STAZIONE DI LUNEBURG
Sono le 5 e 45
paesaggio di auto ancora assonnato
come se tutto fosse finalmente
a posto
(Non toccare
non muovere più niente!)
Viaggiatori mattinieri
aspirano impotenti fumo
a stomaco vuoto
cartelle
sguardi
ribelli tra porte che oscillano
Donna
alza la saracinesca dell'edicola
Betulle
Schiuma viola
Non fa ancora giorno
tra gli alberi
pende un riflesso azzurrino
del cielo
Carrelli della posta sferragliano
lungo i binari
Poco dopo apre il ristoratore
A entrarci sono io
Arriva un treno
quando si ferma lo si sente
gemere e crepitare
Il materiale logoro
e fiacco
Poco tempo fa, qui c'era neve
Parchimetri nel sonno
Rete elettrica nel sonno
Si leva un chiarore brumoso
senza alcuna durezza
devo concentrarmi
la mano torbida con la
maschera d'etere
Che mattino e che occhio
Come sono solo e stanco
Com'è malato e consunto il rapido che passa
Il cameriere mi porta via la tazza
non ancora
vuota
Una donna fuma divaricando le dita
Così presto pensa già a divaricare le dita
Scatola di cerini vuota sul tavolo
cellophane
e carta stagnola
L'acqua scroscia nel lavello
Piccola donna tenace
accanto alla macchina del caffè
il viso
come il flashback di un
film qualunque
che nessuno ha ancora visto.
****
FINE DI UN SOGNO
Oggi come ieri
alberi sorprendenti
sulla mia strada
camini in cotto rosso
una rondine ritaglia l'azzurro
un caffè, una sigaretta
il piccolo dio del mais azteco
sul davanzale
un sole
si alza
e io sono in piedi alle otto
i balconi spumeggiano
viola, rossi e bianchi
è il tempo nel quale ho vissuto
sorprendenti comparse
di grembiali in colori sintetici
è sorprendente
che la terra abbia chiuso
con questo
(tutto sommato)
io sono sorprendente
e sono io
quello che si lascia trascinare
lontano dai desideri
l'intera prospettiva si sedimenta con me
al centro
(i mutamenti solo
perché nulla muti?)
Prima di scrivere questo
alle undici mi corico di nuovo
dopo aver letto
«è la fine di un sogno»
(Nicolas Born)
.