“Contento di poco, conduco la mia vita” - Daigu Ryokan
"Noi che volevamo apprestare il mondo alla gentilezza" di Paolo Borsoni è un’opera assai ricca di stimoli e di tematiche, che ruotano attorno ad una percezione esistenziale, nelle più diverse sfumature.
La motivazione principale che mi ha spinto alla lettura di questi testi poetici è stata, soprattutto, il titolo del libro: “Noi che volevamo apprestare il mondo alla gentilezza”.
Accanto a quello, l’immagine di copertina, con quei due ragazzini, scanzonati e vivaci (dai lineamenti si direbbero “dell’est”), pronti e decisi nell’affrontare il loro cammino di vita. Sullo sfondo, in alto, la bandiera della pace, come un auspicio …
Il titolo lo sento vicino perché riflette le motivazioni che sostengono il nostro Museo e che – in un clima di aridità, quando non di aperta violenza – vogliono esplorare e suggerire altre modalità, altre strade dell’essere uomini, altre dimensioni, in cui la gentilezza - ma anche la Bellezza, la Gioia, la “Grazia”, la Tenerezza, l’Armonia, la Solidarietà, ecc - ha un ruolo prezioso.
Sullo sfondo di questo sentimento-atteggiamento alla gentilezza, forse alcuni testi del libro si presentano in maniera “stridente” e “aspra” (come lo è, a volte, la realtà) e sembrano allontanarsi da quella che si sarebbe intuita come “bussola” o rotta del cammino.
Sono comunque consapevole della estrema difficoltà o impossibilità di esprimere opinioni, data anche, come dicevo, l’estrema vastità delle tematiche. I giudizi, poi, rischiano sempre di essere lapidari, aridi e parziali, specie se non si ha, come nel mio caso, una conoscenza diretta dell’autore.
Uno dei passaggi che più ho sentito corrispondermi è a pagina 110 (“UNIVERSIS UNIVERSA”), pieno di respiro e speranza, e che culmina in “Siediti / Riposati / Ecco il pane / ecco il sale ……
E poi la tenerezza di “In un angolo nell’oscurità sono seduti due anziani” (pag. 156).
Concludo con quel “Non è un peso, signore / è mio fratello” (pag. 173) – che può rappresentare un orientamento da condividere - e con una frase che è un “auspicio” e quasi un impegno: “Noi che vogliamo apprestare il mondo alla gentilezza”.
Luciano Galassi
direttore del "Museo Pinacoteca dell'Arte dei Bambini"