MAURIZIO CUCCHI

  

 

L’uomo era ancora giovane e indossava
un soprabito grigio molto fine.
Teneva la mano di un bambino
silenzioso e felice.
Il campo era la quiete e l’avventura,
c’erano il kamikaze,
il Nacka, l’apolide e Veleno.
Era la primavera del ’53,
l’inizio della mia memoria.

Luigi Cucchi
era l’immenso orgoglio del mio cuore,
ma forse lui non lo sapeva.

 

***

 

Dipingerò come un cinese anch'io

la morte del fiore sulla terracotta

con un tratto lieve sul bianco candido

della tazza: ultimo meccanico

approccio… ma forse godremo domani

di ancora più fresche speranze: c'è un'ora

del giorno o dell'inverno -credimi-

in cui le palpebre si abbassano

 

dinanzi all'affiorare dell'acqua

più serena: ho messo solo un piede

dove comincia l'ombra

e mi ha succhiato tutto!

 

***

 

Prima persona o terza ben confuse

e le due teste sovrapposte ai vetri verdi:

le due figure sono forse una.

Disteso lunghissimo di legno

il capo nell'erba, il cappello caduto

nel verde spalmato, bagnato,

il pino, il cielo lilla e il tetto dell'infanzia,

le braccia al cuore a croce,

lo steccato:

ma forse è un pretesto di narciso.

 

Di casa eppure estraneo,

provvisorio e centrale aspirato

in un risucchio di luce

dietro la piccola folla delle damigelle,

i sovrani, il cane, i nani,

l'artefice, l'ospite bilanciato.

Eccomi, sono lui,

i piedi sui gradini

della porta a un passo

dalla luce bianca del mondo

che c'è fuori.

 

***

 

Ho bussato per la seconda volta

alla piccola casa del poeta.

Alle spalle un verde senza roccia,

acque rimaste dolci

e quasi una pianura.

Mi respinge, pensavo,

per non averlo abbastanza amato.

 

Nell'imbrunire tornavo a crogiolarmi

e la mia luna era l'elogio dell'oblio.

 

***

 

Vedevo nella stanza buia

tutte le luci del firmamento.

Il tuono mi faceva galleggiare

in squarci di vertigine e terrore

davanti all'orizzonte del mio vuoto.

 

***

 

Lui se ne andò gettandoci

Nell'improvviso smarrimento.

In un sacchetto della polizia,

ecco gli assegni, il pettine,

la benda per il polso…

 

Ciao, dico adesso senza più tremare.

Io ti ho salvato, ascoltami.

Ti lascio il meglio del mio cuore

e con il bacio della gratitudine,

questa serenità commossa.

 

 

 

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