi pulite perfettamente l’esterno del vostro piatto

e lasciate l’interno ricolmo di putridume.

Ebbene – diceva, -

Voi siete simili ai sepolcri imbiancati,

risplendenti a vederli dal di fuori,

ma saturi solo dell’inganno della morte.

Per questo la vostra casa sarà deserta

Come il vostro cuore"".

(pag. 47)

 

Parole asincrone rispetto alla realtà, ripetute, pari alla vita insopportabile di tutti i giorni fatta di ritmi dettati da una società satura di malvivere, la costante della morte che rende il procedere dei giorni un’ illusione dura da sconfiggere, eppure tra le righe del libro di Borsoni leggiamo la sottile speranza di chi, mai stanco del  proprio lottare, crede di sovvertire il male nel bene, il dolore nella gioia, la passione nella quiete, di chi riesce a credere in un qualcosa di diverso, di più adeguato, senza però illusioni e false speranze ma con ben ficcato saldamente nei meandri del cervello la certezza di sapere, in ogni caso, riconoscere e distinguere il bene dal male e la disperazione dall’oblio.

Eppur, dicevamo, tra le pagine del libro, affiora la speranza di raccontarsi la vita in modo diverso…

 

"Amo il gusto dell’ortica

delicato e aspro

e il nettare dei fiori

per  la sua selvatica dolcezza.

Amo il vento

così lieve quando sfiora

le mie ali

e l’erba sotto il mio corpo…"

(pag. 159)

 

Parole che rendono più praticabili i contrasti del mondo rappresentato da Borsoni e ci lasciano il tempo di prender fiato e recuperare i toni e le disillusioni che ci tormentano, parole che  aiutano a nasconderci negli anfratti della vita per rigenerarci nella speranza.

Un ottimo libro di poesie che con calmi ritmi di prosa ci spinge a riflettere senza delegare i nostri pensieri futuri a menti altrui, poesie che rendono l’analisi del vissuto e le inquietudini del vivere un degno sentiero da percorrere con animo leggero verso un futuro più accettabile.

Un libro da consigliare a tutti coloro che, nel frastuono assordante della vita quotidiana,  desiderano ritagliarsi uno spazio di riflessione.

Bella la foto di copertina, didascalica. Intrigante speranza? Ironica.

 

Antonio Ingrao 

10 dicembre 2006 

 

 

 

Paolo Borsoni

Noi che volevamo apprestare il mondo alla gentilezza

Poesie   -  BESA Editrice

 
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