Ecco, sono ancora qui
il mio paese entra nell'Ovest
GUERRA ALLE CAPANNE
PACE AI PALAZZI
A rifilargli il calcio
sono stato io
Si butta via
insieme ai suoi poveri fregi
All'inverno segue l'estate
del desiderio
E io posso restare a casa
del diavolo
E tutte le mie parole
più non si comprendono
Quel che mai non ebbi
mi viene strappato
Quel che non vissi
mi manca per sempre
Al varco c'era la speranza
come una trappola
La mia proprietà
ora l'avete in pugno voi
Quando potrò dire di nuovo mio
e intendere tutti?
***
IL RADUNO DEI POETI
CONTRO LA GUERRA
Che cosa resta, mi chiedo, delle vostre parole
la memoria mortale
la carta si spezza
uno esorta l'altro,
scaturisce il foglio pulito,
innumeri ristampe
ribadiscono ogni frase come nuova,
salvano la frase di Socrate che lo ha reso famoso.
Ma questo non ve lo domandate, non molto quello che regge l'aria paziente,
voi parlate e chiamate,
chi mai, e nel posto qualificato
qui altri parlarono,
e neanche quelli avevano inventato l'esametro:
che sia maggio,
voi non lo chiedete,
o perché da lontano siete venuti dai nostri tempi oscuri
e dalle cinquanta contrade di guerra,
qui voi ora parlate,
chi conta le parole,
i piccoli pesi che equilibrano l'anima:
che cosa resta, vi chiedo , delle vostre parole
o della fioritura di questo albero, che viene dal parco
dal maggio,
ogni prato si dispiega non perché qui passava Goethe
ogni cespuglio si gonfia per tutta l'estate,
il vento come un organo in mille organi di procreazione,
vortica polline da tutti gli stami.
Un così grande spreco: che cosa non sparirebbe senza di loro?
Senza profusione: dove fluirebbe ancora la corrente?
Solo ciò che si innalza riesce a farsi valere.
Dopo il maggio smoderato moderata si tiene la natura e l'umanità anche.
Così vi inalberate e mostrate foglie.
Innumeri, con le vostre parole fino all'orlo:
qualcosa rimane, ma così noi seguitiamo a vivere.
Con grande dispendio questo minimo almeno.
Questo troppo. Ma meno sarebbe troppo poco.
E quanta forza sprecata nella nostra boscaglia.
Le leggi che tutto pianificano e le gocce sono al secchio
note a stento e quasi ignote. Così l'arte manca alla vita.
(Volker Braun)
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